Il cambio inglese
Nuovo governo laburista subito in pista. Speranze e rischi. Anche in Iran vince il riformista. Le Pen vicina al potere. Biden resiste. Visita choc di Orbán da Putin. 30 anni con Forrest Gump
Edizione della Versione eccezionalmente di sabato (e non di domenica), dedicata all’incredibile ingorgo elettorale di un anno unico nella storia. La notizia dell’ultima ora, i giornali di oggi non ne parlano ancora, è che in Iran ha vinto il candidato riformista Massoud Pezeshkian, che è stato eletto al posto del presidente Ebrahim Raisi, morto in un incidente del suo elicottero. Parlando alla tv di Stato Pezeshkian ha ringraziato subito i cittadini venuti a votare “con amore e per aiutare” il Paese, grazie ai quali ha battuto l’ultraconservatore Said Jalili. In realtà gli ayatollah temevano un’affermazione del fondamentalista e negli ultimi giorni avevano appoggiato discretamente il riformista. Nei prossimi giorni si capirà meglio significato e prospettive di questa elezione.
Governo a tempo di record secondo l’antica liturgia elettorale inglese: già ieri Re Carlo ha incaricato Keir Starmer, leader laburista, che ha preso possesso di Downing Street e varato il nuovo governo. Fra le personalità scelte spiccano la prima donna Cancelliera dello Scacchiere, ossia ministro del Tesoro, Rachel Reeves e il nuovo ministro degli Esteri David Lammy, nero di origine caraibica: un europeista convinto, che ha subito annunciato di voler stabilire nuove relazioni con il Continente. Aldo Cazzullo sul Corriere nota che la prima lezione che viene dall’Inghilterra è questa: nelle democrazie occidentali la sinistra vince se non è radicale ed estremista. Titolo del Manifesto che conferma il ragionamento: Ha fatto centro.
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