Draghi sul fronte anti Covid
Nominato un generale al posto di Arcuri. Ma i vaccini ci sono? La Ue vuole il passaporto vaccinale. Zinga irritato coi suoi, Conte non è più federatore. Una suora in ginocchio fa il giro del mondo.
Difficile trovare stamattina uno dei tanti titoli della stampa italiana sul Draghi che sembra il Conte tre, comparsi negli ultimi giorni. Uno di quei commenti sfottò: bastava Conte, non è cambiato nulla, dal Fatto a Libero… Ogni tanto noi giornalisti siamo una garanzia: non ne azzecchiamo una. La verità è che Draghi sta affrontando la lotta al Covid come fosse una guerra. Silenziosamente determinato. Chiama l’Esercito, dopo aver ingaggiato la Polizia sulla Sicurezza e la Protezione civile sul territorio. C’è persino una certa euforia bellicista sui giornali di oggi, molti colleghi adesso mettono l’elmetto, sentendo il clima cambiato. Fatale la scelta inconscia dei termini: la parola “battaglia” stamattina è la più usata nei titoli della stampa. Andando poi sul fronte del Covid, le notizie sul virus sono preoccupanti alla vigilia del nuovo DPCM. C’è la scuola nel mirino e i contagi volano. La Ue si muove per i passaporti vaccinali, in vista dell’estate, scende persino in campo Tony Blair. Sul fronte politico: Zingaretti si sfoga contro i suoi e dice che la storia del Conte federatore è finita. Mentre nei 5Stelle l’entusiasmo per l’ex capo del Governo nuovo leader dei grillini si unisce all’idea di una possibile amnistia per chi ha votato no a Draghi. La foto di una suora che si butta in ginocchio davanti alla polizia che spara, in Myanmar, ha fatto il giro del mondo. In prima oggi su La Stampa e su Avvenire. Ma i titoli di apertura oggi sono quasi tutti su un solo argomento.
LE PRIME PAGINE
Il Corriere della Sera va sul latte versato: Emergenza, rimosso Arcuri, comeLa Stampa: Draghi chiude l’era Conte-Arcuri. Mentrela Repubblica sottolinea: Un generale contro il virus. Per l’Avvenire, più soft: Draghi chiama gli alpini. Il Mattino: Vaccini, Draghi manda l’esercito. Stessa immagine del Quotidiano nazionale: Via Arcuri, per i vaccini c’è l’Esercito.Il Messaggero contestualizza con le brutte notizie sulla sua regione: Contagi su, picco nel Lazio. Vaccini: interviene l’Esercito. Entusiasta il Giornale che festeggia: Cacciato Arcuri. Arriva il supergenerale. Per La Verità: CACCIATO ARCURI: C’È SPERANZA.Che mettendo i titoli in maiuscoletto è anche un gioco di parole sul Ministro della Salute, il quale invece resiste al suo posto. Il Fatto vuole prendere in giro e mette in prima un fotomontaggio con Draghi in divisa, titolo: Sturmtruppen. Libero, che ci aveva spiegato ossessivamente nei giorni scorsi che era meglio il Conte ter, sceglie altro: Ristoranti chiusi. Confini spalancati. E i confini sarebbero quelli dei migranti che arrivano a Lampedusa… Mah. Il Manifesto propone il gioco di parole su Arcuri congedato e l’arrivo dei militari: Congedo militare. Il Sole 24 Ore resta in tema economico ma per una buona notizia: Dalla manifattura segnali di ripresa.
