Ancora guerra: assalto ad Israele
Assalto in larga scala ad Israele: Hamas uccide 200 israeliani sfondando il confine di Gaza. Decine di rapimenti. Netanyahu: è guerra. L'Iran sostiene l'attacco: compromesso l'accordo con i sauditi
Un assalto militare in larga scala, chiamato da Hamas «Diluvio Al Aqsa», ha preso di sorpresa Israele. Sfondando il confine con la striscia di Gaza, i miliziani palestinesi hanno ucciso almeno duecento persone e hanno rapito un numero imprecisato di cittadini israeliani. Diffondendo video cruenti in tutto il mondo arabo. L’azione militare, un vero atto di guerra, ha avuto il sostegno esplicito dell’Iran, ed è scattata durante alcuni giorni di festa del calendario ebraico. La memoria è andata a 50 anni fa, allo Yom Kippur: anche allora gli israeliani furono presi di sorpresa. Ma le somiglianze non sono altre. Il primo ministro Benjamin Netanyahu ha detto subito che si tratta di un atto di “guerra” ed ha ottenuto la solidarietà nazionale in vista di quello “strike back”, di quella reazione che si annuncia senza precedenti. Gli analisti internazionali, soprattutto a Washington, ritengono che in questo modo il processo, definito dagli israeliani “storico”, di avvicinamento con l’Arabia Saudita sia compromesso. In questo modo l’Iran, il cui regime violento e liberticida è stato appena sottolineato dal Nobel per la Pace conferito a Narges Mohammadi, una donna attivista ancora detenuta nelle carceri, paladina dei diritti umani in quel Paese, riesce nel suo disegno.
Sullo sfondo di questa nuova crisi internazionale senza precedenti, c’è fatalmente l’invasione russa dell’Ucraina. Guerra chiama guerra. Com’è già accaduto in Africa (Niger) e in Armenia. Non si può pensare che l’attacco ad Israele non sia legato all’instabilità di un conflitto che non si riesce a concludere in modo giusto e che rischia davvero di diventare una “guerra mondiale”, come ricorda oggi Paolo Mieli riprendendo il Presidente della Repubblica. Non è un leader pacifista, né papa Francesco a dirlo ma il nostro ministro della Difesa Guido Crosetto al Corriere della Sera quando sostiene: “Noi non cambiamo linea, vediamo però che la situazione in Ucraina si sta incancrenendo. Kiev ha grande difficoltà a riconquistare i terreni persi e Mosca non riuscirà mai a conquistare la nazione attaccata. Assistiamo all’impossibilità di risolvere il conflitto sul campo. Per cui noi continuiamo ad aiutare chi ha ragione, ma analizziamo ogni giorno tattiche più proficue per costruire tavoli di dialogo, raggiungere la pace e avviare la ricostruzione di un territorio invaso e smembrato”.
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