“Atomica su Gaza”
Un ministro di Netanyahu ipotizza l'uso del nucleare per distruggere la Striscia. Blinken incontra Abu Mazen. 241 ostaggi ancora nella mani di Hamas. 10 mila i civili uccisi. L'appello del Papa
Una bomba atomica su Gaza. Dopo un mese dall’attacco terroristico di Hamas, un ministro israeliano, Amichai Eliyahu, del partito di estrema destra ‘Potere ebraico’, ha evocato la possibilità di usare una bomba nucleare. Lo ha fatto ieri in un’intervista a Radio Kol Berama, dicendo che «è una delle possibilità». Il premier israeliano Benjamin Netanyahu lo ha mantenuto nei suoi poteri, anche se ha fatto sapere che sarà escluso dalle prossime riunioni del gabinetto di crisi. Lui si è difeso, dicendo poi che era una metafora. In totale i palestinesi uccisi finora, ad un mese dall’attacco terroristico di Hamas, sono quasi 10 mila, per la maggior parte civili: lo conferma oggi Davide Frattini sul Corriere. La situazione umanitaria è catastrofica per gli oltre 2 milioni di abitanti della Striscia di Gaza, la metà è sfollata dalle zone dove sono entrate le truppe israeliane e si è rifugiata a sud. Oltre alle vittime c’è il dramma degli ostaggi israeliani nelle mani dei terroristi di Hamas. Oggi ci sono le foto di molti di loro pubblicate su due pagine sul Corriere, con un bel testo di Greta Privitera. Che scrive fra l’altro: «Roni è una dei 241 prigionieri portati a Gaza. Il più piccolo ha dieci mesi, il più anziano oltre 80 anni. “Il dolore si è fatto sordo, profondo. Ci sentiamo soli, Netanyahu non ci ascolta: deve dimettersi”». Foto di distruzione, funerali e guerra sui due fronti anche nelle due pagine sulla Stampa, commentate da un testo di Domenico Quirico. Che scrive: «Dietro queste foto che cosa resta di comune, nei due fronti che si può condividere se non il dolore?».
Sul piano politico- diplomatico la novità è stato l’incontro fra il segretario di Stato Usa Tony Blinken e il capo dell’Autorità Palestinese Abu Mazen. Gli americani hanno chiesto ad Abu Mazen di tornare a prendere il controllo sulla Striscia, una volta concluse le operazioni militari. Lui ha accettato di riprendere «la piena responsabilità» su Gaza, «in una soluzione complessiva per la Cisgiordania e Gerusalemme Est. Prima bisogna fermare questa guerra genocida». Gli israeliani però non sembrano interessati all’azione americana. A Gaza le truppe puntano sull’ospedale Shifa, dove sostengono si annidino i capi di Hamas. E gli annunci di Gerusalemme implicano una distruzione totale di Gaza city. Intanto l’Iran continua ad inserirsi nel gioco. Ieri a Teheran c’è stato un vertice di guerra tra la Guida suprema Ali Khamenei e il leader politico di Hamas Ismail Haniyeh.
Nel pomeriggio proprio il presidente iraniano Ebrahim Raisi ha telefonato a Papa Francesco, che nell’Angelus era tornato ad invocare la pace e a chiedere il cessate il fuoco. «Continuo a pensare», ha detto Bergoglio, «alla grave situazione in Palestina e in Israele, dove tantissime persone hanno perso la vita. Vi prego di fermarvi, in nome di Dio: cessate il fuoco! Auspico che si percorrano tutte le vie perché si eviti assolutamente un allargamento del conflitto, si possano soccorrere i feriti e gli aiuti arrivino alla popolazione di Gaza, dove la situazione umanitaria è gravissima. Si liberino subito gli ostaggi. Tra di loro ci sono anche tanti bambini, che tornino alle loro famiglie!».
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