Gli Usa verso la guerra
Trump chiede la resa senza condizioni dell'Iran, altrimenti entra in guerra. Per gli 007 Usa la Bomba atomica iraniana è lontana. Khamenei: la battaglia ha inizio. Il Papa: "La pace non è un'utopia"
Notte di guerra nei cieli di Teheran e Tel Aviv. Donald Trump conferma: se l’Iran non si arrende, gli Usa scenderanno in battaglia, a fianco di Israele. Le sue parole suonano come un ultimatum e sono coerenti con le mosse militari dell’aviazione e della marina statunitensi, in allerta nel Mediterraneo. Nella notte italiana il presidente Usa ha parlato direttamente al telefono con Benjamin Netanyahu mentre la Guida Suprema Khamenei ha risposto su X: «La battaglia ha inizio. La Repubblica islamica trionferà sul regime sionista». Dagli Usa i vertici dei servizi segreti americani hanno smentito che l’Iran fosse vicino alla bomba nucleare, considerazione che Trump ha del tutto ignorato.
Oggi diversi giornali tornano a raccontare i tentativi di cambio di regime “manu militari” avvenuti nel passato. Scrive Antonio Negri sul Manifesto: «Negli ultimi trent’anni i cambi di regime imposti dall’esterno hanno prodotto disastri clamorosi. Basti pensare all’Afghanistan nel 2001 con la fuga da Kabul venti anni dopo e il ritorno dei talebani; all’Iraq nel 2003 sprofondato nella guerra civile e nel jihadismo; alla Libia di Gheddafi nel 2011, fuori controllo e sempre divisa. Per contrasto in Siria, a dicembre, sono state le forze locali a far cadere Bashar Assad, per quanto sostenute dall’estero. Possiamo detestare quanto vogliamo il regime degli ayatollah ma pensare, come scrive Pierre Haski su Internazionale, che la caduta di quello di Teheran possa creare progresso e libertà significa essere ingenui e confondere i desideri con la realtà. Un crollo del regime sotto i colpi dell’esercito israeliano non farebbe altro che alimentare un caos da cui potrebbero emergere forze oppressive e antidemocratiche».
I mercati stamane registrano una certa preoccupazione: l’Iran è il secondo Paese al mondo per le riserve di gas, il quarto per il petrolio. È vero che in chiave interna israeliana (ma anche come solidarietà internazionale) Benjamin Netanyahu ha recuperato molto sull’immagine di Israele. Come riporta il Corriere, la società israeliana è molto più unita sulla guerra a Teheran che sull’invasione di Gaza. E, come ha detto il cinico cancelliere tedesco Friedrich Merz, “Israele sta facendo il lavoro sporco per tutti noi”. E tuttavia le notizie dalla Striscia restano raccapriccianti.
Ieri un’altra strage: l’esercito israeliano ha sparato vicino ai siti di distribuzione degli aiuti della Gaza Humanitarian Foundation. Sono oltre 50 i palestinesi che ieri sono stati uccisi, 200 i feriti. Testimoni affermano che le forze israeliane hanno aperto il fuoco e bombardato un’area nei pressi di un incrocio a est di Khan Younis, dove migliaia di palestinesi si erano radunati nella speranza di ricevere un po’ di farina dal Programma alimentare mondiale (Pam).
Giorgia Meloni è raccontata dal Giornale come “figura capace di costruire un dialogo tra le due sponde dell’Atlantico e smussare spigoli”. Lo dimostra la foto del bilaterale con il presidente degli Stati Uniti, andato in scena su una panchina di legno del Pomeroy Kananaskis Mountain Lodge, sede del G7. Nel vertice canadese, infatti, fra i leader europei abbandonati dal presidente Usa (direttamente polemico con Emmanuel Macron), la nostra premier appare la più vicina a Washington.
Domani Meloni tornerà alle beghe romane, prima fra tutte la questione del terzo mandato che crea una forte tensione fra Lega e Forza Italia. Nell’opposizione il tema di discussione è la partecipazione alla manifestazione contro il riarmo, prevista nel prossimo fine settimana. Ne parla, fra gli altri. Marco Tarquinio sul Manifesto di oggi.
La pace è un obiettivo perseguibile e non “un’utopia spirituale”. Alla non violenza si può educare attraverso percorsi, iniziative di mediazione nei conflitti, progetti di accoglienza che “trasformino la paura dell’altro in opportunità di incontro”. Poi cooperazione con le autorità civili per il bene comune. Rispetto della dignità umana a fronte di sfide che rischiano di “appiattirla” come IA, biotecnologie, social media. Dialogo con tutte le realtà ecclesiali (parrocchie, associazioni e movimenti) quali spazi di “ascolto intergenerazionale”. Avanti nel Cammino sinodale, senza paura di fare “scelte coraggiose”. È programmatico il discorso che papa Leone XIV ha rivolto ieri ai Vescovi della CEI (qui l’integrale) e merita una riflessione attenta. Commenta Andrea Tornielli su Vatican News: «Annuncio dell’essenziale, una pastorale sul tema della pace, una riflessione viva sull’umano nell’era del digitale e dell’intelligenza artificiale, coltivare la cultura del dialogo. Sono le coordinate che Leone XIV ha indicato alla Chiesa italiana e rappresentano un’indicazione preziosa, radicata nel Vangelo e immersa nelle sfide del tempo presente». Ieri la Sala Stampa ha anche comunicato che quest’estate il Papa andrà in vacanza a Castel Gandolfo due volte, dal 6 al 20 luglio (udienze sospese) e dal 15 al 17 agosto.
Tra poco inizia l’esame di maturità per 524 mila studenti. I candidati dei diversi tipi di scuola come prima prova dovranno scrivere un tema, secondo i differenti argomenti che il Ministero della Pubblica Istruzione proporrà. Non sono mancati gli auguri della premier agli studenti.
La Versione si conclude oggi con la recensione di un libro di poesie dell’intellettuale goriziano Carlo Michelstädter. Si tratta di un’Antologia poetica multilingue (Mimesis edizioni), che raccoglie «15 poesie in 12 lingue» del pensatore morto suicida nel 1910, a 23 anni.
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LA FOTO DEL GIORNO
Missili iraniani nella notte su Tel Aviv. “La battaglia ha inizio”, ha scritto Ali Khamenei, nella sua prima reazione dopo che il presidente americano Donald Trump ha detto di non avere alcuna intenzione “per ora” di uccidere il leader iraniano ma di sapere esattamente dov’è.
Foto: Ansa
Vediamo i titoli sui giornali di oggi.
LE PRIME PAGINE
Il coinvolgimento completo americano sembra imminente. Il Corriere della Sera lo mette in chiaro: Iran, Trump pronto a entrare in guerra. Anche La Repubblica usa gli stessi termini: Iran, Trump pronto alla guerra. La Stampa riporta tra virgolette il contenuto dell’ultimatum americano: «Iran, resa incondizionata». Così come Avvenire: «L’Iran si arrenda». Il Messaggero è oggettivo: Teheran, gli Usa in campo. Il Giornale sottolinea le critiche ai francesi: Trump pronto alla guerra: «E Macron non capisce niente». Per il Quotidiano Nazionale è un’intimazione: Trump minaccia l’attacco. «Voglio la resa dell’Iran». Il Fatto sottolinea che i servizi segreti Usa non credono nel nucleare iraniano: Trump pensa alla guerra: gli 007 zittiti sulla Bomba. Libero già festeggia: Finalmente! L’Iran delle belve sta per cadere. Anche La Verità si rivolge a Teheran: «Arrendetevi». Titolo ironico del Manifesto che riprende la cinica espressione del cancelliere tedesco Merz: Lavoro sporco. Il Domani ricostruisce: L’ultimatum di Trump a Khamenei: «Arrendetevi». Il Sole 24 Ore registra uno spostamento sulle valute: Commercio Internazionale: meno dollari e più euro.
ARTICOLI DI MERCOLEDÌ 18 GIUGNO
In un unico pdf tutte le citazioni che meritano in ordine logico: