Dopo 10 giorni, il crollo di Deutsche Bank
La crisi bancaria arriva in Europa. Cacciari: quanto la guerra "struttura" il sistema? Putin, minaccia nucleare in Bielorussia. Picco di sbarchi, Meloni convince Macron su Tunisi. Il Papa sugli abusi
Dalla California alla Germania, nel cuore dell’Europa. La crisi bancaria e finanziaria è arrivata dieci giorni dopo il primo collasso della Silicon Valley Bank, con il crollo in Borsa della Deutsche Bank di venerdì. Un crollo inaspettato perché le mosse delle banche centrali, americana e svizzera (dopo i problemi di Credit Suisse), sembrava avessero messo in salvo il sistema. E invece il sistema bancario si è rivelato più fragile del previsto, in qualche modo riportando tutti alle angosce del fallimento Lehman e al 2008. Come se quella crisi, lo ha ripetuto in questi giorni lo stesso Giulio Tremonti, non fosse mai stata risolta per davvero, nonostante gli anni del quantitative easing, dell’immissione di moneta delle banche centrali, che sembrava aver risolto la partita. Non è solo una questione di tecnici, ha sostenuto ieri sulla Stampa Massimo Cacciari, avvertendo che l’indebitamento degli Stati toglie sovranità alla democrazia e toglie in prospettiva, un po’ come accaduto per la pandemia, libertà d’azione ai singoli e ai gruppi sociali. Aumentando le diseguaglianze. Il mondo politico italiano pare quanto mai inadeguato a rispondere a questa situazione, che è nella sostanza drammatica. Cacciari infatti si chiede ancora: quanto la guerra, la necessità di avere un nemico, “serve” a questo sistema?
Ecco allora che l’emergenza finanziaria del sistema bancario occidentale diventa scelta politica, addirittura scelta militare. È già accaduto nella storia e sarebbe illusorio pensare che l’era nucleare ha reso la guerra un’opzione non percorribile. Scrive Cacciari: «Il conflitto geopolitico può benissimo funzionare in questo schema: obbliga a investire nei settori più remunerativi del capitalismo attuale e, a un tempo, "struttura" all'interno il sistema socio-politico».
Le notizie sulla guerra in Ucraina non sono in questa chiave confortanti: se c’è uno stallo sul terreno bellico, esse è carico di attesa per l’imminente “battaglia di primavera”. Ieri Vladimir Putin ha annunciato il trasferimento di armi tattiche nucleari in Bielorussia, ai confini con i Paesi nato dell’Est Europa. Mentre l’Europa non si pronuncia sulle armi all’uranio impoverito, il cui rilascio a favore degli ucraini è stato annunciato dalla Gran Bretagna. Sono armi il cui uso è stato condannato in maggioranza dall’Onu e al quale gli stessi soldati italiani, impiegati in missione di pace in Kosovo, hanno pagato un tributo altissimo.
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