21 giorni? Neanche uno
La proposta di tregua di Usa e Francia bocciata da Netanyahu (che prima aveva detto sì). Svolta: ok di Biden ai missili contro la Russia. Sulla Rai si spacca il campo largo. FI divisa su ius scholae
Il nuovo venerdì di passione del Libano e del Medio Oriente inizia con il fallimento della tregua annunciata al mondo. Benjamin Netanyahu atterra a New York e conferma che la guerra continua. Anche questa volta. Oggi parlerà all’Onu. I media riportano un retroscena in cui il premier israeliano in un primo tempo dice di sì al piano franco-americano di una tregua di 21 giorni e poi fa marcia indietro per la forte pressione dei suoi alleati di governo dell’ultradestra. L’offensiva di terra nel Libano si farà o comunque continuerà l’attacco agli hezbollah, che vanno “distrutti”. A Gaza come in Libano non c’è spazio per nessun cessate il fuoco, alla vigilia del primo anniversario del 7 ottobre. All’Assemblea generale Onu ieri ha parlato Abu Mazen, presidente dell’Autorità Nazionale Palestinese ed ha chiesto che non vengano più fornite armi ad Israele.
A proposito di armi, dagli Stati Uniti l’altra grande notizia di oggi riguarda il sì del presidente americano Joe Biden ai missili a lungo raggio per l’Ucraina. L’annuncio è stato dato all’alba americana di ieri ed è destinato a cambiare le sorti del conflitto con la Russia. Kiev avrà 8 miliardi di dollari e la possibilità di utilizzare le armi occidentali contro Mosca, anche sul territorio russo. È una svolta attesa ma importante. Volodymyr Zelensky ha ottenuto quello che voleva, presentando quel “Piano per la vittoria” che resta riservato ma che sta convincendo i leader statunitensi. Anche Kamala Harris è scesa con chiarezza in campo a fianco dell’Ucraina, dando pieno sostegno alla linea seguita finora. Oggi Donald Trump riceverà Zelensky nella Trump Tower, dopo averlo criticato in campagna elettorale come “piazzista”.
Certo, la diplomazia è alle corde. Fallisce ogni giorno, esausta e sconfitta dalla continua corsa agli armamenti. Scrive Domenico Quirico sulla Stampa: “La tragica novità delle guerre di oggi è che sono la conseguenza di un regime intellettuale all’ombra del quale si producono decine di migliaia di morti e non sembrano destinate a una fine, parola che la diplomazia dovrebbe appunto definire nei suoi contenuti e rendere possibile. Nel momento in cui scompare il ricorso al negoziato interpretato solo come strumento tecnico di una futura resa senza condizioni, di una pace cartaginese, un’altra ideologia si costituisce che fomenta sempre nuove catastrofi”.
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