Contro la Cina
Trump fissa i dazi per Pechino al 104% da oggi. Nuovo scossone a Wall Street, Big Tech nei guai. Meloni assicura 25 miliardi di aiuti alle imprese e sarà in Usa il 17. Il Papa da Acutis? Forse sì
La nuova politica dei dazi di Donald Trump è soprattutto contro la Cina. È nel confronto fra Washington e Pechino che si gioca la vera partita. Le ultime ore confermano quanto per la verità era già evidente da mercoledì scorso: il presidente Usa ha annunciato ieri sera di aver messo il 104% di tariffa ai prodotti cinesi, in risposta ai contro dazi di Pechino, misura in vigore da oggi. Decisione epocale anche per Wall Street che è andata di nuovo giù dopo i rimbalzi di ieri mattina delle Borse europee. Decisione destinata a cambiare molte cose. Nei giorni scorsi Scott Bessent, Segretario al Tesoro degli Stati Uniti, ha spiegato a Tucker Carlson la filosofia economica di Trump. “Il Presidente ne parla da 40 anni”, ha detto. Ma poi ha aggiunto: “Tutto è iniziato con l'annuncio di DeepSeek AI dalla Cina”, riferendosi allo choc provocato da Pechino nel settore tecnologico e a quella che ha definito la crisi dei Sette big della tecnologia. “Siamo diventati troppo finanziari come Paese”, si è lamentato, sottolineando come gli Stati Uniti abbiano “smesso di produrre cose”. La ricetta Trump è chiara, ha concluso: “Portate qui le fabbriche. Spostatele dalla Cina, dal Messico, dal Vietnam, portatele negli Stati Uniti”. Oggi il Corriere dedica un’intera pagina alla Apple che produce l’Iphone in Cina e in Vietnam e che dovrà fronteggiare una situazione inedita.
Barack Obama ha rotto il silenzio negli ultimi giorni con un discorso all’Hamilton College di New York, nel quale ha ignorato il tema dei dazi mentre ha sottolineato molto il rischio anti democratico dell’amministrazione Trump, a proposito del diritto di parola degli studenti nelle università, dei diritti dei migranti, della fine dell’inclusività. Ma anche ammesso che mezza America si è sentita esclusa e dimenticata e che la cultura woke ha portato intolleranza. Obama si è appellato al cittadino americano, alla sua dignità per indicare una via di resistenza e di opposizione alla presidenza Trump.
Da questa parte dell’Atlantico la nostra premier Giorgia Meloni ha lanciato un appello alle categorie produttive italiane, chiedendo un «nuovo patto» con le categorie. «Le crisi sono sempre un’occasione» ha detto e spera di sfruttare l’opportunità di rinegoziare i dazi, come la proposta di azzerare i dazi sui prodotti industriali. Meloni vedrà Trump il 17. Ursula von der Leyen ritiene «positivo» il rapporto privilegiato della leader della destra italiana con l’inquilino della Casa Bianca e, secondo il Corriere, «l’avrebbe incoraggiata a fare il possibile per favorire un’intesa». La Ue prepara comunque il “bazooka” dei contro dazi, come scrivono i giornali oggi, quanto meno per posarlo sul tavolo delle trattative.
Giancarlo Giorgetti intanto ha steso la prima bozza del Def che porterà oggi al consiglio dei Ministri per una prima approvazione. In esso non ci sono nuove spese per la difesa, né misure legate alla tempesta finanziaria provocata dai dazi. Il Mef definisce “tecnico” il documento.
La politica italiana si divide ancora sul riarmo, in un voto parlamentare che però potrebbe slittare. Il Fatto pubblica l’intervento integrale di Barbara Spinelli, figlia di Altiero, pronunciato alla manifestazione di sabato scorso per la pace. Dall’Ucraina Volodymyr Zelensky annuncia gli ucraini hanno catturato due soldati cinesi, che sarebbero la prova del coinvolgimento di Pechino ma che gli analisti ritengono mercenari. Dopo le rivelazioni del New York Times sulla collaborazione occidentale all’esercito ucraino, è l’ex capo di stato maggiore Valerii Zaluzhny, a confermare: «Si è parlato molto di Wiesbaden la scorsa settimana. Questa sede è diventata davvero la nostra arma segreta sia per il supporto alla pianificazione delle operazioni sia nella creazione degli strumenti per la loro attuazione». Wiesbaden è il nome di una base segreta in Germania.
Michele Giorgio sul Manifesto in un focus sulla Cisgiordania si occupa dei campi profughi di Jenin, Nur Shams e Tulkarem, al centro dell’offensiva «Muro di ferro» lanciata il 21 gennaio dal governo Netanyahu. Scrive: «Le immagini satellitari appena pubblicate da Planet Labs documentano ciò che gli occhi dei palestinesi vedono ogni giorno: la distruzione dei luoghi dove hanno vissuto tutta la vita. Le foto scattate dall’alto evidenziano il cambiamento profondo avvenuto nei tre campi profughi tra novembre 2024 e il mese scorso. In quello di Jenin, lo confermano anche le Nazioni Unite, circa 600 case sono state demolite – l’ultima ieri – o rese inabitabili: un terzo dell’intero campo. In quelli di Tulkarem e Nur Shams, almeno 150 abitazioni sono state distrutte o danneggiate. Le strade aperte dai bulldozer militari tra le case servono ora come corsie per i corazzati israeliani». Sabato le delegazioni di Iran e Stati Uniti saranno in Oman per riprendere i negoziati sul nucleare iraniano.
Papa Francesco non ha ancora deciso come parteciperà alla Pasqua e soprattutto alla canonizzazione di Carlo Acutis il 27 aprile, evento al quale parteciperanno migliaia di persone in arrivo a Roma da tutta Italia. Lo ha spiegato ieri Matteo Bruni dalla Sala stampa vaticana, sostenendo che si valuterà momento per momento, anche solo qualche giorno prima.
Conferenza stampa di presentazione del Salone del Libro (inizio il 15 maggio a Torino) che si aprirà con una lezione di Yasmina Reza. «Ci sarà anche il grande narratore Javier Cercas - ha detto la direttrice Annalena Benini - che porterà un libro unico, nato dopo un viaggio in Mongolia a tu per tu con papa Francesco, in cerca di risposte alle domande esistenziali». In programma anche un Ligabue-Zuppi da non perdere.
Oggi La Versione di Banfi, come sempre di mercoledì, è APERTA A TUTTI. Per chi voglia leggere ogni mattina La Versione integralmente può abbonarsi anche subito cliccando qui:
LA FOTO DEL GIORNO
L’immagine ritrae il Re Carlo e la consorte Camilla in visita ai monumenti di Roma, dove hanno avuto come guida turistica d’eccezione Alberto Angela.
Foto: Getty images
Vediamo i titoli sui giornali di oggi.
LE PRIME PAGINE
Lo scontro pesante fra Washington e Pechino catalizza l’attenzione di quasi tutti. Per il Corriere della Sera è: Dazi, alta tensione Usa-Cina. Per La Repubblica: Trump: superdazi alla Cina. La Stampa invece sceglie una frase della Meloni: «Dazi, 25 miliardi per le imprese». Il Sole 24 Ore mette tutti gli aspetti: Borse Ue in recupero, super dazi alla Cina. Meloni: 25 miliardi di aiuti alle imprese. Avvenire fa notare che è una: Tassa sullo sviluppo. Pagata dai più poveri. Double face anche Il Messaggero: Trump, super dazi alla Cina. Meloni: aiuti per le imprese. Il Giornale è diretto: Trump dichiara guerra alla Cina. Il Quotidiano Nazionale: Dazi, 25 miliardi di aiuti. Missione Usa per Meloni. Libero si fa inspirare dal monumento nazionale cinese: Una muraglia di dazi. La Verità sottolinea che gli imprenditori temono le ritorsioni Ue: Le imprese: «No ai contro-dazi». E il 17 la Meloni vola da Trump. Il Domani chiosa sui mercati: Dazi, le Borse sperano nei negoziati. Ma tra Trump e Cina è scontro totale. Il Fatto torna sul tema riarmo: Armi, boom dell’export. +35% anche alle Canaglie. Titolo ironico del Manifesto sul lavoro minorile: Adolescence.
TUTTI GLI ARTICOLI DI MERCOLEDÌ 9 APRILE
In un unico pdf tutte le citazioni che meritano: