Francesco e la laicitè
Il viaggio del Papa in Corsica è centrato su fede popolare e laicità, partendo da Ratzinger. Domenica di messe in Siria. Meloni attacca Schlein, Prodi e Landini. La classifica delle città sul Sole
La visita di papa Francesco in Corsica ha un valore che va oltre la contingenza. Non solo perché arriva dopo l’assenza da Parigi, alla sfarzosa inaugurazione di Notre Dame. Non solo perché è un segno di stima e di affetto per l’arcivescovo di Ajaccio, il cardinale Francois- Xavier Bustillo, un porporato cui va prestata attenzione. Ma soprattutto, come scrive oggi Iacopo Scaramuzzi su Repubblica, perché papa Francesco ha elogiato della Corsica «il modello di laicità locale, molto diverso da quello amato all’Eliseo, indicando la Corsica come esempio virtuoso in Europa». La parola laicità è stata la chiave della visita e nel suo discorso che ha chiuso i lavori del congresso sulla Religiosità Popolare nel Mediterraneo, principale motivo del viaggio, è stato il cuore del messaggio di Bergoglio. Qui trovate l’integrale del discorso, che andrà letto e studiato. Dice fra l’altro il Papa, citando un documento di Benedetto XVI: «La pietà popolare, che qui in Corsica è molto radicata – e non è superstizione –, fa emergere i valori della fede e, allo stesso tempo, esprime il volto, la storia e la cultura dei popoli. In questo intreccio, senza confusioni, trova forma il dialogo costante tra il mondo religioso e quello laico, tra la Chiesa e le istituzioni civili e politiche. Su questo tema, voi siete in cammino da molto tempo, è una tradizione vostra, e siete un esempio virtuoso in Europa. Andate avanti!».
A proposito di laicità, di presenza della fede popolare e di rapporto col regime politico, ieri è stata la prima Domenica per la Damasco liberata in cui i cristiani del posto hanno potuto andare a Messa. Lo ha raccontato sul sito del Corriere in un video Andrea Nicastro. Stamattina però l’articolo più completo sui quotidiani è quello di Fausto Biloslavo sul Giornale. Scrive Biloslavo: «La chiesa cattolica della conversione di San Paolo è gremita di gente con le donne cristiane in prima fila che cantano e pregano scambiandosi un segno di pace. “Siamo felici del cambiamento - sottolinea Rana al Jrjous uscendo dalla funzione - Abbiamo speranze, ma anche paura per il futuro”. Maria, che parla italiano, chiede solo “una vita migliore” e un’altra cristiana più giovane, con i capelli lunghi, ammette di “avere paura che mi impongano il velo. Spero che rispettino la mia religione”. (…) Firas Lufti, il francescano custode della Terra Santa, ribadisce che “il primo sentimento era di gioia legato al superamento della dittatura, ma se quello che verrà sarà migliore è un grande punto interrogativo”. Anche lui parla perfettamente italiano e ricorda che “i miliziani al potere hanno alle spalle un bagaglio islamo-fanatico, estremista e jihadista. Questo stile di governo non può reggere in Siria, un Paese mosaico di etnie e religioni. Speriamo di non arrivare alla conclusione che si stava meglio quando si stava peggio”».
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