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Il fascino della guerra
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Il fascino della guerra

Papa Leone: "Non dobbiamo abituarci alla guerra". Trump: "Attacco o forse no". Ma le forze armate Usa si schierano. Meloni tenta la mediazione, Ue prudente. Per la maturità narcisismo dei commentatori

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Alessandro Banfi
giu 19, 2025
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«Il cuore della Chiesa è straziato per le grida che si levano dai luoghi di guerra, in particolare dall’Ucraina, dall’Iran, da Israele, da Gaza. Non dobbiamo abituarci alla guerra! Anzi, bisogna respingere come una tentazione il fascino degli armamenti potenti e sofisticati. In realtà, poiché nella guerra odierna “si fa uso di armi scientifiche di ogni genere, la sua atrocità minaccia di condurre i combattenti a una barbarie di gran lunga superiore a quella dei tempi passati” (Conc. Vat. II, Cost. past. Gaudium et spes, 79). Pertanto, in nome della dignità umana e del diritto internazionale, ripeto ai responsabili ciò che soleva dire Papa Francesco: la guerra è sempre una sconfitta! E con Pio XII: “Nulla è perduto con la pace. Tutto può esserlo con la guerra”». Parole oscurate dai giornali italiani quelle pronunciate ieri da papa Leone XIV durante l’udienza del mercoledì, con pochissime eccezioni. Eppure, sono parole vere che descrivono bene l’euforia bellicista di questi giorni, con le pagine dei quotidiani ricche di mappe, bombe, aerei militari… Sono parole da leggere e rileggere.

Donald Trump, il presidente Usa appare ancora incerto: gli Usa potrebbero attaccare l’Iran, ma anche no. «Potrei farlo, potrei non farlo. Voglio dire, nessuno sa cosa farò», ha detto testualmente. Secondo lui Teheran avrebbe una sola possibilità, la resa incondizionata. Ma nella realtà le mosse pratiche, militari, compresa quella per gli italiani pesantissima, di usare le varie basi aeree americane di Aviano, Ghedi, Sigonella sfruttando la posizione del nostro Paese come portaerei naturale per i bombardieri, sono già operative. Intanto l’Aiea conferma di non aver mai certificato che gli iraniani fossero vicini alla bomba nucleare. E la Ue chiarisce: «Non è nei nostri piani un cambio di regime a Teheran».

Ma in Usa festeggiano i neo-con che vedono realizzare ancora una volta la strategia dell’Iraq e dell’Afghanistan. Soprattutto in Israele Benjamin Netanyahu conferma di avere mille vite e capacità di rimontare dall’isolamento. Grazie alla guerra all’Iran, ha fatto dimenticare Gaza e il problema palestinese (da leggere Francesca Mannocchi sulla Stampa). Tragedia umanitaria che aveva messo nell’angolo Tel Aviv. Domenico Quirico sulla Stampa accusa il premier israeliano di “hybris” e scrive: «Ogni mattina la domanda è: cosa sta bombardando oggi Israele? Gaza, Damasco, Beirut, Sana'a, Tabriz, Qom, Teheran? E poi? Il linguaggio di Netanyahu è quello di un sedicente Mosè laico dotato di F-35: siamo padroni dei cieli... Allontanatevi, se volete evitare la distruzione… Abbiamo decapitato… Arrendetevi…. Sarete puniti come Saddam, eccetera. Già. Dove si ferma la cosiddetta sicurezza di Israele? Nessuna voce si leva all'interno di un Paese per ammonire: attenzione, da perseguitati non fatevi persecutori!».

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