Il naufragio della Romagna
Una regione in ginocchio: 9 morti, migliaia di sfollati, 21 corsi d'acqua esondati, 35 Comuni colpiti. Meloni dall'Alaska. Li Hui a Kiev. Comincia il G7 a Hiroshima. La Alekseievic al Salone di Torino
Una intera regione allagata, l’emergenza che blocca i collegamenti, migliaia di sfollati, una decina di vittime. Soprattutto più di venti corsi d’acqua esondati in 35 diversi Comuni. L’alluvione di maggio dell’Emilia Romagna coglie tutti impreparati e non perché non si sapesse delle possibili precipitazioni, ma perché è il territorio italiano che sembra incapace di reggere le sfide climatiche e gli nuovi scenari, provocati dal surriscaldamento del pianeta. Negli articoli e nei reportage dei giornali di stamattina si parla di argini troppo bassi, di casse di espansione mancanti o non entrate in funzione. Tuttavia sono le immagini dall’alto a non lasciare alcun dubbio: eventi di questo tipo si ripeteranno e il modo di vivere nel territorio sarà costretto a cambiare. È il messaggio violento, impetuoso e purtroppo mortale di queste ore. È patetica la caccia alle responsabilità (che sia il “Partito del Cemento” per Il Fatto o il Pd per Libero) in una regione italiana che sicuramente è la meglio amministrata da anni, anzitutto non per il colore politico delle sue giunte ma per la serietà e l’impegno del suo popolo, attivo e generoso. Basta vedere la reazione generosa e solidale degli emiliani e dei romagnoli: dalla mobilitazione dei giornali locali ai Vescovi della regione. Il fatto è che se l’Emilia Romagna è allagata e frana, l’Italia è in ginocchio. La bella Italia è fragile di fronte al cambiamento climatico e la sua politica del territorio va ripensata profondamente.
Se volete continuare a leggere, potete iscrivervi subito e SE NON SIETE GIÀ ABBONATI, cliccate su questo pulsante verde: