Giorgia e Giorgetti

Confronto interno con la Lega per la Meloni. In ballo seggiole e poltrone ma anche decisioni di fondo. Compromesso sul contante. Putin attacca l'Occidente, gli americani piazzano 150 nuove bombe

Lo scenario era ampiamente previsto: le prime difficoltà di Giorgia Meloni sono venute dagli alleati di governo. Se infatti Silvio Berlusconi è apparso in queste ore ridimensionato, dopo il fallito agguato sull’elezione di Ignazio La Russa (ma il suo forcing sui sottosegretari è intenso in queste ore), Matteo Salvini ha costretto la premier (complice Alberto Bagnai) ad infilarsi in una polemica sull’uso dei contanti che ha rianimato le opposizioni. Meloni ha raggiunto un compromesso per non andare oltre il tetto dei 5 mila euro, ma si è dovuta spendere. Un’altra disputa con la Lega poi sta montando sui Direttori generali dei Ministeri. Posti chiave del deep state all’italiana, molto più dei viceministri e sottosegretari. In primis un braccio di ferro è sul direttore generale del Ministero dell’Economia e Finanze perché Giancarlo Giorgetti, su forte pressione del Capitano, vorrebbe sostituire Alessandro Rivera, in quel posto dal 2018. Meloni invece vorrebbe mantenerlo. Per non parlare dell’influenza leghista sul nuovo ministro degli Interni Piantedosi, che ha già riaperto la polemica su barconi e soccorsi. Il vero banco di prova del nuovo governo è dunque sulle prime vere decisioni, dopo i discorsi e la fiducia: decreto bollette, legge Finanziaria, assetto reale del potere con le nomine di direttori generali, dei viceministri e sottosegretari e dei presidenti di commissione di Camera e Senato. Meloni in questi giorni deve anche scegliere la persona giusta come protavoce ufficiale di Palazzo Chigi. Il fine settimana che inizia oggi, con le feste dei Santi e i Morti, sarà dedicato a queste scelte.   

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