La Versione di Banfi

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Draghi talks!

alessandrobanfi.substack.com

Draghi talks!

Come la Garbo dopo il cinema muto. Parla e sa parlare. I turchi si arrabbiano per la sua franchezza. Riparte la campagna vaccinale, oggi a 320 mila dosi. Si attende una data per le riaperture

Alessandro Banfi
Apr 9, 2021
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Draghi talks!

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“Draghi talks!”. Come titolarono i giornali americani su Greta Garbo quando fece il primo film sonoro, dopo l’epopea del cinema muto: “Garbo talks!”. “Draghi talks!”. Draghi parla. Sa anche parlare. Ogni tanto comunica. Non lo fa spesso e ci si chiede perché, visto che la situazione è sempre sull’orlo della crisi di nervi. E tuttavia quando parla, dimostra di sapere il fatto suo. Ha spostato il centro dell’interesse del dibattito. Eravamo tutti concentrati su AstraZeneca e i suoi rischi, quando la polemica su chi salta la fila, e sul diritto degli anziani a vaccinarsi per primi, ha riportato il focus sulla campagna vaccinale, nel modo giusto. Ha affrontato in modo diretto anche il tema delle riaperture, pur non fissando quella data (dopo il Polito di ieri, Veltroni oggi sul Corriere) che ormai chiedono in tanti. Diretto e non ipocrita su Speranza, Salvini, i campi in Libia ma anche su Erdogan, il che ha scatenato un putiferio diplomatico ad Ankara. Se Draghi parla, è meglio.   

Nel frattempo la buona notizia è che il ritmo della campagna vaccinale è ripreso intenso: dalle 6 di ieri mattina alle 6 di oggi siamo arrivati a 320 mila 396 dosi somministrate in tutta Italia, che è un ottimo risultato sulle 24 ore. Buoni numeri anche sul fronte dei contagi, che finalmente sembrano scendere. Oggi, come ogni venerdì, ci saranno le decisioni formali del Ministro Speranza sui vari colori delle Regioni, ma la sensazione è di un netto miglioramento, come anticipa La Stampa. In Lombardia si potrebbe tornare all’arancione già da lunedì, con le scuole superiori che tornano in presenza.

La politica italiana si occupa anche dello scontro fra Casaleggio e i 5 Stelle, con un ultimatum (e qui la data c’è: il 22 aprile) sulla piattaforma Rousseau, e con una polemica durissima con Conte, che non è neanche iscritto. Fabio Martini su La Stampa rivela che Goffredo Bettini sta organizzando una nuova corrente di sinistra del Pd. Gli economisti Perotti e Boeri criticano Brunetta per i concorsi pubblici: molti posti della Pubblica Amministrazione vengono messi in palio, ma i precari che sono già dentro sono favoriti. Vediamo i titoli.

LE PRIME PAGINE

Si merita la prima citazione il Manifesto che gioca sulle parole del Papa Draghi: Furbi et orbi. I furbi sono quelli che saltano la fila del vaccino. E che ritroviamo per la verità in molti titoli. Corriere della Sera: «Basta furbi, vaccini agli anziani». La Stampa va sul diminutivo spregiativo: Draghi attacca i furbetti del vaccino. Per Il Giornale, il messaggio è chiaro: L’urlo di Draghi. Quotidiano Nazionale apre la serie dei giornali, che mettono nel titolo le promesse sulle riaperture: Draghi traccia la rotta: ora si riapre. Così come la Repubblica: «Vaccini agli anziani, poi si riapre». Avvenire sottolinea la relazione: Più vaccini più aperture. Il Messaggero, sempre attribuendo a Draghi e usando le virgolette: «Vaccini agli anziani per riaprire».
Il Sole 24 Ore offre una sintesi complessiva con due righe di titolo: Vaccini, Draghi: «Basta saltare le file», «Riaprire in sicurezza, più sostegni». La Verità si sente nella cabina di regia delle proteste di piazza: PROTESTARE SERVE: ADESSO RIAPRITE. Il Fatto non ha ancora elaborato il lutto dell’ultimo Governo: Via Conte per 1 task force: Draghi ne fa 3. Libero si occupa di giustizia: 30 mila innocenti in cella. Il Domani stigmatizza la deriva filo cinese della nostra sinistra: Sul genocidio degli uiguri il Pd sta con Grillo e non con Biden.

