La Versione di Banfi

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Guerra aperta

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1.300 obiettivi colpiti in Libano in poche ore. Israele decide l'escalation: 500 morti, distrutto metà arsenale hezbollah. Meloni parla all'Onu e Musk la premia. Ma torna prima. Sortino da leggere

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Alessandro Banfi
set 24, 2024
∙ A pagamento
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Dunque, la guerra in Libano è guerra aperta, guerra vera. Ieri in una sola giornata Israele ha annunciato di aver colpito 1.300 obiettivi. La stima dell’esercito israeliano è di avere distrutto almeno la metà dell’arsenale di razzi e missili con cui hezbollah hanno martellato villaggi e città del Nord del Paese. E questo in poche ore. Gianluca Di Feo scrive su Repubblica che i danni di ieri sono stati superiori a tutti quelli provocati dalla guerra del 2006. Il bilancio delle vittime è pesante: 500 i morti, di cui 35 sarebbero bambini. Con volantini e messaggi l’esercito israeliano ha invitato i libanesi ad “allontanarsi” dai miliziani del partito di Dio e dai loro rifugi. Ma le polemiche sulle vittime civili sono destinate ad aumentare. La Cina è intervenuta ufficialmente per sottolineare che vanno tutelate le vite dei civili. Se si considera poi che proprio oggi Joe Biden dovrà parlare all’Onu, è evidente che l’escalation imposta dal governo Netanyahu mette il mondo di fronte al fatto compiuto in una settimana del tutto particolare. La tregua su Gaza, nonostante le insistenze di Washington, sembra sempre più improbabile, mentre l’allargamento “regionale” della crisi è inevitabile. Ci sarà un’invasione di terra del Libano da parte di Israele? Gli esperti per ora la escludono ma non ci sono certezze in questo campo.

All’Onu parlerà anche Volodymyr Zelensky che presenterà allo stesso Biden il “piano della vittoria”, che sicuramente prevede la richiesta di nuovi sostegni economici e militari all’Ucraina e il via libera per usare armi in territorio russo. In un’intervista alla Stampa l’analista Charles Kupchan sostiene che è sbagliato continuare a parlare di vittoria e che la guerra in Ucraina finirà con un negoziato.

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