Gaza, continuo allarme
L'Oms: "Grave la situazione nella Striscia". Alta tensione fra Israele e Iran. Mediano Russia ed Egitto. Giorgetti alla Camera: attenti al debito. Meloni: secondo no alla stampa. Nyt contro l'AI
Un’avvertenza iniziale: la Versione di Banfi nei giorni delle Feste natalizie ha una forma diversa dal solito, leggermente più agile. Saremo presenti con la stessa cadenza di uscita dei giornali quotidiani, ma con un approccio più rilassato. Alla fine di questa introduzione, della Foto del Giorno e dei titoli dei quotidiani, trovate direttamente il link degli articoli scelti in pdf. Come sempre, non tutti gli articoli riportati integralmente saranno citati, ma sono comunque quelli ritenuti i più importanti della giornata. Buona lettura e buone feste.
Le notizie dell’ultima ora ci fanno guardare di nuovo alla Striscia di Gaza. Secondo l’Oms è ancora aumentata la crisi umanitaria. Sami Al-Ajrami nel suo diario per Repubblica scrive oggi: «Si comincia a perdere la speranza anche per chi è stato ferito e con le cure adeguate si potrebbe salvare: ma fuori da qui. Lontano da Gaza, dove dopo 82 giorni di guerra gli ospedali sono stracolmi e manca l’essenziale. L’accordo per portare fuori i feriti gravi esiste: e i luoghi pronti ad accoglierli anche, compresa la nave-ospedale italiana Vulcano attraccata al porto egiziano di Al Arish, nel Sinai, ad appena 45 chilometri dal valico di Rafah dove qualche “fortunato” – si fa per dire - è già arrivato». Su Avvenire Lucia Capuzzi racconta ciò che sta accadendo al campo di Jenin in Cisgiordania: «I residenti vivono in stato d’allerta perenne: i blitz israeliani «sono ormai uno ogni tre giorni».
La tensione internazionale è altissima per lo scontro tra Israele e Iran. Da Teheran, ieri, è giunta anche una “rivendicazione” dell’attacco terroristico del 7 ottobre, rivendicazione smentita da Hamas. “Nel caso di qualunque tipo di aggressione contro l’Iran da parte del regime sionista, l’Iran raderà al suolo Tel Aviv”, ha minacciato Iraj Masjedi delle Guardie della rivoluzione. Due le mediazioni in campo: una russa, di cui riferisce Il Fatto, e che avrebbe preso corpo dopo la lunga telefonata fra Netanyahu e Putin dei giorni scorsi. L’altra è egiziana, secondo Michele Giorgio sul Manifesto. Al Cairo sarebbe già arrivato Majdi Faraj, il capo dell’intelligence dell’Autorità nazionale palestinese (Anp), in anticipo sull’arrivo di tutti i delegati scelti dal presidente Abu Mazen che in Egitto discuteranno tempi e modi di una possibile «riconciliazione nazionale» tra tutte le organizzazioni politiche palestinesi.
Su Avvenire interessante intervento di Antonio Mattiazzo, Vescovo emerito di Padova, residente in Terra Santa da qualche anno. Citando la Fondazione Oasis, Mattiazzo propone di superare il concetto di “due popoli, due Stati”, organizzando in un unico Stato, Israele, una convivenza pacifica dove «gli arabi palestinesi, attualmente in condizioni economiche e sociali inferiori, godrebbero invece di pieni diritti e vantaggi sociali-economici, come i palestinesi cittadini israeliani».
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