SILENZIO, PARLA DRAGHI

Nessun discorsetto iniziale, niente slides, né fogli distribuiti. Mario Draghi si siede, saluta e risponde alle domande dei giornalisti. A tutte. Repubblica, grazie a Tommaso Ciriaco, compila un verbale delle frasi dette in Conferenza Stampa.

«Senza coscienza. È il passaggio più duro. «Con che coscienza la gente salta la lista sapendo che espone a rischio concreto di morte persone over 75 o fragili?». Ripete il concetto tre volte. «Forse pensano: "Tanto, vabbè...". E invece è un fatto pieno di responsabilità». La pax con le Regioni. Se la prende con chi non ha coscienza, ma evita di confliggere con chi consente le disparità. «Non esistono Regioni o Stato: esistiamo "noi". C'è un clima di collaborazione». Quota 500 mila ad aprile Draghi conferma che entro fine aprile saranno inoculate 500 mila dosi al giorno. «Sapevo che me lo avreste chiesto, ho chiamato Figliuolo: sì, confermo l'impegno». Over 75 entro aprile I più anziani saranno vaccinati entro aprile. «La disponibilità di dosi permette di coprire ad aprile chi ha più di 80 anni, in tutte le Regioni». E pure la «gran parte degli over 75». (…) Ottimismo e responsabilità. «Sono ottimista» sulla campagna vaccinale. «I numeri stanno risalendo secondo il trend previsto. Non ho dubbio sul fatto che gli obiettivi vengano raggiunti». Draghi non nega però i ritardi. «Le responsabilità non sono di una parte sola», premette. Ma poi critica duramente l'Europa: «C'è stata una campagna contrattuale un po' leggera. Per le nuove gare voglio assicurare che i contratti saranno fatti meglio». AstraZeneca, avanti comunque. «Nei dati il crollo di fiducia in Astra-Zeneca si vede meno di quanto uno potesse aspettarsi. Continueremo a dare un messaggio rassicurante. Non a cuor leggero, ma con serietà». E Draghi ricorda di aver scelto quel vaccino per sé e la moglie. Dubbi su Sputnik Sul vaccino russo sparge cautela: «Vediamo cosa dice l'Ema. Se arriva il via libera, si possono fare benissimo questi contratti. Ma ci hanno detto che la capacità produttiva è molto limitata, e che il 40% sarà in Russia». E ancora, «si presta ad essere adattato in presenza di varianti?». Ok al certificato vaccinale. Per il premier il turismo è una priorità. «Dobbiamo lavorare subito all'accoglienza dei turisti con il passaporto vaccinale, imparare da Grecia e Spagna». E questo perché la stagione turistica è vitale: «Non la diamo per abbandonata». Il ministro Garavaglia indica nel 3 giugno la ripresa, «speriamo - risponde - magari anche prima». E per fiere ed eventi «penso a un piano di riapertura». Draghi vuole riaprire. Nel giorno in cui incontra Salvini, si spende per le riaperture. «Non c'è una data», ammette, «dipende dall'andamento dei contagi e dei vaccini». Ma Draghi ricorda che è possibile allentare le regole prima del 30 aprile, a patto di farlo «in sicurezza». «C'è la volontà del governo di vedere le prossime settimane come di riaperture, non di chiusure». Capisco la disperazione. Alcune manifestazioni sono sfociate in disordini, ma il premier tende comunque la mano: «Condanno la violenza, ma capisco la disperazione e l'alienazione di chi protesta». Stimo Speranza. Il ministro è sotto attacco da Salvini, ma il premier lo blinda. «A Salvini ho detto che l'ho voluto io nel governo. E che ne ho molta stima». Riaprire con i vaccini. Il commissario Figliuolo varerà una direttiva per garantire la vaccinazione dei più fragili. Di più: «Nelle Regioni che sono più avanti con queste vaccinazioni sarà più facile riaprire». Sarà un nuovo parametro, insomma. «Pensate quant' è importante per le scuole, che voglio riaprire e in presenza per un mese di seguito», visto che finora gli studenti tornavano a casa «e contagiavano i nonni». Scostamento più ampio. Lo scostamento di bilancio per coprire il nuovo decreto ristori, «sarà superiore a quello precedente». Che era stato di 32 miliardi. Libia, no a centri di detenzione. Nella missione in Libia, dice Draghi, «ho detto che siamo preoccupati per i diritti umani e orientati al superamento dei centri di detenzione». Recovery per cambiare il Paese. «Noi non abbiamo credibilità come capacità di investire, l'abbiamo persa tantissimi anni fa. Ora bisogna cambiare tutto e superare gli ostacoli a livello politico, istituzionale, amministrativo, contabile e anche giudiziario», è l'impegno di Draghi. Per il Piano nazionale di ripresa e resilienza «è prevista una struttura centrale che ha una funzione di coordinamento, riceve il denaro dalla Commissione europea e lo dà agli enti attuatori». Il Recovery, ribadisce, sarà consegnato "il 30 aprile".Alitalia non sarà discriminata. L'Italia non accetterà «discriminazioni arbitrarie» nella trattativa con la Commissione Ue per far decollare al più presto la newco di Alitalia. La compagnia si chiamerà Ita e dovrà reggersi «sulle sue ali, senza sussidi». Certo, ammette, «mi spiace che non si chiamerà più Alitalia: era un po' costosa, ma una di famiglia». Golden power da usare «Sono d'accordo con Giorgetti, va usato quando è necessario», dice, ricordando la scelta di utilizzarlo per bloccare la vendita di una società italiana di semiconduttori ai cinesi».

