Giochi di pace
Parte stasera Parigi 2024 con una sfilata di battelli sulla Senna. Speranze di tregua. Mieli elogia Parolin per Kiev. Netanyahu negli Usa. Meloni in Cina. Tajani critica La Russa. Auguri ai nonni
Dunque, stasera si aprono i Giochi Olimpici di Parigi, edizione numero 23 dell’era moderna. Ci saranno 85 battelli che sfileranno sulla Senna, dal Ponte d’Austerlitz fino al Trocadero sotto la Tour Eiffel, per portare gli atleti delle varie Nazioni. I giornali stressano l’aspetto della sicurezza e delle misure anti-terrorismo, usando per Parigi l’aggettivo consunto di “blindata”. Ovvio che il tema sicurezza non sia secondario, in un mondo martoriato da due guerre in corso, in Europa e in Medio Oriente. Guerra e pace fanno in realtà da sfondo alla grande gara sportiva che dovrebbe suscitare una tregua su tutta la Terra. Il rischio di un colpo di mano del fondamentalismo islamico è serio, così come preoccupano le mosse dei servizi dei Paesi in conflitto.
Oggi Domenico Quirico sulla Stampa, da bastian contrario qual è, critica la naturale aspirazione al cessate il fuoco durante la manifestazione, ricordando che l’origine delle moderne Olimpiadi risale ad un momento di euforia nazionalistica, tipica della seconda metà dell’Ottocento. Le Olimpiadi sarebbero in realtà una prosecuzione e un’espressione della guerra fra Nazioni. E scrive: “Solo il Papa, poverino, ci crede ancora”. Sarebbe però da verificare quanto queste speranze, “poverine”, siano davvero condivise dai popoli, più che dai cinici potenti della Terra.
A proposito di illusioni e mosse vaticane per la pace, oggi il Corriere della Sera pubblica un importante editoriale di Paolo Mieli sull’operato della Chiesa cattolica. Prendendo spunto dalla visita appena compiuta a Kiev dal segretario di Stato, il cardinal Pietro Parolin, Mieli scrive: «La Chiesa di Roma che, per mesi e mesi, era parsa assai poco sensibile ai destini nella “martoriata Ucraina” è ora in prima fila a battersi per la sorte dei derelitti, perfino delle vittime più trascurate di quel conflitto. Ci sembra doveroso dargliene atto».
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