Gaza, il cimitero dei bambini
Il segretario dell'Onu Guterres denuncia la strage nella Striscia: 10 mila civili uccisi. 36 giornalisti eliminati. Angoscia per gli ostaggi. Meloni si accorda con l'Albania per due campi di migranti
L’Occidente non vuole vedere l’orrore. Ha ragione Domenico Quirico nella sua amara analisi sulla Stampa. L’atteggiamento prevalente, ad un mese esatto dall’attacco terroristico di Hamas, è quello di sperare che l’ennesimo conflitto israelo-palestinese resti locale. Poco importa se ci sono ancora 241 ostaggi nelle mani degli aguzzini. E se il segretario generale dell’Onu usa una metafora agghiacciante, dicendo al mondo: “La Striscia di Gaza è un cimitero di bambini”. La “strage su strage” continua. Nessuno ha chiaro che cosa potrà succedere se e quando l’operazione militare delle forze armate israeliane finirà. Non lo sa Benjamin Netanyahu, non lo sanno i dirigenti arabi che supportano Hamas, non lo sanno gli americani, che pure nella loro azione diplomatica provano a resuscitare l’Autorità Nazionale Palestinese di Abu Mazen. Ma l’Anp è molto logorata come credibilità di fronte ai palestinesi stessi. La stessa sorte tocca al suo vecchio leader.
In realtà si affacciano ipotesi alternative, alla ricerca di una rappresentanza palestinese che possa sostituire o quantomeno normalizzare Hamas, in vista di un possibile negoziato. Avvenire, con Lucia Capuzzi, rilancia il nome di Marwan Barghouti, condannato a più ergastoli e detenuto in un carcere israeliano. Se fosse graziato sarebbe, secondo i sondaggi, uno dei pochi leader palestinesi in grado di sconfiggere i capi di Hamas nelle urne. Il Corriere della Sera, con Davide Frattini, scrive di Mohammed Dahlan, considerato l’ultimo erede di Yasser Arafat. Dahlan nel 2007 fuggì dalla Striscia di Gaza dopo l’ascesa di Hamas, ed è oggi rifugiato negli Emirati.
L’Europa è pubblicamente divisa anche sulla richiesta di pace in Medio Oriente e oggi diversi articoli criticano la solitudine di Ursula von der Leyen. Romano Prodi, suo predecessore, ha ammesso con una certa durezza la scorsa settimana, intervenendo al Forum Euroasiatico di Verona organizzato quest’anno a Samarcanda, che mai era capitato al nostro continente, come in questo caso, di essere così assente da una grave crisi che riguarda il Medio Oriente: “L’Europa non c’è”, ha detto Prodi.
Nuova marcia silenziosa per la pace dopo quella promossa a Firenze. È accaduto domenica a Trieste dove sono sfilati 1.500 cittadini. A convocarli, il rabbino capo di Trieste, Rav Eliahu Alexandre Meloni, il vescovo di Trieste, monsignor Enrico Trevisi e il presidente della Comunità Islamica di Trieste Omar Akram.
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