Il nuovo Patto con Biden
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È iniziato oggi il G7 in Cornovaglia. È un appuntamento importante, non solo perché è il primo vertice in presenza di questo livello, ma perché è il primo guidato dal nuovo Presidente americano Joe Biden. Ed è Biden che fa notizia con la sua linea “atlantica”, molto legata all’Europa, e allo stesso tempo molto più aggressiva nei confronti di Cina e Russia, rispetto al suo predecessore Trump. Delle prime notizie sul vertice colpiscono due argomenti di Biden che riguardano la pandemia: 1. Il forcing sull’origine del virus e la richiesta di un’indagine seria sul Laboratorio virologico di Wuhan. 2. La richiesta pressante ai 7 Grandi di aiutare la vaccinazione nei Paesi più poveri del mondo.
Sul primo punto, Biden fa i fatti, mentre Trump si era fermato alla propaganda e ad una propaganda poco credibile, che aveva dato l’impressione di un’accusa generica e quindi complottista. Lo ha spiegato benissimo in un’intervista a Le Figaro l’ex responsabile del Dipartimento di Stato Usa David Asher incaricato, a suo tempo, di indagare sui cinesi. E del resto la presidenza Trump, nei suoi quattro anni, non ha per niente incalzato la Cina, al di là delle provocazioni verbali e di facciata. Biden invece contesta, passo passo, la politica di Xi, non ha intenzione di sorvolare sui diritti umani, sui dazi e i commerci, sulle società Usa che operano in quel Paese. Anche la politica riguardo alla Russia ha un altro passo diplomatico. Per non parlare della posizione presa su Erdogan: il riconoscimento del genocidio armeno è un fatto epocale. Putin ed il suo alleato turco sono autocrati che Trump blandiva e con cui faceva accordi. Mentre si trovano oggi in conflitto con l’amministrazione Usa.
Quello di Biden è un cambio di paradigma. Nell’accelerazione sulla sospensione dei brevetti dei Big Pharma, come nella spinta per una tassa globale sui Big Tech, il nuovo Presidente Usa tende a mitigare la diseguaglianza mondiale, che è tanto lievitata negli ultimi quattro anni. Per noi europei, l’avvento di Biden è dunque una sfida. Basta vedere i colpi di frenata di Angela Merkel (su sospensione dei brevetti anti Covid, Cina e Russia). Del resto Merkel ha guidato la politica europea negli ultimi anni, politica che si era “ritagliata” una posizione di vantaggi nella geopolitica di Trump.
Per l’Italia e per Draghi c’è adesso l’opportunità di scrivere un capitolo nuovo nella collaborazione atlantica e nella lotta alle diseguaglianze globali e di chiedere all’Europa più coraggio e maggiore coesione con gli alleati. A cominciare dalla pandemia, fino alla tassazione delle multinazionali. Archiviando le tentazioni cinesi e “trumpiane” del nostro recente passato.
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