Come ogni venerdì, anche oggi arrivano i dati dell’epidemia e il Governo stabilisce i nuovi colori. I numeri stanno lentamente migliorando e presto molti italiani usciranno dal lockdown. La situazione secondo la cronaca de La Stampa di Paolo Russo.

«Quasi un italiano su due martedì uscirà dalla morsa del lockdown. E i numeri in discesa dei contagi ridanno forza al partito «aperturista» che il 20 aprile potrebbe spuntare il ripristino della fascia gialla, dove già con i numeri attuali andrebbero a collocarsi metà delle regioni. Il monitoraggio settimanale di oggi a cura dell'Iss emetterà la sentenza definitiva, ma dai numeri in nostro possesso su Rt e incidenza dei contagi ben sei regioni usciranno martedì dalla zona rossa, dove salvo quelli essenziali i negozi sono chiusi e si esce di casa solo per motivi di stretta necessità, per entrare in quella arancione, dove almeno dentro il proprio comune ci si muove liberamente e solo ristoranti e bar restano chiusi tutto il giorno. Un purgatorio nel quale finiranno, per aver ridotto il numero di contagi settimanali per 100 mila abitanti sotto la soglia di sicurezza dei 250, quasi sicuramente Emilia-Romagna (207), Friuli Venezia-Giulia (188), Lombardia (183), Piemonte (238) e Toscana (230). A questo gruppo si aggiunge la Calabria, che per due settimane consecutive ha un Rt sotto la soglia di allarme di 1,25 che manda in rosso diretto (è a 0,93). In tutto fanno 25 milioni e mezzo di italiani che riconquisteranno un po' più di libertà a partire da martedì prossimo, quando entreranno in vigore le ordinanze che il ministro Speranza emetterà dopo aver letto il monitoraggio».

La Ministra dei Rapporti con le Regioni, Maristella Gelmini, fa il punto col Corriere.

«Lei ha parlato del 20 aprile. Cosa può ripartire in sicurezza, con 17.221 nuovi casi e 487 morti? «Credo che qualche segnale di apertura lo si possa dare già da aprile in tutta Italia. Parrucchieri ed estetisti penso sia meglio che lavorino in negozio, piuttosto che nelle case private. Non dobbiamo abbandonare la linea della prudenza, ma grazie ai vaccini possiamo abbracciare quella della speranza. Gli esempi che arrivano dai Paesi che sono riusciti a vaccinare ci dicono che è possibile programmare di riprenderci il futuro». Draghi evoca il futuro ma non indica date. Quando potrete offrire qualche certezza ai cittadini? «I singoli ministeri sono già al lavoro sui protocolli per riaprire, ma l'agenda la detta il virus. Ad aprile abbiamo dato un segnale con la riapertura della scuola e con i concorsi, speriamo di poterne dare altri. E maggio sarà il mese delle attività economiche». In base a quali dati una regione potrà riaprire ristoranti o palestre? Come sarà declinato il parametro relativo al numero di anziani vaccinati? «Draghi ha lanciato un appello ad accelerare la vaccinazione delle persone fragili e over 80. Il premier, Figliuolo e Locatelli hanno dato atto alle regioni che c'è una accelerazione. Io ho dati molto buoni, non ci sono dosi che rimangono in frigorifero. E il Cts sta lavorando alla revisione dei parametri includendo anche la percentuale di anziani e fragili vaccinati».  (…) Visti i toni al vertice con Draghi, tutta questa unità tra governo e regioni è di sostanza, o si tratta di una nuova linea comunicativa? «No, è un elemento positivo per il Paese aver demolito la narrazione che voleva il centro contro la periferia e viceversa. Quella sul Recovery è stata una riunione pacata, non ho visto nessuno straccio volare. Anche chi come Toti in passato era stato critico, ha fatto un intervento molto costruttivo. C'è un clima di grande collaborazione sui due grandi obiettivi, piano vaccinale e utilizzo dei fondi del Next Generation Eu». Le regioni temono di non essere coinvolte sul Piano nazionale di ripresa e resilienza? «Per le ingenti somme stanziate il Recovery è una grande opportunità, ci giochiamo un pezzo di futuro e dai governatori è partita una legittima richiesta di coinvolgimento. La riunione con Draghi è andata molto bene e ce ne saranno altre. Il cambio di passo è evidente, prima governo e regioni litigavano, adesso cooperano per un comune obiettivo. Nel rispetto delle materie concorrenti le regioni potranno dire la loro, a cominciare dalla sanità». I 50 miliardi che Salvini chiede per i ristori sono una cifra possibile? «Lo scostamento di bilancio, indispensabile per sostenere lavoratori autonomi, ristoranti, bar, partite Iva, palestre, attività turistiche e tutte quelle realtà che hanno visto i fatturati falcidiati dalla pandemia, è una certezza. Il presidente Draghi ha già detto che il nuovo decreto sarà più sostanzioso del precedente».

LA DATA DELLE RIAPERTURE

Su questa storia delle riaperture, c’è un pressing del Corriere della Sera sulle date. Ieri, e la Versione ve ne aveva dato conto, era intervenuto Antonio Polito, oggi scrive Walter Veltroni.

«Mario Draghi ha detto con chiarezza che il miglior sostegno all'economia sono le riaperture.(…) Non ha fornito date ma ha mostrato di volerlo fare, non nei prossimi mesi, ma nelle prossime settimane. Boris Johnson ha annunciato che il 12 aprile riapriranno bar e ristoranti in Gran Bretagna. Joe Biden ha detto solennemente agli americani che il 4 luglio, giorno dell'indipendenza, gli Stati Uniti avranno riconquistato la normalità. Non è un caso che due Paesi anglosassoni abbiano indicato delle date precise. Giorni e obiettivi sui quali l'opinione pubblica potrà verificare le capacità e la serietà di chi li governa. In questo modo di intendere il rapporto tra società e Stato c'è il retaggio di una cultura antica, di un'etica pubblica che, non per caso, ha consentito a questi due Paesi, tra i pochi in Occidente, di non conoscere mai dittature. (…) Quando ripartirà l'Italia? Quando riapriremo tutte le attività? Quando la cultura, alla quale si era fornita una data disattesa, potrà tornare a fare il suo lavoro? Si dice che questo dipende dai dati del contagio. Ma i dati del contagio dipendono, ormai lo sappiamo, anche da noi. È la ragione per cui gli italiani hanno seguito ogni indicazione sui lockdown. Questo Paese che, a cominciar dai più giovani, ha sopportato tutto in questi lunghi mesi ha ora diritto di sapere la verità, quale che sia. Una data, quale che sia, in cui la vita ricomincerà. Un giorno, quale che sia, al quale guardare e per il quale finalizzare sforzi e sacrifici». 

Carlo Tarallo su La Verità rivendica il merito delle possibili riaperture e del clima cambiato alle piazze. Altro che violenti, Draghi e Speranza stanno cedendo...

«Ci volevano le proteste di piazza, i cortei, i blocchi stradali, per convincere i pasdaran delle chiusure a tutti i costi che mentre la politica discute, l'Italia muore. Ci volevano quelle migliaia di imprenditori, della ristorazione e non solo, con la loro disperazione, con le loro storie di ordinaria miseria, una diversa dall'altra eppure tutte uguali, per far scendere dal piedistallo le sinistre, in queste ore in cui gli italiani si trovano a fronteggiare la fame nera, dopo un anno di saracinesche abbassate e registratori di cassa spenti. I pochi episodi di violenza, come ammette lo stesso ministro dell'Interno, Luciana Lamorgese, sono stati opera dei soliti infiltrati, ma la stragrande maggioranza di chi si è trovato a manifestare per la propria sopravvivenza lo ha fatto pacificamente, e ha ottenuto un obiettivo, un importante obiettivo: scuotere le coscienze di chi, fino a pochi giorni fa, pensava che bloccare l'economia di un Paese per un anno intero fosse una cosa normale. Invece no, qualcosa è cambiato. (…) Solidale con i lavoratori, anche l'attrice Sandra Milo che ha voluto intervenire alla manifestazione di ieri delle partite Iva a Piazza del Popolo: «La gente piange per la disperazione. Io certe volte la notte non riesco a dormire pensando a queste cose. Io ho problemi come tutti ma parlo per le persone che stanno peggio di me. Il governo deve fare qualcosa».

Barbara Jerkov sul Messaggero intervista il ministro Massimo Garavaglia. Ieri il quotidiano romano aveva lanciato l’idea delle isole italiane, dalle Pontine alle Eolie, rese Covid free per i turisti.

Ministro Garavaglia, lei ha parlato di possibile ripartenza del turismo dal 2 giugno: cosa la fa essere così ottimista? «L'ottimismo viene dalla forza della ragione. Comunque, non ho detto che si apre il 2 giugno. Ho detto soltanto che sia il presidente Biden, sia Macron hanno detto di organizzare le rispettive riaperture in coincidenza con le loro feste nazionali: il 4 ed il 14 luglio. La nostra Festa della Repubblica è il 2 giugno. Comunque, lo scorso anno le spiagge vennero riaperte il 18 maggio. Quest' anno, in più, abbiamo il piano vaccinale. Nasce da qui quello che lei definisce ottimismo. Il turismo, come ogni attività economica, vive di aspettative. E di programmazione. Aprire la saracinesca di un bar è cosa diversa dal riaprire un albergo od un villaggio vacanze. Per questo occorre definire in tempi rapidi una data, in funzione dell'andamento della pandemia». (…) Agli operatori dell'accoglienza che chiedono d'intensificare gli aiuti verso il loro settore cosa risponde? «L'altro giorno ho sbloccato 85 milioni di aiuti a favore delle agenzie di viaggio e tour operator. Fanno parte di uno stanziamento da 550 milioni per la filiera turistica che non erano stati attivati dal precedente governo. A questi si aggiungono i 1700 milioni decisi con il Decreto Sostegno: 700 a sostegno delle attività legate alla montagna (dai maestri di sci alle baite), 900 milioni per i lavoratori stagionali, 100 per le fiere. E presto sono certo che il governo provvederà ad un nuovo Decreto Sostegno. Poi, a proposito delle fiere e congressi, sono fiducioso che presto potremo anche definire la ripresa delle attività; magari facendo slittare verso settembre quelle che è possibile rinviare. E far svolgere con rigidi criteri di sicurezza le altre che non possono slittare. Come, credo, sia il Pitti Uomo a Firenze». Per rilanciare il comparto lei propone di estendere il superbonus al 110 per cento agli alberghi: quali vantaggi comporterebbe un superbonus allargato? «Vede, il miglioramento dei livelli di sostenibilità ambientale sono un benchmark europeo al quale l'Italia intende adeguarsi ad ogni livello. Quindi, anche quello dell'ospitalità turistica. Ho avuto nei giorni scorsi contatti informali con la Commissione europea ed hanno condiviso le linee italiane». (…) Si parla molto di pass sanitario, ma in attesa che si muova la Ue, l'Italia potrebbe fare da sé? «Si tratta di una scelta che dev'essere assunta dal governo nella sua collegialità. Certo, i tempi d'introduzione del lasciapassare europeo sono oggettivamente lunghi. Vediamo se riusciamo ad anticipare parzialmente la sua introduzione con interventi che vanno nella medesima direzione». La Grecia ha quasi completato l'immunizzazione delle sue isole per creare zone covid-free. L'Italia, come annunciato ieri dal Messaggero, sta per partire: può essere questa una strada per competere con Grecia e Spagna? «Il turismo è una componente importante per tutte le economie mediterranee. E se riuscirà a decollare per tempo potrà anche diventare uno sbocco occupazionale per tanti settori in crisi. La conformazione geografica della Grecia, poi, agevola la creazione di aree Covid free. Ma anche noi abbiamo isole bellissime sulle quali applicare interventi analoghi, come dimostra l'iniziativa avviata dal generale Figliuolo».

I MALATI DI TUMORE DIMENTICATI

C’è un capitolo vergognoso nella gestione, ricca di furbetti, della campagna di vaccinazione ed è quello dei soggetti davvero a rischio, “estremamente fragili”. Avvenire propone un approfondimento sui vaccini riportando la situazione allo Ieo, l’Istituto europeo di oncologia, di Milano.

