Dov'è la vittoria
Oggi 9 maggio Mosca ricorda la Vittoria, ma Kiev celebra l'Europa: von der Leyen da Zelensky. Cina Paese chiave. Meloni apre il dialogo sulle riforme: apertura di Renzi. Moro in via Caetani 45 anni fa
Strano destino questo 9 maggio, data della sconfitta del nazismo, ricorrenza celebrata da Mosca, ma che Kiev sconfessa per celebrare la Festa dell’Europa unita (altra ricorrenza che cade oggi). Ursula von der Leyen sarà nella capitale ucraina, mentre sulla piazza Rossa sfileranno i mezzi militari e Vladimir Putin parlerà alla nazione russa, nel giorno della Vittoria. La contrapposizione delle celebrazioni dà il senso del rischio che l’Europa, pur nel necessario sostegno alla martoriata Ucraina, non consideri quel “dialogo tra le parti che soppianti il fragore e lo strazio delle armi”, che ricorda oggi il direttore di Avvenire Marco Girardo come missione principale della Ue. La sensazione è proprio che l’Europa lasci alla Cina quel ruolo di mediazione verso il cessate-il-fuoco che tutti ritengono essenziale. Lo spiega bene Henry Kissinger in un’intervista televisiva, oggi pubblicata dalla Stampa nella sua trascrizione. E non è solo una valutazione da esperti di geo politica. Ieri il ministro degli Esteri cinese Qin Gang ha ricevuto, a Pechino, l'ambasciatore statunitense Nicholas Burns. C’è un fitto lavorio diplomatico: fra pochi giorni fra l’altro, il 18 e il 19 maggio Pechino ospiterà il primo vertice con i leader di 5 ex repubbliche sovietiche dell'Asia centrale, Kazakistan, Kirghizistan, Tagikistan, Uzbekistan e Turkmenistan, che stanno assumendo un ruolo chiave (anche per l’Italia se si considera l’ultimo viaggio di Guido Crosetto in Uzbekistan) nella possibile mediazione fra le parti. Rimanendo al governo italiano, è giusta la critica avanzata oggi in un articolo per l’inserto Buone Notizie del Corriere da parte delle Ong che operano per gli aiuti agli ucraini: l’Italia vuole forse dare solo armi e non sostenere l’aiuto umanitario?
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