La Versione di Banfi

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Aurora di deportazione

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Netanyahu e Trump a cena a Washington. FT rivela: il piano sulla Riviera di Gaza si chiama Aurora e prevede 9 mila dollari a chi abbandona la Striscia. Dazi Ue rinviati. Eutanasia oggi alla Consulta

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Alessandro Banfi
lug 08, 2025
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Nella notte italiana si sono incontrati Benjamin Netanyahu e Donald Trump a Washington (vedi Foto del Giorno). Il premier israeliano ha blandito pubblicamente The Donald, sventolando la lettera scritta al comitato del Nobel per la pace, per chiedere la sua incoronazione. Ma la sostanza di questa visita è che gli americani devono frenare l’obiettivo di sterminio totale di tanti esponenti del governo israeliano. Lo faranno? Il dubbio è che il piano vero su Gaza sia realmente quello dell’evacuazione di due milioni di persone e della lottizzazione turistica della Striscia. Ne scrivono oggi Avvenire e Manifesto (strano eh?). Entrambi riprendono l’articolo del Financial Times secondo il quale il piano ribattezzato “Riviera Gaza” è stato studiato da tempo, prefigurando addirittura una deportazione di massa della popolazione palestinese. Cinquecentomila persone “trasferite” dalla propria casa al costo di 9 mila dollari a testa, per una spesa totale di circa 5 miliardi di dollari. Lo scenario sarebbe stato ipotizzato dalla società di consulenza Boston Consulting Group. Il nome in codice del progetto è «Aurora» e sarebbe stato redatto tra ottobre 2024 e maggio 2025. Ovviamente la GHF, che ha sostituito l’Onu nella distribuzione del cibo, avrebbe interessi nel piano. Non a caso la Fondazione americano-israeliana propone già adesso «aree di transito umanitario» per radunare tutta la popolazione palestinese e facilitarne la «emigrazione volontaria» da Gaza.

In Cisgiordania, invece, dove coloni e soldati dell’esercito insidiano le comunità palestinesi, è spuntata l’iniziativa di Wadie Al Jabaari e di altri «sceicchi» di Hebron, che si dicono pronti ad «aprire un canale di dialogo diretto» con Israele, proponendosi come rappresentanti locali in alternativa all’Anp e ad Hamas, e offrendo la loro disponibilità a «governare» la città e il suo distretto in collaborazione con Israele.

Molto diverse le manifestazioni di cui parla invece Anna Foa oggi sulla Stampa, che sembrano autentiche testimonianze a favore della convivenza, da una parte dall’altra. Scrive: «Abbiamo visto con emozione nei giorni scorsi le foto degli israeliani che sfilano, nella manifestazione organizzata dal gruppo israelo-palestinese “Standing together”, mostrando le fotografie dei bambini palestinesi uccisi a Gaza. Ma è con un’emozione ancora maggiore che vediamo l’immagine dei palestinesi di Gaza che portano in mano le foto dei bambini ebrei assassinati il 7 ottobre, fra cui quelle dei piccoli Bibas, divenuti in Israele il simbolo stesso di quella carneficina. (…) Se un filo di speranza in quella terribile situazione può venire, viene proprio, e forse solo, da eventi come questi. O come quello che alcune settimane fa ha visto manifestanti ebrei e palestinesi insieme arrivare a piedi alle porte di Gaza, che non si sono aperte per loro, per portarvi simbolicamente il pane».

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