«I medici dello Ieo di Milano: finora non abbiamo ottenuto una sola dose di vaccino per i nostri pazienti La Regione annuncia la profilassi per gli «estremamente gravi» da lunedì 12. Restano molte incognite «Ogni giorno riceviamo centinaia di chiamate dai nostri pazienti che ci chiedono quando saranno vaccinati. Non c'è niente di chiaro, le istruzioni che riceviamo sono confuse e contraddittorie. Pare che il 12 aprile ci verranno consegnate le prime dosi per gli 'estremamente fragili', gli unici oncologici considerati dalla Regione Lombardia... Noi siamo pronti, da un mese abbiamo due postazioni che attiveremo non appena avremo i vaccini». Parola di Fabrizio Mastrilli, direttore sanitario dello Ieo, l'Istituto europeo di oncologia di Milano, fondato da Umberto Veronesi, centro di eccellenza nella cura dei tumori. «Finora non abbiamo ricevuto una sola dose per i nostri pazienti, che sono decine di migliaia da tutta Italia, ma vogliamo essere fiduciosi. Pare che all'Ats di Melegnano (Milano, ndr) sia davvero arrivato uno stock per i nostri gravemente vulnerabili, ma aspettiamo di vederlo...». È tutto un 'pare che' e 'in Regione ci dicono', ciò che i vertici dello Ieo possono riferire a tre mesi e mezzo dal vaccine day di fine dicembre, la data che avrebbe dovuto aggredire la pandemia proprio dai più fragili e invece ha (dove più e dove meno) sprecato le prime centinaia di migliaia di dosi tra categorie privilegiate per qualche misterioso motivo». 

La Boldrini annuncia che si è ammalata e si dovrà operare. La cronaca su Repubblica :

«La malattia non è uno stigma, per questo ho deciso di dire io cosa mi sta accadendo». Laura Boldrini oggi si ricovera e verrà operata per un tumore. Nella giornata che precede l'operazione decide di rendere pubblica la sua malattia con lo stesso spirito battagliero con cui affronta la politica e con cui ha fronteggiato l'odio in rete di cui è stata bersaglio. Usa Facebook. Con semplicità annuncia: «Dopo giorni di accertamenti medici, è arrivata la notizia che più temevo, che ogni persona maggiormente teme. Purtroppo la malattia fa parte della vita ma non si è mai pronti ad affrontarla. Starò lontana dalla politica nelle prossime settimane». L'ex presidente della Camera, donna di sinistra con una lunga storia di portavoce dell'Alto commissariato delle Nazioni unite per i rifugiati, eletta in Sel e ora nel Pd, non è tipo che le manda a dire. Anche il tumore, i timori grandi che l'accompagnano preferisce affrontarli a viso aperto. E lo dice con altrettanta franchezza: «Mi ricovero per essere sottoposta a un intervento chirurgico e mi aspetta poi un cammino di cure e riabilitazione. Ho paura? Sì, ho un po' paura. Penso che chiunque al mio posto l'avrebbe. Al tempo stesso però ho grande fiducia in chi mi opererà e ho anche la determinazione di combattere per ritornare presto alla normalità della mia vita».

“ERDOGAN DITTATORE”, TENSIONE CON LA TURCHIA

Continua la polemica sui giornali di tutta Europa a proposito dello sgarbo della sedia durante la visita della Ue ad Ankara. Ma la frase di Draghi non è piaciuta ai turchi.

«È tensione tra Italia e Turchia. Il premier italiano Mario Draghi, ieri sera, ha condannato in modo netto il trattamento riservato alla presidente della Commissione europea che, martedì scorso, nel sontuoso palazzo presidenziale di Ankara era stata lasciata senza sedia durante il colloquio, cui partecipava anche il presidente del Consiglio europeo Charles Michel, per far ripartire il dialogo tra la Ue e la Turchia: «Non condivido assolutamente Erdogan - ha detto durante la conferenza stampa -, credo che non sia stato un comportamento appropriato. Mi è dispiaciuto moltissimo per l'umiliazione che la presidente della Commissione Ursula von der Leyen ha dovuto subire». E ha aggiunto: «Con questi dittatori, chiamiamoli per quello che sono, di cui però si ha bisogno, uno deve essere franco nell'esprimere la propria diversità di vedute e di visioni della società; e deve essere anche pronto a cooperare per assicurare gli interessi del proprio Paese. Bisogna trovare il giusto equilibrio». Affermazioni che hanno mandato la Turchia su tutte le furie. L'ambasciatore italiano ad Ankara, Massimo Gaiani, è stato immediatamente convocato dal viceministro degli Esteri con delega agli Affari Ue, Faruk Kaymakci, che gli ha espresso la «forte condanna» della Turchia per le «brutte e sfacciate affermazioni» di Draghi. E il capo della diplomazia turca Mevlut Cavusoglu, ha alzato il tono dello scontro: «Il premier italiano, nominato, ha rilasciato una dichiarazione populista e inaccettabile nei confronti del nostro presidente della Repubblica, che è stato scelto attraverso elezioni». (…) Forte anche la reazione di Numan Kurtulmus, il vice-leader dell'Akp, il partito al governo: «Da noi non ci sono dittatori. Se volete vedere un dittatore, guardate alla vostra storia. Guardate Mussolini» (…) Uno scontro diplomatico di questo livello tra Italia e Turchia non si vedeva da tempo. Anche dopo il tentato colpo di Stato che diede il via all'interminabile serie di arresti di accademici, attivisti e giornalisti, i rapporti tra i due Paesi sono rimasti molto buoni. Lo scorso 9 ottobre il ministro della Difesa Lorenzo Guerini aveva incontrato a Roma l'omologo turco Hulusi Akar. «Dialogo costruttivo e franco, sicuramente positivo per confermare lo stato delle eccellenti relazioni tra i nostri Paesi» aveva detto il ministro».

Maurizio Crippa sulla prima pagina del Foglio riconosce il valore anti ipocrita delle parole usata dal nostro Presidente del Consiglio.

«Il sediagate, il sofagate, "la sedia dei valori "(oddio, ma come gli vengono a @EnricoLetta?). E pure la sedia vuota in mezzo a Montecitorio (ne mise una Clint Eastwood a perculare Obama e fu una gran cosa, questa no). È molto facile ribaltare il pasticcio di politica e cerimoniale della visita europea ad Ankara in retorica indignata e in comunicazione da social. Ma serve a poco, anzi quasi a niente tranne che a gonfiare il vento e a sentirsi migliori, quelli dalla parte giusta del Bosforo. È un insulto alla democrazia, no alle donne, no all'Unione europea. Facendo finta che Ursula e Michel ma belle non fossero lì per pagare la mesata all'alleato implacabile ma obbligato. Ma finito lo show, resterebbe la necessità delle parole vere. Ed è una benedizione europea che ieri ci abbia pensato Mario Draghi, con il suo dono della sintesi che è anche linguaggio dell'evidenza, cioè della politica. Rispondendo alle domande sui fatti di Ankara ha chiamato Erdogan, senza tentennare, un "dittatore". Si arrabbierà, è sicuro. Ma "con questi chiamiamoli dittatori bisogna essere franchi nell'espressione della visione della società ma pronti a cooperare per gli interessi del Paese". Senza retorica, lo ha chiamato per nome».

CASALEGGIO MINACCIA, BETTINI CREA UNA CORRENTE

La politica ci racconta di un Movimento 5 Stelle sempre nei tormenti. Casaleggio va all’attacco e fissa un ultimatum. La cronaca sul Corriere.

«A un passo dalla scissione. E con una deadline fissata: il 22 aprile. La guerra tra M5S e Rousseau si arricchisce di nuovi capitoli e spinge su posizioni sempre più distanti il partito e la piattaforma. A rompere gli indugi è l'associazione gestita da Davide Casaleggio, che con un post (pare dopo aver avvisato Beppe Grillo dell'uscita) riepiloga le ultime vicende e lancia un ultimatum, fissando una data limite per il saldo dei 450 mila euro che reclama. L'associazione attacca (senza citarlo) Vito Crimi: «Da quel giorno, di quasi 15 mesi fa, il percorso del Movimento è stato caratterizzato da decisioni continuamente rimandate (come il voto del capo politico previsto da Statuto), da decisioni prese e mai attuate (come quelle degli iscritti agli Stati Generali), da decisioni impedite (come quelle dei Probiviri di sanzionare i morosi), ma anche da decisioni negate (come il diniego di attivare un accordo con Rousseau)». La mossa inizialmente sembra destinata a smuovere dall'immobilismo Giuseppe Conte. «Oggi personalità importanti stanno decidendo se iscriversi o meno al Movimento per dare il proprio contributo - si legge nel post - . Ci auguriamo che chiunque in futuro verrà scelto per guidare il Movimento saprà rappresentare a pieno il rispetto delle regole e degli impegni presi». Poi però arriva l'affondo di Enrica Sabatini, socia di Rousseau: «Conte ha dichiarato di non essere iscritto al Movimento e non riveste, ad oggi, un ruolo riconosciuto dallo Statuto per il quale possa avanzare o sottoscrivere proposte di accordo con Rousseau a nome del Movimento», dice all'Adnkronos».

