Gaza, il mondo deve agire
Suor Nabila da Gaza: senza la tregua moriamo di fame. Spiragli in Israele. Nel Mar Rosso guida a Grecia e Francia. Caso Salis: Lega contro Meloni. Oggi la Ue decide su Ucraina e Ungheria
«Sei mesi prima che venisse assassinato, Yitzhak Rabin mi chiama e mi chiede chi, a mio parere, avrebbe avuto un peso determinante nelle elezioni israeliane del 1996. Gli feci il nome di un politico, e lui “no”. Provai un altro nome, e lui “no”. Allora chi, gli chiesi. E lui: “Hamas”. Disse: “Due bombe di Hamas e gli israeliani voteranno Netanyahu, non me”. Prima del voto esplosero quattro bombe di Hamas… e Netanyahu vinse le elezioni». A parlare è l’americano veterano dei negoziati, il 75enne Dennis Ross, mediatore in Medio Oriente per conto di Bush, Clinton e Obama, intervistato stamattina da Repubblica. Nell’aneddoto ci sono trent’anni di storia del Medio Oriente che oggi sono arrivati ad una drammatica conclusione: né il popolo palestinese, né quello israeliano sembrano oggi voler garantire l’esistenza dell’altro. E tutta la questione appare una grande prova per il mondo e per gli Usa, che ne sono ancora leader.
Esiste un diritto internazionale? C’è un modo per spingere in favore di una convivenza pacifica e di un riconoscimento reciproco? Domande angosciose se si ascolta l’appello di suor Nabila Saleh, che ha tenuto in piedi per anni la scuola della parrocchia cattolica di Gaza e che oggi dice: se non arriva la tregua, moriremo di fame. Eviteremo altre morti? Francesca Mannocchi racconta sulla Stampa l’esperienza della piccola minoranza dei pacifisti israeliani, obiettori di coscienza che pagano in prima persona la loro posizione contro la guerra e l’odio fra i popoli. Mentre Stefano Parisi sul Sole 24 Ore replica duramente a chi mette in dubbio che Israele sia una democrazia.
Sul fronte politico diplomatico trapelano notizia sulla guida di Francia e Grecia alla missione navale militare nel Mar Rosso. L’Italia dovrebbe avere una posizione defilata. Oggi è un giorno decisivo per l’Ucraina. Perché in sede Ue si devono sbloccare i fondi di aiuti a Kiev, finora bloccati dall’Ungheria di Viktor Orbán.
Se volete continuare a leggere, potete iscrivervi subito e SE NON SIETE GIÀ ABBONATI, cliccate su questo pulsante verde: