Il Papa delle grandi speranze
Le prime parole e i primi passi di Leone XIV. Il richiamo alla pace e al Concilio, l'omaggio a Francesco. Oggi il Regina Coeli. Migliora il clima su Ucraina, India e Pakistan. Spiraglio per Gaza?
I giornali del fine settimana sono ancora molto concentrati sull’elezione di Leone XIV. Cronisti e commentatori sono spinti dal desiderio di capire di più e di conoscere, ma anche di incasellare Robert Francis Prevost nei loro schemi: è di destra o di sinistra? (Titolo di oggi della Stampa) È buono o cattivo? Il popolo di Dio lo ama già e i suoi primi passi stanno creando grandi speranze. Nelle parole e nei gesti. Eccone alcuni di cui troverete riscontro nei giornali.
La prima parola è pace. Quella «pace disarmata e disarmante» del primo discorso dalla Loggia di San Pietro ricorda da vicino la famosa preghiera del priore di Tibherine Christian de Chergé: «Signore disarmali, disarmaci…». De Chergé è uno dei martiri d’Algeria che proprio l’8 maggio, giorno dell’elezione, la Chiesa ricordava. Il Corriere di sabato cita parole del priore: «Signore, disarmali dal loro odio, della loro sete di vendetta, disarmaci dal nostro senso di superiorità, dal nostro bisogno di aver sempre ragione… disarmami dal mio orgoglio». La seconda parola riguarda la funzione del Pontefice romano. Nella prima messa di ringraziamento coi Cardinali, Leone XIV ha detto che successore di Pietro deve «sparire perché rimanga Cristo, farsi piccolo perché Lui sia conosciuto e glorificato, spendersi fino in fondo perché a nessuno manchi l’opportunità di conoscerlo e amarlo». Ed è un dovere per «chiunque nella Chiesa eserciti un ministero di autorità». (Qui un bell’articolo di Lucio Brunelli per il Sussidiario). La terza parola, per così dire programmatica, è stata pronunciata ieri di fronte ai Cardinali e riguarda la sua missione di Leone: la bussola che il Papa vuole seguire nel suo pontificato è quella del Concilio Vaticano II ma l’obiettivo contenuto nella scelta del nome è puntare sulla dottrina sociale, rispondendo alla nuova rivoluzione industriale che è poi quella digitale, quella dell’intelligenza artificiale.
Il pomeriggio di ieri invece sono stati i gesti del Papa a colpire: la visita al santuario della Madre del Buon Consiglio, luogo agostiniano, a Genazzano (vedi Foto del Giorno) e, tornando in Vaticano, la sosta a sorpresa a Santa Maria Maggiore a rendere omaggio alla tomba di papa Francesco e al monumento di Maria Regina della pace, fatto erigere per la Prima Guerra mondiale da Benedetto XV.
Fra le tante interviste e commenti dei Cardinali, spiccano l’intervista di Pierbattista Pizzaballa al Corriere e l’editoriale di Matteo Zuppi su Avvenire di oggi, due ex candidati italiani. Si stanno ritirando a fatica (e comunque qui non li trovate) i soloni, cattolici e no, che ci hanno spiegato per giorni come doveva essere il papa e che oggi vorrebbero spiegare a Prevost come si guida la Chiesa. Il popolo di Dio, il “pueblo fiel” citato in spagnolo dal Papa, quel popolo che ha riempito la città di Roma in questi giorni correndo ad ascoltare Leone, amandolo profondamente senza conoscerlo, e che oggi sarà in piazza per il primo Regina Coeli, ha grandi speranze. Come ha insegnato Sant’Agostino: “Ama e fa ciò che vuoi”.
Se volete continuare a leggere, potete abbonarvi cliccando sul pulsante qui sotto: