Cop28, accordo sull'ambiente
Risultato storico a Dubai: tutti i Paesi accettano la transizione e la fuoriuscita dal fossile. Merito di Emirati e dell'asse Cina-Usa. Aiuterà la pace? Inizia il Consiglio Ue. Meloni, gaffe sul Mes
In un mondo angariato da disastri ambientali, pandemie, guerre, crisi economiche e migrazioni il finale della Cop28 a Dubai è una gran bella notizia. Tocca ora agli scienziati, ai sociologi, agli specialisti di energia il compito non facile di valutare e spiegare le conseguenze reali di questo accordo storico che ha scritto nell’orizzonte del 2050 la fine dell’era fossile. Ci sarà tempo per capire costi e implicazioni di un documento definito “inclusivo, pragmatico e ambizioso”. Sembra però che per la prima volta il tema della transizione ecologica cerchi di tener dentro i problemi di tutti, Paesi produttori e Paesi del Sud globale compresi. A cominciare dalla menzione del “transitional fuel”, “carburante di transizione” ovvero principalmente il gas naturale come fossile meno dannoso per il clima e l’emissione di CO2. In un’ottica scientificamente neutrale vengono citati anche il nucleare e la cattura della anidride carbonica tra le strategie da attuare. Nelle parole del documento finale la chiave è stata quel “transition away”, che potremmo tradurre come “fuoriuscita”: un processo in cui ora il mondo si dovrà mettere. E come scrive Leonardo Becchetti su Avvenire, è un passo in avanti in questo processo. L’economista americano Jeffrey Sachs dice a Repubblica: «Ora va dimostrato che attraverso l’ambiente passerà la pace mondiale. Speriamo che sia così».
Dal punto di vista politico-diplomatico, infatti, il documento può far intravvedere la possibile prospettiva di nuovo multipolarismo. Questo successo riguarda anzitutto gli Stati Uniti e la Cina e in seconda battuta il mondo arabo. A spingere per un accordo concreto sulle energie rinnovabili sono stati infatti Usa e Cina, nelle persone di John Kerry e di Xie Zhenhua (viene in mente la frase pronunciata dal presidente cinese Xi Jinping un mese fa a San Francisco, quando incontrò Joe Biden: “Il mondo è grande abbastanza per tutti e due”). E soprattutto il Sultano Al Jabar, che ha portato gli Emirati Arabi ad un traguardo imprevedibile alla vigilia. Fra i “vincitori” della Cop28 va compreso anche papa Francesco, la cui presenza fisica a Dubai è stata impedita solo dalla malattia.
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