“Bivio di civiltà”
Papa Francesco da Marsiglia: "Salvare i migranti è un dovere di civiltà. Non sono palline da ping pong da rispedire". Morto Napolitano, martedì i funerali. Incubo Nadef, accordo sulle banche
Un viaggio lampo quello di Marsiglia di papa Francesco. Ma un viaggio intenso, che ha spazzato via tutte le possibili strumentalizzazioni di populisti e sovranisti. Francesco è stato chiarissimo: salvare una persona che rischia di morire in mare è un obbligo, un dovere di civiltà. Non solo, i migranti non sono “palline da ping pong” che si possono respingere e rispedire da dove sono venuti. Perfetta la sintesi che ha fatto monsignor Gian Carlo Perego della fondazione Migrantes (che sarà protagonista giovedì prossimo a Milano della Conferenza di Oasis “Cambiare rotta”) quando ha detto: «La Chiesa ripete che il Mediterraneo deve essere un luogo della vita. Il che significa “no” a ulteriori vittime del mare, “no” a muri sia ideali sia materiali, “no” a sbarramenti nei confronti di chi cerca liberà, sicurezza e pace». Sull’aereo di ritorno da Marsiglia (pochissimo risalto alle sue parole stamane sui giornali italiani) papa Francesco ha continuato ad esprimersi con la stessa determinazione: «Si sa che finiscono nei lager, finiscono peggio di prima. Conosco casi di chi si è suicidato perché non tollerava questa tortura. Alla gente che viene chiedono soldi. È una vita terribile». E ancora sulla polemica contro le Ong: «C’è chi si dedica a salvare gente in mare e ti racconta storie terribili. Oggi le cose sono migliorate c’è più coscienza. Certe cose prima non si sapevano, non ci dicevano la verità. A noi fa bene conoscere questi drammi, ci renderà più umani e pertanto anche più divini». Nell’aggiunta a braccio di un discorso ricco di citazioni, papa Francesco dedica un pensiero a «tanti cristiani, spesso costretti a lasciare le loro terre oppure ad abitarle senza veder riconosciuti i loro diritti, senza godere di piena cittadinanza». Ed evoca «un grido di dolore che più di tutti risuona, e che sta tramutando il mare nostrum in mare mortuum, il Mediterraneo da culla della civiltà a tomba della dignità».
Qui nello speciale il rimando a tutti gli interventi di Francesco:
È morto Giorgio Napolitano, per due volte Presidente della Repubblica, già presidente della Camera ed esponente storico prima del Pci e poi della sinistra italiana. Il nomignolo di Re Giorgio ben rappresenta il suo profilo perché ne sottolinea la forte guida durante anni difficili della politica italiana e allo stesso tempo riecheggia il suo carattere anglosassone, un po’ freddo, laico fino in fondo. Fu il primo leader del Partito comunista ad avere il visto per gli Usa, dove andò ufficialmente nel 1978, coltivando un’evoluzione socialdemocratica del partito, alternativa alla strada berlingueriana del compromesso storico, allora prevalente nel Pci. Ecco perché, come scrive Antonio Polito, si trovò avvantaggiato dalla caduta del Muro di Berlino, pronto ad ereditare e sostituire quel Psi di Bettino Craxi con cui aveva tanto dialogato, quando la Prima Repubblica finì. Da Capo dello Stato, atlantista ed europeista convinto, gestì passaggi difficili, come la crisi del 2011, assumendo su di sé soprattutto i rapporti internazionali e col mondo economico e finanziario. E tuttavia fu rieletto per un secondo mandato anche da chi, come Silvio Berlusconi, aveva subito le sue scelte. Ha sempre guardato all’Italia come un Paese ancora da costituzionalizzare, da integrare in un’Europa in cui riscoprire i suoi valori fondanti: basti pensare ai suoi interventi al Meeting di Rimini, compreso quello “programmatico” proprio del 2011. Marta Cartabia in un’intervista con l’Avvenire ricorda la sua amicizia con Benedetto XVI. Aperta la camera ardente in Senato, martedì ci saranno i funerali di Stato nell’aula di Montecitorio.
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