Fabio Martini su La Stampa rivela che il guru del Pd romano, Goffredo Bettini, sta pensando di creare una sua corrente, di sinistra, nel Partito democratico. 

«Il nome è arioso: "le Agorà". Il sottotitolo allude ad un vasto programma, da realizzare con pazienza: "Socialismo e cristianesimo". La sostanza è che il 14 aprile nasce una nuova corrente nel Pd, la corrente di Goffredo Bettini, in due parole la Sinistra del Pd. Nella variopinta geografia dem mancava un'ala chiaramente schierata a sinistra, impegnata a tener strettissimo il dialogo con i Cinque stelle e con il suo leader in pectore, Giuseppe Conte. La fascinazione esercitata dall'ex presidente del Consiglio su una parte del Pd dunque prosegue. Certo, dopo la svolta identitaria di Enrico Letta, non è più possibile guardare a Conte come «punto di riferimento per le tutte le forze progressiste» però tutta la sinistra Pd continua a guardare all'ex presidente del Consiglio come leader di una alleanza elettorale. Ma anche - e qui il terreno si fa sdrucciolevole - come catalizzatore di un progetto inconfessabile e futuribile: un nuovo partito della sinistra, da realizzare disarticolando Pd, Cinque stelle e Leu. Ma se il Partito della Sinistra guidato da Conte per ora appartiene al mondo dei sogni, qui ed ora sta per nascere una nuova corrente, in questo caso con un chiaro profilo politico-culturale. Il romanissimo Goffredo Bettini - che era schierato a sinistra ai tempi del Pci, che per 20 anni è stato arbitro dei poteri a Roma ed è il padre politico di Nicola Zingaretti - dopo averci lavorato per mesi, ora è pronto al lancio della sua creatura: il 14 sarà presentato, ovviamente in videoconferenza, il manifesto delle Agorà, alla presenza di intellettuali d'area come Mario Tronti e Nadia Urbinati, del leader di Sant' Egidio Andrea Riccardi, di alcuni dei principali notabili della sinistra di governo come i ministri Andrea Orlando e Roberto Speranza, ma anche di personalità da sempre a sinistra come l'ex governatore della Toscana Enrico Rossi.».

CONCORSI PUBBLICI FATTI PER I PRECARI?

Tito Boeri e Roberto Perotti su Repubblica criticano il piano Brunetta che ha annunciato 500 mila assunzioni nella Pubblica amministrazione neri prossimi 5 anni. I due economisti temono che si stia perdendo, con questi concorsi, l’occasione di assumere i giovani migliori, mentre saranno regolarizzati tutti i precari, anche coloro che non sono all’altezza. In primis, nella scuola. 

«Alcune delle sfide più impegnative che attendono la Pa, a partire dal recupero dei gap formativi accumulati durante la pandemia, rischiano perciò di essere affidate solo a chi è già in servizio senza possibilità di escludere chi non si è rivelato all'altezza. Alla fine di questi nuovi concorsi circa un terzo degli insegnanti nelle nostre scuole (età media 53 anni) sarà entrato con stabilizzazioni anziché con concorsi ordinari. Nella scuola le procedure accelerate non risolveranno neanche il problema della mancanza dei docenti al Nord all'inizio del prossimo anno scolastico, perché il Ministro Bianchi ha già attivato le procedure di mobilità. Come sempre, molti insegnanti chiederanno di essere trasferiti al Sud dove il loro stipendio vale molto di più che nelle città del Nord date le differenze nel costo della vita.
(…) Stiamo perdendo l'occasione, con il massiccio turnover previsto nei prossimi cinque anni di rinnovare davvero la pubblica amministrazione. Per esempio, i primi a venire assunti senza prove orali saranno proprio i 2.800 tecnici destinati a gestire le politiche di coesione nel Mezzogiorno, il cui bando è apparso in questi giorni in Gazzetta Ufficiale. Si parla tanto del Pnrr come di una occasione unica per rilanciare il Sud, non dovremmo selezionare questi tecnici con particolare cura?».

Per chi vuole, ci vediamo dalle 16.50 su 10alle5 Quotidiana https://www.10alle5quotidiano.info/ per gli aggiornamenti della sera. Oggi proporrò anche La Versione del Venerdì, non mancate.

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