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Il G7 chiede la de-escalation

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Documento finale dei Sette grandi firmato anche da Trump, che ha già lasciato il summit. Centrata la tv iraniana, Netanyahu vuole colpire Khamenei. A Gaza nuova strage per il pane

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Alessandro Banfi
giu 17, 2025
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Il G7 chiede la de-escalation
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Donald Trump ha già lasciato i lavori del G7 in Canada, non parteciperà alla seconda giornata. Ma ha dato il suo sì al documento finale redatto dai Sette grandi sulla guerra Iran-Israele. Il testo comune chiede una de-escalation e una tregua per Gaza, mentre ribadisce che “Israele ha il diritto di difendersi” e sentenzia che “l’Iran non potrà mai avere l'arma nucleare”. Prima di andarsene Trump ha incontrato la Meloni con cui ha avuto un faccia a faccia con a tema l’accordo sui dazi. Il suo assentarsi non è stato visto male dagli alleati europei che confidano in una fine della guerra. Anche se non si nasconde che l’insistenza americana su un possibile ruolo di Vladimir Putin nella trattativa sul Medio Oriente è stata accolta con grande scetticismo. Salta comunque l’incontro di The Donald con Vladimir Zelensky, atteso oggi al vertice.

Da parte sua Benjamin Netanyahu ha detto esplicitamente che l’uccisione della Guida Suprema iraniana Khamenei farebbe finire subito il conflitto e che Israele ha pieno dominio dei cieli. Ieri le immagini del TG iraniano interrotto in diretta dai missili israeliani che hanno colpito la sede della tv hanno fatto il giro del mondo. Il bombardamento a Teheran sul palazzo della tv di stato iraniana Irib è stato giustificato come un’operazione contro elementi infiltrati nella televisione di Stato. Per la propaganda iraniana i giornalisti sapevano dell’attacco ma hanno deciso di restare al lavoro.a

Shirin Ebadi, giurista e attivista iraniana, premio Nobel per la Pace del 2003, parla ad Avvenire dall’esilio londinese e invita i connazionali alla disobbedienza civile. «Solo così si può portare il regime a cadere», sostiene. Le bombe israeliane difficilmente possono mettere in crisi il regime, che anzi rischia di essere indirettamente rafforzato dalle morti dei civili e dagli attacchi alle città. Cose simili sul cambio di regime sono dette dallo scrittore iraniano Mohammad Tolouei intervistato a Madrid dal Manifesto. Dice l’intellettuale in esilio: «Israele ha una nomea talmente negativa nel Paese che nessun gruppo di opposizione osa scendere in piazza per sostenere questi attacchi. Israele non ha l’autorità morale né la credibilità politica per avviare un movimento sociale in Iran».

Ibrahim Faltas, Vicario della Custodia di Terra Santa, riprende nell’editoriale di oggi su Avvenire l’appello di papa Leone XIV a ragione e responsabilità. Scrive: «Il Santo Padre ha chiesto ad ogni Paese di sostenere la pace: è questo il primo impegno di chi ha responsabilità di governo. Seminare e far germogliare la pace ha bisogno che il rispetto della vita sia garantito continuamente dal controllo della comunità internazionale, da azioni diplomatiche costanti, da aiuti umanitari essenziali alla dignità umana. Rispetto e aiuto nel bisogno non sono mai abbastanza. Ora c’è bisogno “solo” di responsabilità e ragione».

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