I nuovi Krupp e gli invisibili
Ad Istanbul, a Gaza, a Tel Aviv gli "invisibili" alzano la testa contro la guerra e la violenza degli Stati. Propaganda tedesca sui nostri giornali. Prosperi risponde a Polito. Sisma record in Myanmar
È il momento degli “invisibili” scrive Avvenire nell’editoriale di Lucia Capuzzi. Persone e popoli che disperatamente alzano la testa contro la logica della guerra e della violenza di Stato, nel silenzio assoluto delle democrazie e degli organismi internazionali, impegnati in una folla corsa alle armi. Mentre la maggioranza dei mass media europei battono la gran cassa dell’ora fatale, della guerra imminente, della corsa al riarmo come necessità ineluttabile. Bollando come “neutralisti” senza nerbo tutti coloro che si oppongono (nella realtà due terzi degli italiani, come certifica oggi l’ennesimo sondaggio). Il silenzio dei potenti e dei leader pesa come un macigno anzitutto su Istanbul, teatro ieri di una delle manifestazioni più grandi nella storia della Repubblica di Turchia. Secondo la principale forza di opposizione turca, il Partito popolare repubblicano (Cumhuriyet Halk Partisi, Chp), in piazza ieri c’erano più di due milioni di persone (vedi Foto del Giorno) per protestare contro l’arresto del sindaco della città, Ekrem Imamoglu, detenuto dal 19 marzo, vero oppositore di Recep Tayyip Erdogan. Francesco Strazzari sul Manifesto ha scritto: «Forse le mobilitazioni che vediamo allargarsi e persistere, da Belgrado a Tbilisi, da Budapest a Istanbul, meriterebbero da parte nostra una considerazione e un’analisi più profonda di quella offerta da strumentali tentativi di ignorarne le diversità, sommando le piazze fra loro, in una ipotetica “primavera delle libertà”. Mentre nel mondo si assiste al ritorno della conquista militare e dei piani di riarmo, mentre si perseguono pacificazioni neo-imperiali in un teatro post-egemonico nel quale gli “egemoni” si mostrano incapaci di alcuna guida, esiste e persiste, attraverso i confini, il protagonismo di chi rivendica democrazia, diritti e giustizia sociale». Lucia Capuzzi su Avvenire torna sulle manifestazioni popolari di protesta contro Hamas nella Striscia di Gaza e le quotidiane mobilitazioni a Tel Aviv contro il governo di Benjamin Netanyahu (che proprio ieri ha ammesso di aver colpito deliberatamente domenica scorsa a Rafah Vigili del fuoco e Ambulanze, uccidendo 15 soccorritori). Scrive: «“Non ci rappresentano”, gridano a Beit Lahia come a Tel Aviv rivolti ai rispettivi leader. Una grande verità: fin dal 7 ottobre questi due popoli hanno dimostrato di avere maggior lungimiranza, creatività, saggezza, di chi dovrebbe rappresentarli. Con questa consapevolezza, l’Alleance for Middle East Peace (Allmep), rete di cui fanno parte 170 associazioni israeliane e palestinesi, chiede da mesi alla comunità internazionale di includere le rispettive società civili nei negoziati per la pace in Medio Oriente. Un appello sottoscritto da papa Francesco all’Arena di Pace dello scorso maggio a Verona».
Anche i popoli europei non sono ascoltati. Ieri il Corriere della Sera ha ospitato una lunga intervista a Ursula von der Leyen che è tornata a rilanciare il piano di riarmo europeo (che pure ha cambiato nome), presentandolo come una grande opportunità per aziende italiane come Leonardo e Fincantieri. L’altro esponente dei popolari tedeschi, Manfred Weber, ha perorato la stessa causa dalle colonne della Stampa. È incredibile come sia da tutti accettato come normale che il riarmo tedesco (cambiando la Costituzione dopo 80 anni) sia avvenuto grazie al voto di un Parlamento delegittimato dal voto popolare. Che sarà mai un po’ di autoritarismo, e di golpe antidemocratico, in nome dell’imminente guerra? “Maiora premunt”. Del resto il Kaiser Guglielmo era in prima fila ai funerali di Krupp. I sondaggi (Alessandra Ghisleri sulla Stampa) sono “invisibili”. Come le proteste di Istanbul, Gaza, Tel Aviv. Incidenti di percorso da superare in fretta. A Trump e Putin si risponde con un Trump e mezzo.
Non è così che appaiono i leader francesi e inglesi? Scrive Domenico Quirico sulla Stampa oggi: «A sentirli, il cessate il fuoco è una maledizione, la guerra generale è alle porte, la Legione e i commandos di Sua Maestà già dovrebbero squadronare sul Dnipro per metter subito la museruola agli arruffoni di Mosca. Ti rendi conto continuamente dell'interminabile ripetizione della fatiscenza franco-britannica, della enorme pressione dell'impotenza travestita da politica che scorre, si ramifica e si estende come l'acqua alluvionale. Voglion fare il verso a Churchill e a De Gaulle ma somigliano a Stenterello e Pulcinella».
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