Appesi alla Lagarde
La Bce di Francoforte è attesa dai mercati dopo il crollo della Credit Suisse. Milano ancora meno 4. Usa e Russia si parlano. Meloni risponde con orgoglio ma si confonde sul Mes. 45 anni da Moro
La tempesta finanziaria cominciata in California con il fallimento della Silicon Valley Bank non si è fermata. Questa volta a gettare i mercati europei nel panico (di nuovo Milano a meno 4) ci ha pensato la Credit Suisse, la famosa banca svizzera. Ieri si è saputo che gli investitori sauditi non avrebbero partecipato alla ricapitalizzazione, e così la banca elvetica ha perso in un solo giorno il 30%. È già stata ribattezzata “Debit Suisse”... A complicare la scena, proprio oggi si riunisce il comitato della Bce a Francoforte che deve prendere una decisione sul possibile rialzo dei tassi di interesse. Com’è noto, Ignazio Visco guida la schiera dei contrari ad un nuovo aumento dei tassi, oggi gli dà ragione anche Antonio Patuelli, presidente dell’Abi. Vedremo che cosa deciderà Francoforte, se si limiterà a un più 0,25 o arriverà un più 0,50. Ma soprattutto a influenzare i mercati, con le conseguenze sui risparmi, saranno le parole che sceglierà di dire Christine Lagarde. Finora la presidente della Bce non ha purtroppo brillato nella comunicazione, tanto da far rimpiangere i tempi in cui Francoforte rendeva pubbliche le sue decisioni attraverso un comunicato di sole tre righe. Le sue parole rischiano di costarci care.
A proposito di parole, la tensione internazionale non è solo provocata dalla tempesta finanziaria. Mosca e Washington provano ad allentarla, anche se fanno ancora la voce grossa nelle dichiarazioni di facciata. L’incidente sul Mar Nero fra il drone Usa e il jet russo ha spinto gli americani a fare una prima mossa offrendo una spiegazione dell’accaduto. Il colloquio fra le capitali è rimasto riservato ma la sensazione è che si vogliano evitare altri incidenti di questo tipo. Per Mario Giro, che ne scrive sul Domani, i dubbi di DeSantis sul sostegno a Kiev cominciano ad essere dominanti negli Usa. L’arcivescovo di Milano Mario Delpini, il cui appello per la pace ha raccolto 15 mila adesioni dice oggi al Fatto: “La politica deve avere l’autorevolezza, l’intraprendenza e anche la fantasia di immaginare qualcos’altro, non ci si può rassegnare al solo invio di armi. Un dibattito ridotto solo alle armi è un dibattito stupido”.
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