LA SVOLTA DI DRAGHI: SI GIOCA TUTTO SUI VACCINI
Arrivata inaspettata nei tempi e nei modi, la svolta di Draghi è decisa. Il suo Governo si gioca tutto sulla capacità di vaccinare e mettere in sicurezza l’Italia, se possibile entro l’estate. La nomina di ieri completa una catena di comando tutta basata su decisioni da prendere e logistica. Repubblica interpreta la scelta con un retroscena a firma di Tommaso Ciriaco, che annuncia una conferenza stampa forse già oggi:
«Da giorni, Draghi si era convinto della necessità di una «svolta». Nessuno era stato informato, anche per evitare le prevedibili resistenze dei giallorossi. La ragione? «Serve un segnale di discontinuità ». Di più: la volontà di garantire per la campagna vaccinale l'efficienza organizzativa che è propria dell'esercito, mostrando al Paese di non aver risparmiato ogni sforzo possibile. Una volta deciso l'avvicendamento, poi, Draghi ha individuato il successore - come impone il meccanismo di nomina - con Lorenzo Guerini (il quale, a dire il vero, non ha mai mancato neanche in queste ore di ribadire il suo «ringraziamento per il lavoro svolto da Arcuri»). La necessità del presidente del Consiglio è duplice: organizzativa, ma anche politica. Al commissario uscente viene imputata innanzitutto l'incapacità di fare sistema. Avrebbe coinvolto poco e tardi la Protezione civile e i militari, proprio le due galassie su cui adesso punta Draghi. Pesa però anche l'eredità pesante di una maggioranza larghissima ed eterogenea. Non è un mistero che il centrodestra - e Matteo Salvini in particolare - premano da settimane per ottenere lo scalpo di Arcuri. L'unica via d'uscita onorevole, tra l'altro, per giustificare altre misure restrittive, dopo aver promesso «aperture, aperture, aperture». Andare oltre Arcuri significa insomma compattare il governo in vista di un marzo drammatico sul fronte della pandemia. E significa pure chiudere la stagione delle «polemiche», che è l'altro obiettivo prioritario di Palazzo Chigi. (…) Tutte le novità - e tutti i sacrifici che l'Italia dovrà affrontare nelle prossime settimane - saranno spiegate da Draghi al Paese. Presto, forse oggi stesso in conferenza stampa. Senza nascondere le gravi difficoltà del momento, ma indicando anche la luce in fondo al tunnel. È la stessa filosofia di Roberto Speranza, con cui il premier continua a condividere l'impostazione e la necessità di non alimentare vane illusioni. Interverrà, dunque, dopo un silenzio inedito e un po' troppo lungo. Promettendo un «cambio di passo» sui vaccini. Rivendicando la decisione di ribaltare l'intera catena di comando dell'emergenza. E cercando di motivare tutti in vista di quest' ultimo miglio di pandemia. Forse anche con un gesto simbolico, probabilmente una visita in un ospedale in prima linea sul fronte della lotta al Covid. »
Fiorenza Sarzanini scende in campo in un articolo di fondo del Corriere della Sera, per commentare la scelta di Draghi.
«Il generale Francesco Paolo Figliuolo ha un curriculum che vanta, soltanto per giudicare l'ultimo periodo, competenze specifiche proprio nelle azioni di contrasto al Covid-19 grazie alla capacità di organizzare la logistica e gestire le situazioni di crisi. Fabrizio Curcio ha guidato la Protezione civile quando i terremoti e le catastrofi provocavano migliaia di morti e di sfollati. Franco Gabrielli è un investigatore di razza che è stato al vertice dei servizi segreti, della Protezione civile e poi della polizia sempre con il passo giusto, individuando la strategia adatta ad ogni contesto. Adesso l'importante è supportare la loro azione. Deve farlo il governo, la classe dirigente. Devono farlo i cittadini. La guerra contro il Covid-19 si vince soltanto tutti insieme. Le persone devono avere comportamenti responsabili, rispettare le regole. I politici non devono inseguire interessi di parte, consenso. I ministri devono pianificare il lavoro seguendo tempi stretti. È tempo di fare scelte anche impopolari se questo dovesse servire a far rallentare la curva. L'importante è che siano coerenti con la situazione reale. È inutile e dannoso battersi per le riaperture se questo poi determina chiusure drastiche e più lunghe. Servono ancora sacrifici, questi 12 mesi ci hanno insegnato che basta pochissimo per passare da un momento di relativa calma all'emergenza più drammatica. Abbiamo già avuto quasi 3 milioni di malati e nei prossimi giorni l'Italia conterà 100 mila morti. È un bilancio drammatico. Siamo nel tunnel, purtroppo non siamo ancora in grado di vedere la luce in fondo. Però sappiamo che con lo sforzo di tutti possiamo farcela. Le scelte compiute dal presidente Draghi sono il primo passo di un cammino lungo. L'importante, però, è sapere che questa è l'ultima occasione. Non possiamo permetterci di sprecarla.».
Fra i commenti il più critico e irridente quello di Marco Travaglio su Il Fatto. Per lui Arcuri ha operato bene e il governo Draghi è assimilabile alle giunte militari da operetta:
«Ora, con la giunta bancario-tecnico-poliziesco-militare, basteranno un presentat' arm, un fianco destr, un avanti marsch, un "fermo o sparo!" e un paio di missili terra-aria con le colonne sonore di Full Metal Jacket e 007-Dalla Russia con Sputnik per far piovere una marea di vaccini e piegare alla resa i cattivoni di Big Pharma. L'esultanza delle destre - Lega, FI , Iv e financo FdI - è sacrosanta: erano loro, con giornali e talk al seguito, a chiedere la testa di Arcuri, pur non sospettando di essere scavalcati a destra con l'avvento di un militare. Troppa grazia. Resta da capire che ci stiano a fare lì M5S , Pd e LeU, che avevano chiesto la conferma di Arcuri per l'ottima partenza delle vaccinazioni (fino al taglio delle dosi)».
Alessandro Sallusti sul Giornale è invece entusiasta della decisione del Governo. Via i buffoni, dentro i generali:
«Onestamente non ce lo vedo un super generale trattare come ha fatto Arcuri - l'acquisto di milioni di mascherine con un caporedattore della Rai in congedo e società fantasma con capitale di mille euro. Né immaginare di vaccinare gli italiani in «primule» ideate da archistar (costo di ognuna 400mila euro) quando il Paese abbonda di strutture pubbliche non utilizzate. Per tanta gente arruolata dal circo di Conte-Casalino-Arcuri la festa è finita. Del resto si poteva rimanere nelle mani di un partito di maggioranza i Cinque Stelle , il cui leader Beppe Grillo si presenta in pubblico con uno scafandro da palombaro/astronauta? Fuori i buffoni, dentro i generali degli Alpini. Via i chiacchieroni e i twittaroli, largo a chi lavora in silenzio e non annuncia prima di avere fatto. Arrivano i nostri? Forse sì, forse è la volta buona. E forse non è un caso che, quando la situazione si fa tosta, la scelta ricada su «servitori dello Stato» (tale è anche Franco Gabrielli, capo della Polizia, che Draghi ha voluto con sé a Palazzo Chigi) invece che sugli amici degli amici. »
Sul Corriere Federico Fubini cerca di analizzare con obiettività l’operato di Domenico Arcuri, commissario uscente, al centro sì di polemiche ma anche in prima fila a prendersi le critiche, spesso ingiuste:
«A metà marzo 2020 Conte, a capo del suo secondo governo, nomina questo manager da sempre vicino alla tradizione del Pd per riempire i vuoti nella cintura di trasmissione dalla politica alla burocrazia. Arcuri è di Melito di Porto Salvo, 57 anni, formato dalla scuola militare della Nunziatella prima di una carriera nell'Iri, quindi a Deloitte, infine di nuovo nell'impresa pubblica con Invitalia. A lui Conte chiede di fare il «commissario straordinario» per «l'attuazione e il coordinamento» di tutto ciò che è urgente fare - soprattutto, reperire - contro Covid. E beato quel popolo che non ha bisogno di commissari. Perché Arcuri è lì per saltare le labirintiche procedure dello Stato, procurarsi al più presto mascherine o respiratori e organizzarne una produzione nazionale. Via via, accadrà lo stesso con tutto ciò che viene chiesto: dai banchi a rotelle alle siringhe, alla gestione dei vaccini forniti da Pfizer, Moderna e AstraZeneca. Per questi ultimi deve anche organizzare una strategia di consegne ed è qui che la frustrazione collettiva diventa massima. Anche la sua, riferisce chi gli ha parlato in queste ore. In base ai piani europei, entro marzo l'Italia avrebbe dovuto ricevere 28,2 milioni di dosi. Invece ne ha due milioni a gennaio, 4,5 a febbraio e spera - senza certezze - in altri sei milioni di fiale questo mese: meno della metà del previsto. Lui in ogni caso accetta da Conte qualunque incarico e lo fa con un piglio che non denota mai umiltà. Il premier dunque gli affida di tutto, sempre di più. Sembra non fidarsi di nessun altro, quasi che l'Italia non avesse altro talento se non Arcuri. Si instaura così un rapporto ambivalente tra il capo (pugliese) nel suo bunker e il fedelissimo (calabrese) in battaglia. Un legame al limite del cortocircuito istituzionale, anche perché l'intera Protezione civile entra in un cono d'ombra e silenziosamente ribolle. Arcuri intanto scopre che le luci della ribalta non gli sono sgradite, anzi. Crede in se stesso e non si tira mai indietro mai. Così il gioco, per Conte, è fatto. Rendendo Arcuri il dominus dell'emergenza, il premier ne fa anche il parafulmine per qualunque cosa vada storta. Uno scudo umano per Palazzo Chigi. Del resto lo stesso Arcuri non sembra avvedersi del calice avvelenato che il premier gli sta porgendo o forse sono l'ambizione e la sicurezza di sé a fargli fingere di non vedere il carattere ambiguo del patto con il premier. Lui stesso finirà per generare - o non smentire - l'impressione di avere poteri che non ha. In realtà ha un compito importante, ma delimitato: deve comprare prodotti per lo Stato, e distribuirli. In molti però iniziano a pensare che sia lui a gestire la pandemia. Dunque se qualche farmacista specula sulle mascherine in primavera o se le scuole chiudono in autunno, diventa colpa sua. »
Belpietro su La Verità rivendica di avere svelato per primo le magagne di Arcuri, con le inchieste proposte dal suo giornale sulle mascherine e non solo.
«I risultati li abbiamo sotto gli occhi ogni giorno, perché dopo il trionfalismo iniziale che aveva fatto sostenere ad Arcuri e compagni che l'Italia era prima in Europa per numero di persone vaccinate, abbiamo via via indietreggiato nella classifica, fino a diventare uno degli ultimi Paesi europei per immunizzati. Colpa delle aziende, ha detto il commissario: faremo causa, ma di citazioni in giudizio non abbiamo visto l'ombra, così come non si sono visti i frigoriferi per conservare le dosi, i tendoni per vaccinare gli italiani, le siringhe necessarie. Insomma, un disastro, che però Arcuri, con una buona dose di arroganza, difendeva nelle conferenze stampa senza mai deflettere. Ma il flop manager, un boiardo di Stato passato indenne fra mille governi e mille maggioranze, ha dovuto fronteggiare il caso delle centinaia di migliaia di mascherine comprate in Cina, che hanno generato una provvigione di decine di milioni a un gruppo di strani intermediari, uno dei quali proprio in contatto con Arcuri. La Verità è stato il primo giornale a svelare l'affare miliardario. »
MA I VACCINI CI SONO? VIENNA, BUDAPEST E PRAGA VANNO SU SPUTNIK
Draghi si gioca tutto sulla vaccinazione di massa in Italia. Ha scelto i migliori nell’Esercito, nella Polizia, nella Protezione Civile. Decisioni, logistica e, come abbiamo visto negli ultimi giorni, dopo l’importante sentenza della Corte costituzionale sulla Val d’Aosta, un freno ai pasticci delle varie Regioni in ordine sparso. Ma i vaccini ci sono? Riusciremo ad averli? Su La Stampa Francesco Grignetti affronta il tema di Sputnik, il vaccino russo che Austria, Repubblica ceca, Ungheria e persino San Marino useranno, anche se la burocrazia europea non ha ancora messo il suo timbro.
«Dopo l'Ungheria, ieri la Slovacchia ha ottenuto le sue prime forniture di Sputnik V. E sono in pista anche Austria e Repubblica Ceca. Il minuscolo San Marino ha scelto lo Sputnik V (ma ieri è arrivato pure un carico di Pfizer) e siccome le dosi sono fin troppe per gli abitanti della Repubblica del Titano, si sono offerti di vaccinare qualche migliaio di lavoratori frontalieri. Matteo Salvini, di cui si conosce l'entusiasmo per le cose russe, ha già dato il suo benestare: «Sarebbe un bellissimo segnale. Ho parlato direttamente con il ministro della Salute di San Marino, Roberto Ciavatta, e ho già scritto ai ministri Di Maio e Speranza per sollecitare una risposta all'offerta di aiuto, che mi auguro positiva». Anche Silvio Berlusconi, che nutre un'amicizia solidissima con Putin, non vede l'ora di adottare in Italia lo Sputnik V. «Secondo gli esperti - ha detto ieri parlando con quelli di Forza Italia al governo - funziona benissimo. Ma è in attesa dell'approvazione da parte delle autorità europee». In verità a sognare lo Sputnik V sono in tanti. Ma c'è un ma. Ed è grande come una casa. Per legge, e secondo principio di cautela, ogni vaccino o farmaco che si dà ai cittadini europei va esaminato prima dall'Ema, l'agenzia medica europea. E però, come raccontava ieri a questo giornale Marco Cavaleri, presidente della task force sui vaccini dell'Ema, «Sputnik ha inviato dei dati con un'interazione positiva, ma non ancora un dossier completo». Per essere chiari: i russi non hanno ancora presentato domanda formale di autorizzazione. E quindi, dice tranciante Nicola Magrini, direttore generale dell'Aifa, in audizione al Senato, «è fuori luogo avanzare la richiesta di importazione sulla base di dati incompleti e poco noti. Ad oggi non è arrivata all'Ema la richiesta per la valutazione. Ci sono vaccini in fase ben più avanzata di validazione».
Intanto a Bruxelles si pensa all’estate. La notizia che gli inglesi hanno già fatto il pieno di prenotazioni aeree ha mandato ai matti anche gli euroburocrati. Francesca Basso sul Corriere racconta della Von der Leyen concentrata sul passaporto vaccinale:
«L'Unione Europea accelera sul pass sanitario per permettere un graduale ritorno agli spostamenti e spinge anche per velocizzare le decisioni dell'Ema. Il 17 marzo la Commissione europea presenterà una proposta legislativa: «L'obiettivo - ha spiegato su Twitter la presidente Ursula von der Leyen - è fornire la prova che una persona è stata vaccinata; dare i risultati dei test per coloro che ancora non sono stati vaccinati; dare informazioni sulla guarigione dal Covid-19». Sul fronte vaccini, l'impegno è per semplificare i processi burocratici. La commissaria Ue alla Salute Stella Kyriakides ha detto che l'Ema, l'Agenzia europea per i medicinali, «snellirà le procedure per renderle il più veloci possibile e lavoreremo con la nostra task force industriale insieme al Commissario Breton per aumentare la produzione. Grazie a questo puntiamo ad avere nei prossimi mesi accordi di acquisto anticipato nuovi o adeguati per le varianti dei vaccini». L'aspettativa è che l'Ema fornisca la valutazione scientifica del quarto vaccino, quello della Johnson & Johnson, «nelle prossime due settimane». Il via libera Usa è arrivato il 28 febbraio. Intanto l'amministratore delegato di AstraZeneca Italia, Lorenzo Wittum, a Sky Tg24 ha spiegato che «nel caso del vaccino AstraZeneca la proprietà intellettuale è di Oxford. Quello a cui siamo assolutamente disposti è cedere licenze di produzione per far sì che si possa accelerare». Al momento sono 20 gli stabilimenti di produzione non del gruppo. Serve «un partner capace di gestire questo processo di produzione» e «abbiamo bisogno di un partner che abbia capacità di produzione di decine di milioni di dosi al mese». L'accelerazione sul digital pass è stata resa possibile dall'intesa raggiunta tra i leader Ue nella video riunione di giovedì scorso».
A proposito di inglesi invidiati da chi è rimasto nella UE, Antonello Guerrera intervista Tony Blair su Repubblica.
«Passaporti vaccinali internazionali per tutti. L'Europa faccia meno calcoli politici, cambi idea sul vaccino AstraZeneca. E non è stata la Brexit a dare un tale vantaggio al Regno Unito», con già quasi 21 milioni di inoculazioni anti coronavirus. Parla a Repubblica Tony Blair, l'ex primo ministro britannico sempre più coinvolto nella lotta alle pandemie. (…) Blair, perché è convinto della soluzione dei passaporti vaccinali per riaprire la società post Covid? «Mi sembrano inevitabili per ricominciare a vivere. Certo, lo "status Covid" per ognuno di noi avverrà non solo attraverso i vaccini, ma anche l'uso diffuso di test sempre più rapidi ed efficienti. Ma l'importante è coordinarsi subito a livello internazionale per avere un sistema condiviso». Cosa risponde a chi definisce i passaporti vaccinali discriminatori? «Mi pare bizzarro. Chiunque, appena ritornati a una "normalità", vorrà essere sicuro degli ambienti pubblici che frequenterà. Grandi eventi come concerti o partite allo stadio con i tifosi non potranno ripartire senza simili certificazioni. Ognuno è libero di fare la sua scelta. Ma mi pare chiaro che ciò avrà delle conseguenze». Anche per entrare al pub o al ristorante servirà una "certificazione vaccinale", secondo lei? «Credo che molti clienti concorderebbero. Ho parlato l'altro giorno con titolari di agenzie di viaggio e crociere: mi hanno detto che il 98% dei loro vacanzieri ha chiesto i passaporti vaccinali per coloro a bordo, come condizione primaria. Lo stesso potrebbe avvenire per pub e ristoranti. Ma dovrà essere coordinato dai governi».
DRAGHI “INCONTRA” IL VATICANO
Oggi a Palazzo Borromeo, sede dell’Ambasciata italiana presso la Santa Sede, previsto l’annuale evento che ricorda i Patti Lateranensi. La Delegazione vaticana sarà guidata dal segretario di Stato Parolin. Vincenzo Paglia, presidente dell’Accademia pontificia per la Vita, parla a La Stampa di Mario Draghi e del suo governo.
«Eccellenza, il Vaticano come si porrà oggi con Draghi? «Solo pochi mesi fa il Papa lo ha nominato nella Pontificia Accademia per le Scienze sociali. Queste nomine mostrano una stima particolare da parte dello stesso Pontefice oltre che della Segreteria di Stato. Peraltro è nota la sua pratica religiosa: non sbandierata e vissuta con semplicità e convinzione. È inoltre nota la sua competenza e autorevolezza internazionale. E mi lasci dire: Draghi ha bisogno dell'aiuto di Dio e della preghiera per l'arduo compito che ha di portare l'Italia in una nuova stagione». Anche secondo Lei questo governo è un'«accozzaglia»? Riusciranno a convivere Salvini e Zingaretti? «Il governo perfetto non esiste. Questo esecutivo deve determinare aspetti di lungo periodo, perciò dobbiamo augurarci che giunga fino alla fine della legislatura. E riterrei saggio che tutte le realtà politiche ed economiche del Paese comprendano e sostengano responsabilmente questa prospettiva».
CONTE NON È PIÙ FEDERATORE, AMNISTIA 5STELLE?
La politica non si ferma di fronte ai Generali. L’elaborazione del lutto del Conte 2 prosegue soprattutto nei due campi politici del Pd e del Movimento 5Stelle. Dopo giorni di silenzio, Nicola Zingaretti si fa vivo e anche usando un tono polemico con i suoi. Scrive Giovanna Vitale su Repubblica:
«Il Pd è malato di tafazzismo. È arrivato il momento di dire basta». Nicola Zingaretti non ne può più del fuoco amico, di restare in balia delle correnti che, anziché pensare a come rilanciare il Pd, studiano il modo per cacciarlo. Stavolta si cambia spartito. O la va o la spacca. E allora, no alle primarie, il segretario si cambia alla scadenza, nel 2023, gli avversari interni si rassegnino, sarà lui a fare le liste per le prossime Politiche. Sì invece alle alleanze, anche con i 5S, ma senza più Conte nel ruolo di federatore del centrosinistra. «Un'ipotesi vecchia, ora è diventato capo di un partito in competizione con noi, sebbene dalla stessa parte della barricata, siamo in un'altra fase». Furibondo con chi gli contesta di averli resuscitati entrambi, il Movimento e l'avvocato: «Buffo che ora tutti lo temano mentre fino a ieri lo consideravano un mezzo incapace», riflette con i suoi. »
