Destra avanti, ma non troppo
Per ora il centro destra prevale per 4 a 2. Ma non dilaga. Con l'eccezione di Brescia, non c'è l'effetto Schlein. Zelensky riempie l'arsenale, Li in missione a Kiev. Giorgetti in Ue nei guai sul Mes
Il risultato delle amministrative parziali non riserva grandi sorprese: la destra non sfonda, rispetto alle aspettative, ma registra un’affermazione. A sinistra non è che l’effetto Schlein si sia visto in modo evidente. L’opposizione viaggia in ordine sparso e non ha ancora messo ad un punto un messaggio unitario credibile. Per una lettura completa toccherà aspettare il ballottaggio. Peraltro il voto locale al doppio turno, per la natura del meccanismo elettorale, è quello che più favorisce la coalizione di sinistra. Dario Franceschini con la consueta franchezza ha ricordato ai dem che “Meloni governerà per cinque anni”. E tuttavia se soprattutto Elly Schlein non sceglierà una strada chiara sarà difficile ipotizzare un’alternativa al governo di centro destra, anche tra cinque anni. I problemi reali che assillano i cittadini a volte sembrano lontani mille miglia dai programmi dei partiti, ingabbiati semmai in una visione populistica virtuale delle necessità della gente.
Prendete il caso del Mes, che appare come una questione bizantina. È un meccanismo europeo di difesa delle banche, che non può partire se non c’è la ratifica dell’Italia, unico Paese rimasto recalcitrante in tutta la UE. In campagna elettorale i partiti che hanno vinto le elezioni ne avevano parlato come un orrendo strumento di tortura europeo e ora non vogliono votarlo. Si chiamasse in un altro modo, lo approverebbero, ma sono vittima della loro stessa propaganda. Ieri all’Eurogruppo il nostro ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha cercato di spiegare che il nostro Parlamento “non è ancora pronto”. E purtroppo quella del Mes non è un’eccezione…
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