La Versione di Banfi

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Chi vuole la guerra

alessandrobanfi.substack.com

Chi vuole la guerra

Alta tensione in Donbass: il premier inglese prevede la guerra. Viaggio di Draghi a Mosca? Prodi: abbiamo regalato la Russia alla Cina. Calenda presenta il suo partito: mai con i 5S.

Alessandro Banfi
Feb 20, 2022
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Buona domenica a tutti, prima di affrontare la scelta di temi e articoli fatta per oggi, inizio rubando qualche riga per parlare ancora di noi.

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Che cosa c’è da trattenere nei giornali del fine settimana?

UCRAINA, SI VA VERSO LA GUERRA

L’Occidente soffia sul fuoco. Il premier Boris Johnson stamattina ha usato un’immagine estrema e ha detto: “Putin prepara la più grande guerra in Europa dal 1945”. Gli inglesi sono in prima fila nell’eccitazione bellicista. I nostri quotidiani riflettono oggi questo clima. La Stampa titola: Si spara, primi morti in Ucraina. Il Corriere della Sera: Ucraina, il giorno della paura. Mentre il Manifesto pubblica una foto di profughi filo russi del Donbass costretti ad evacuare verso la Federazione Russa con il titolo-didascalia: Sotto tiro. In effetti ieri i tiri ucraini non sono mancati. Ma neanche le reazioni dei filo russi. Ecco il racconto di Giampiero Gramaglia sul Fatto:  

«La mobilitazione generale proclamata dai leader filorussi secessionisti nel Donbass, dopo esplosioni a Donetsk - un'autobomba - e a Lugansk - forse un gasdotto -, è un'ipoteca sulla pace più pesante, e meno controllabile, dei movimenti di truppa russi lungo i confini ucraini. L'Osce denuncia un "drammatico aumento" delle violazioni del cessate il fuoco sulla frontiera, la Tass ne conta 31 ad opera degli ucraini. Il decreto di mobilitazione esce mentre i ribelli separatisti, che parlano di una situazione "critica", e i militari governativi si scambiano accuse di attacchi e di violazioni del cessate-il-fuoco: nella notte tra venerdì e sabato, ci sarebbero state 66 scaramucce a fuoco. Secondo il Washington Post , gli Usa temono che l'invasione dell'Ucraina sia preparata da provocazioni sotto copertura, tipo l'esplosione di Donetsk. Colpi di mortaio sono caduti vicino al villaggio di Novo Lugansk, sulla linea del fronte dentro l'Ucraina, durante la visita del ministro dell'Interno Denys Monastyrsky. Due soldati di Kiev sono caduti al fronte. Il governatore della regione russa di Rostov, al confine con l'Ucraina, Valery Golubev, ha dichiarato lo 'stato d'emergenza' per la crescente presenza di profughi dalle confinanti autoproclamate repubbliche filorusse ucraine. Dopo che è stato impartito un ordine di evacuazione dei civili, le code per fuggire dal Donbass hanno raggiunto i 22 chilometri e gli evacuati sarebbero già oltre 35 mila. La tensione torna a salire, dopo le speranze di de-escalation a metà settimana. (…) Parlando a Monaco, il presidente ucraino Zelenski ha definito il suo Paese "lo scudo dell'Europa contro l'esercito russo", spiegando che l'Ucraina vuole "un calendario chiaro e realizzabile di adesione alla Nato". Cosa al momento non realistica. Per la vice-presidente Usa Kamala Harris,"la sicurezza europea è minacciata" e il Mondo vive "un momento decisivo". Jens Stoltenberg, segretario generale della Nato, è poco accomodante: "Se l'obiettivo della Russia è avere meno Nato ai suoi confini, ne avrà solo di più"».

Il governo di Kiev bombarda i filorussi con i droni della Turchia, come ha ammesso il capo di Stato maggiore ucraino? Se lo chiede il Manifesto in seconda pagina.

«La Turchia dal 2010 è uno dei produttori più importanti nel mondo dei droni armati. I suoi droni hanno avuto un impatto forte sull'andamento dei conflitti in Libia, Azerbaigian ed Etiopia. Il numero uno del mercato nazionale è la famiglia Bayraktar, il 42enne SEO dell'azienda, Selçuk Bayraktar è anche genero del presidente della Repubblica Erdogan. Oltre ai paesi in guerra ci sono anche altri acquirenti di questa nuova arma Made in Turkey; Serbia, Qatar, Kuwait, Tunisia e Ucraina. Durante la visita del presidente Erdogan a Kiev, il 3 febbraio, è stato firmato un nuovo accordo per produrre i droni turchi anche in Ucraina. La questione ha scatenato le immediate reazioni di Mosca. Già nel mese di ottobre del 2021, Sergej Lavrov, Ministro degli Affari Esteri russo aveva comunicato che con «grande preoccupazione» stava verificando l'eventuale utilizzo dei droni turchi da parte del governo ucraino. Pochi giorni dopo il Capo di stato maggiore ucraino aveva confermato che nelle operazioni militari nel Donbass erano stati utilizzati i droni a marca Bayraktar».

Mario Draghi dovrebbe andare nei prossimi giorni a Mosca, a tentare l’ultima mediazione di un leader europeo, dopo i tentativo di Scholz e Macron. Marco Galluzzo sul Corriere della Sera scrive:

«L'ufficio diplomatico di Palazzo Chigi sta aspettando una risposta dal Cremlino. È stato Vladimir Putin a chiedere un incontro a Mario Draghi, ma i suoi uffici non hanno ancora comunicato uno spazio utile nell'agenda del presidente russo. Il presidente del Consiglio potrebbe volare a Mosca già questa settimana, forse giovedì o venerdì prossimi, ma non c'è ancora alcuna certezza».

Carlo Pelanda sulla Verità, sotto il titolo: L'Italia può scongiurare la guerra grazie all'intervento di Bergoglio, analizza rischi e possibilità del viaggio del nostro premier. La tesi di Pelanda è questa: Mario Draghi, invitato dal Cremlino a negoziare, deve mantenere l'equilibrio tra Nato, Usa, Ue e Mosca. La carta vincente potrebbe essere la mediazione del Papa, ed è un'operazione che solo il premier italiano può organizzare.

«Chi scrive suggerirebbe a Draghi di de-enfatizzare questo ingaggio per evitare a Roma la figura di sottomissione fatta sia da Emanuel Macron sia da Olaf Scholz. A meno che, fantasticando, non abbia un asso nella manica. Per esempio, l'accordo con Papa Bergoglio che questi convinca i patriarcati ortodossi di Mosca e Kiev (in guerra tra loro e concausa di quella armata) a ingaggiarsi per la pacificazione. Oppure che da solo Bergoglio vada sul fronte del Donbass, si inginocchi silenziosamente, con stivali, tenendo una croce. Qualcosa del genere, molto potente sul piano simbolico e (geo)politico, dove la prima Roma aiuterebbe la concordia nella seconda (Bisanzio-Kiev-Mosca) e la convergenza con la terza (Washington). A proposito, visto che Draghi è stato cooptato nell'Accademia pontificia, perché non discute in Vaticano di questa opzione «Crux et Lux» che nessun altro al mondo può organizzare?».

L’ex ambasciatore a Mosca Sergio Romano centra la sua rubrica domenicale sul Corriere della Sera su una questione: chi vuole davvero la guerra?

«Anche nella nostra società occidentale accade d'imbattersi in qualcuno che, pur senza dichiararsi esplicitamente favorevole a una guerra, è pronto a correrne il rischio. Vi è sempre un generale che ha fatto la Scuola di guerra e non vorrebbe andare a riposo senza avere fatto una esperienza sul campo. Vi è sempre il diplomatico che nel corso della sua carriera ha fatto pessime esperienze in uno dei Paesi coinvolti nella crisi ed è convinto che con quel Paese non sia possibile andare d'accordo. Vi è sempre l'industriale che fabbrica scarpe e vestiti. Ma il suo mercato langue e verrebbe rianimato con grandi vantaggi se potesse fabbricare uniformi e scarponi. Vi è sempre l'industriale che fabbrica fucili da caccia, ma farebbe affari molto più remunerativi se fabbricasse armi da guerra. Vi è sempre il chimico che potrebbe contare su un generoso aiuto dello Stato se il suo laboratorio si dedicasse alla fabbricazioni di armi chimiche. Vi è sempre un appassionato esperto di informatica che sogna nuove applicazioni e si chiede quanti nuovi usi sarebbero possibili in tempo di guerra».

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