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Europa unita sugli aiuti a Kiev

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Orbán cede e la Ue decide 50 miliardi di sostegno all'Ucraina. Il premier ungherese entra nell'Ecr di Meloni. Trattori a Bruxelles. Medio Oriente verso la tregua. Scontro Stellantis-governo

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Alessandro Banfi
feb 02, 2024
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Europa unita sugli aiuti a Kiev
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Alla fine Giorgia Meloni (insieme a Emmanuel Macron, sottolinea il giornale della Stellantis) ha ottenuto un mezzo miracolo: Viktor Orbán, nonostante i suoi ottimi rapporti con Mosca, ha ceduto ed ha acconsentito a spedire gli aiuti all’Ucraina per 50 miliardi. Le condizioni ottenute dal premier ungherese non sono proibitive. La Ue dovrà fare un resoconto periodico che verrà esaminato congiuntamente. Semmai il risultato ottenuto da Orbán è politico: esce dall’isolamento ed entra nell’Ecr, il raggruppamento dei Conservatori europei (finora era stato nei Popolari, con cui c’erano enormi tensioni), di cui Meloni è leader indiscusso. Ancora una volta la nostra premier raccoglie un successo internazionale, mediando fra la destra populista e gli interessi occidentali. L’Europa salva la faccia, anche nel giorno turbolento delle proteste dei trattori, trovando un’unità che alla vigilia appariva quasi impossibile. Kiev ringrazia: la prima tranche di 18 miliardi di aiuti arriverà a marzo. Il tempo dirà se la fermezza della solidarietà europea, in un momento delicato di stanchezza nei confronti dell’Ucraina, potrà affrettare la pace. Anche considerando le voci su un pressing americano per fermare la situazione allo status quo dei territori conquistati finora dalla Russia.     

Il fronte mediorientale vive un momento di passaggio. Il Qatar sostiene che ci sono i sì di Israele e di Hamas alla bozza di tregua a cui si sta lavorando da giorni. E la pressione americana verso Gerusalemme (oggi Blinken torna da Netanyahu) si esprime nelle sanzioni contro i coloni. Thomas L. Friedman sul New York Times (in Italia sulla Repubblica) osserva che Joe Biden può ancora incidere sulla soluzione per Gaza, influenzando un cambio politico in Israele, fra i palestinesi e anche a Teheran. Nello Scavo intervista per Avvenire il numero due dell’Anp. Sostiene che con una tregua anche Hamas può cambiare.  

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