Il Memorandum di Cartagine
Accordo firmato in Tunisia da Meloni, von der Leyen e Rutte. Obiettivo: fermare il flusso di migranti. Gli Usa frenano Kiev nella Nato ma offrono le bombe a grappolo. Addio a Bettazzi
Al terzo tentativo, nel terzo viaggio in poche settimane in Tunisia, Giorgia Meloni ha ottenuto un impegno concreto. Ieri nel palazzo di Cartagine, è stato firmato un Memorandum di intesa tra Ue e Tunisia. A firmarlo sono stati la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen, la nostra premier, il primo ministro Mark Rutte e il presidente tunisino Kais Saied. La cerimonia della firma del Memorandum si è conclusa con la stretta di mano, a quattro. L’accordo prevede un aiuto economico al Paese nordafricano, 105 milioni, che si impegna a frenare il flusso di migranti in partenza per le coste italiane. E altri 150 milioni per le casse vuote dello Stato tunisino. Resta sullo sfondo la lunga trattativa fra la Tunisia e il Fondo Monetario internazionale, che prosegue da molti mesi e che stenta ad arrivare alla sua conclusione. Il fatto è che Washington, in cambio di un vero risanamento finanziario del Paese, chiede una serie di riforme strutturali all’economia, che finora il presidente Kais Saied non ha voluto concedere. In ballo c’è di fatto la natura del regime del Paese nordafricano: se mai Saied cederà alle richieste del Fondo, sarà la sua stessa leadership ad essere messa in discussione. Ecco perché il Memorandum di Cartagine, pur importante, rischia di non risolvere affatto la questione. Proprio oggi molti giornali riportano una statistica sugli sbarchi dei profughi in Italia che non lascia dubbi. Dal primo gennaio fino a ieri, sulle coste italiane sono sbarcati oltre 75 mila migranti: 43 mila in più del 2022. Inquietante poi la polemica esplicita di Kais Saied contro le Ong che si occupano dei salvataggi in mare. Finiremo per fare della Tunisia una nuova Libia con lager e reclusioni di profughi? Il nuovo “piano Mattei” deve essere un’altra cosa. Appuntamento il prossimo 23 luglio a Roma.
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