Altri due giorni
Si allunga la tregua di 48 ore tra Israele ed Hamas. Nuovo scambio ostaggi-prigionieri. Ma dopo ricomincerà la guerra? Il governo vara le pagelle per i giudici. Polemica Meloni-Schlein sul corteo
Si allunga di due giorni la tregua tra Israele ed Hamas e 48 ore appaiono un successo. Il presidente americano Joe Biden è impegnato in prima persona a prolungare il cessate il fuoco. Anche se il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant ci ha tenuto a precisare subito che l’esercito riprenderà le ostilità “ovunque”. Nella inusuale doppia foto che propone la Versione di oggi ci sono due scatti per così dire paralleli: un ostaggio israeliano undicenne riabbracciato dai suoi dopo il lungo sequestro e la liberazione di un minorenne palestinese tenuto nelle carceri israeliane negli ultimi anni. È accaduto ieri nelle stesse ore, sulla stessa terra, a distanza di pochi chilometri. Potranno un domani questi due ragazzi diventare adulti che convivono in pace? La grande domanda, angosciosa, è la domanda sul futuro che oggi tutti si pongono. Quando, dopo la tregua e forse altre distruzioni e morti, le ositlità finiranno, che cosa accadrà?
È evidente che il governo di Benjamin Netanyahu non ha il consenso per pensare davvero strategicamente ai prossimi anni. Allo stesso modo, anche da parte palestinese, non si capisce quale possa essere una leadership che riconosca l’esistenza di Israele e trovi un accordo sullo status di Gerusalemme e sulle vecchie proprietà perdute. Oggi c’è solo Hamas con la sua prospettiva terroristica di annientamento dell’avversario. È comprensibile che Josep Borrell chiede a nome dell’Europa che si muova l’Autorità Nazionale Palestinese, ma oggi non è realistico. Così come l’insistenza su “due popoli, due Stati” è una bandiera molto logora.
Lo storico israeliano Ilan Pappé ha una tesi precisa, che riporta oggi il Manifesto, secondo cui la deriva religioso-messianica dell’ultimo Israele mette a rischio il suo stesso sionismo. Dice: “Già prima del 7 ottobre non avevamo più a che fare con il sionismo. Si è andati oltre, verso un giudaismo messianico. Alla pari del fanatismo islamista, crede di avere Dio dietro di sé. È uno sviluppo ideologico pericolosissimo che, superando il sionismo pragmatico e liberale, lo trascina via con sé”.
L’Occidente oggi non sembra in grado di rispondere al suo ruolo storico, quello cioè di contrastare con un altro modello, più “laico”, giusto ed evoluto, sia il giudaismo messianico che il fanatismo dell’islam politico. Basti vedere alla questione del femminismo ideologico, giustamente criticato dalle donne israeliane, quando dimentica gli stupri di Hamas. Restano la testimonianza di papa Francesco e la voglia di pace della maggioranza degli uomini che abitano la terra. Basteranno?
Se volete continuare a leggere, potete iscrivervi subito e SE NON SIETE GIÀ ABBONATI, cliccate su questo pulsante verde: