Appello di pace
Biden frena Netanyahu. Papa Francesco: evitiamo un nuovo conflitto. Israele si difende da 331 ordigni iraniani, anche grazie agli alleati occidentali ed arabi. Israele si riserva di rispondere
«Seguo nella preghiera e con preoccupazione, anche dolore, le notizie giunte nelle ultime ore sull’aggravamento della situazione in Israele a causa dell’intervento da parte dell’Iran», ha detto Papa Francesco al Regina Coeli di ieri. E ha aggiunto: «Faccio un accorato appello affinché si fermi ogni azione che possa alimentare una spirale di violenza col rischio di trascinare il Medio Oriente in un conflitto bellico ancora più grande». Bergoglio ha anche auspicato che «tutte le nazioni si schierino invece dalla parte della pace e aiutino gli israeliani e i palestinesi a vivere in due Stati, fianco a fianco, in sicurezza. È un loro profondo e lecito desiderio, ed è un loro diritto».
La posizione del Papa, per una volta, è nella sostanza condivisa dagli alleati occidentali del G7 e soprattutto dal presidente americano Joe Biden, che è intervenuto personalmente ieri per convincere Benjamin Netanyahu a non produrre una nuova reazione militare al bombardamento iraniano. Il gabinetto di guerra del governo israeliano non ha deciso azioni immediato ma ha preparato “piani di attacco e di difesa”.
Impressionante il successo militare israeliano: una pioggia di 331 ordigni fra droni kamikaze, missili balistici e missili da crociera a guida satellitare non sono riusciti a bucare l’ombrello di difesa messo in piedi da Tel Aviv. Fondamentale l’aiuto occidentale, dei servizi segreti e non solo, ma anche molto importante (vedi Foto del Giorno) è stata la discesa in campo di alcuni Paesi arabi, con la Giordania in prima fila. Da questo punto di vista Israele incassa una doppia vittoria: militare e diplomatica. Mentre l’Iran (con quella dichiarazione ufficiale all’Onu: per noi è finita qui, forse chiesta da Cina e Russia) dimostra debolezza militare e sfoggio propagandistico, soprattutto in chiave interna, che fanno intuire debolezze e divisioni nel regime degli ayatollah. Teheran oggi appare più isolata di prima.
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