Sul fronte dei grillini Federico Capurso su La Stampa spiega che si sta pensando di offrire un perdono ai dissidenti che hanno votato no a Draghi:
«Grillo, in qualità di Garante, è l'unico ad avere il potere di graziare e reintegrare chi è stato cacciato, ma tra i Cinque stelle non sono tutti convinti della bontà dell'operazione, che nasconderebbe altre insidie. «Non possiamo farli rientrare senza un loro pieno ravvedimento sul governo Draghi», obiettano i vertici M5S. E quando chiedono un "ravvedimento", l'intento non è certo quello di lavare via i peccati, ma di screditarli agli occhi delle loro truppe. Hanno paura che tra i rientranti ci sia chi, come i senatori Nicola Morra e Barbara Lezzi, tenterà di farsi eleggere nel comitato direttivo di 5 membri. Raccoglierebbero voti in quel 40% di attivisti che un mese fa votò contro l'appoggio del Movimento all'attuale esecutivo e una volta nominati all'interno della segreteria collegiale - questa è la paura -, si potrebbero muovere contro il ritorno del "leader unico", complicando il progetto di rifondazione di Conte. Ecco perché l'ex premier, come anche Grillo, non vuole per nessun motivo un comitato direttivo che gli faccia da contraltare interno. Eliminarlo, però, è più facile a dirsi che a farsi. »
Entusiasta della svolta di “rifondazione” e della annunciata leadership di Giuseppe Conte è Stefano Buffagni, che è stato Viceministro dell’Economia, intervistato dal Corriere della Sera.
«Conte da leader M5S può essere ancora il federatore del centrosinistra? «Il Pd ha aperto una discussione interna e non mi permetto di entrare nelle loro dinamiche. Per noi l'obiettivo è rilanciarci per spingere la transizione ecologica e lo sviluppo sostenibile, portando il Paese nel futuro con una visione al 2050. Siamo gli unici, per la nostra storia, che lo possono fare». Ma l'alleanza con il Pd è stata una parentesi o diventerà strategica? «Dobbiamo ragionare sugli obiettivi e ridefinire l'identità. Poi vedo un percorso condiviso, a patto che non sia solo un'alchimia elettorale». La convince la svolta moderata della Lega? Vi rivedremo alleati? «La Lega ha un vestito per tutte le occasioni, ma sotto la pelle è quella che ci ha pugnalato alle spalle e ha gestito l'emergenza sanitaria in Lombardia in modo inadeguato. La nostra strada è tracciata in un altro campo». Come rifondare M5S? «Partendo dalle nostre idee, dalla transizione ecologica fino allo sviluppo sostenibile. Tutelare l'ambiente significa creare occupazione, lavoro, avere meno inquinamento e quindi meno costi per la sanità che va potenziata. Quando parlavamo di questi temi e del digitale, molti non ne sapevano nulla. Ora anche grazie a noi sono nell'agenda del Paese».».
IL CASO RENZI SAUDITI
Matteo Renzi cerca di difendersi dalle polemiche sul caso della visita a Riyad, intervistato da Augusto Minzolini sul Giornale.
«Stanno strumentalizzando la tragedia di Kashoggi perché non hanno altro a cui aggrapparsi in Italia. Nel merito ho risposto (...) (...) su tutti i giornali, dal Financial Times a Le Monde: ciò che faccio può essere discusso da chiunque, ma è perfettamente lecito, pubblico e legittimo. La questione saudita è stata posta da quel noto statista di Di Battista, uno che apprezzava Maduro e definiva Obama golpista e non capisce che l'Arabia è il baluardo contro il fondamentalismo. E ovviamente dai più rancorosi del Pd. Credo di essere la loro ossessione. Se parlassero un po' più di idee e un po' meno di me, ci guadagnerebbero almeno in salute».
UNA SUORA COME A TIENANMEN
Un’immagine che ricorda il giovane davanti al carrarmato di Tienanmen. Su Avvenire Gerolamo Fazzini mette in prima pagina la fotonotizia che ha fatto il giro del mondo.
«La repressione dei generali. Nuove accuse a Suu Kyi Chissà se un giorno, sui libri di storia, verranno pubblicate le straordinarie immagini di Ann Nu Thawng, provenienti dal Myanmar blindato e rimbalzate nelle ultime ore in Occidente grazie ai social. Sono foto di domenica, in cui si vede una sconosciuta suora-coraggio per le vie di Myitkyina».