Il Papa disarmato
Da stamattina omaggio a Papa Francesco in San Pietro. Nel fiume di parole si occulta la profezia della pace e la condanna del riarmo. Il ricordo di Brunelli. Lutto nazionale e funerali sabato 26
Nuovo diluvio di carta oggi su papa Francesco. È inevitabile per carità. Tuttavia fa riflettere la circostanza che la morte di un Pontefice provochi un’overdose informativa sui media, quando la morte di una persona cara (e Francesco lo è stato per milioni di persone) di solito evoca dolore, mestizia e silenzio. Il lutto, in altre parole, per stare su una polemica tutta italiana, dovrebbe portare sobrietà un po’ a tutti e non solo ai manifestanti del 25 aprile (che peraltro non è proprio il Carnevale di Rio). Ma tant’è. Proviamo qui ad offrire, come al solito, una selezione del tutto arbitraria di quanto pubblicato. Innanzitutto il calendario, fissato così: da stamattina omaggio alla salma in San Pietro, sabato i funerali, momento in cui inizieranno i nove giorni di lutto per la Chiesa, poi il Conclave (che potrebbe iniziare già il 5 maggio).
Vatican News (vedi Foto del Giorno) ha ricostruito le ultime ore del Pontefice, che si è spento senza soffrire e che prima di entrare in coma ha ringraziato per essere stato portato in piazza per l’ultimo contatto con i fedeli, tanto desiderato. Un ricordo semplice e profondo di una persona cara che se ne è andata è l’articolo, pubblicato dall’Osservatore Romano, di un vero amico di Bergoglio, Lucio Brunelli, stimato vaticanista del Sabato, di 30Giorni, poi del Tg2 e infine direttore di Tg2000. Lo trovate qui nella versione del suo Blog, aperto a tutti. Racconta Brunelli: «Un cristianesimo dell’attrattiva e dello stupore. Un cristianesimo della mendicanza. Di questo aveva bisogno la Chiesa, e soprattutto il mondo. Non di militanti imbronciati. Bergoglio non si trovava a suo agio con certi interpreti del pontificato di Benedetto XVI che riducevano la testimonianza cristiana a infinite guerre culturali. Ma verso Benedetto aveva stima sincera. lo aveva votato nel conclave del 2005. Nel gennaio 2013 gli inviai il link a un mio documentario su Ratzinger, un ritratto inedito in controtendenza con gli stereotipi del “pastore tedesco”. Gli piacque molto, proprio perché - scrisse - sottolineava “la sua carità e la sua mansuetudine”». (Lettera del 17-1-2013)».
Riccardo Maccioni sull’Avvenire di oggi ricorda il “Papa disarmato”. Nota come nel santino che è stato fatto dalle tivù (e noi aggiungiamo: anche dalle malignità e diffamazioni nei vari salotti alla Vespa) il Pontefice venga accuratamente occultato nella sua profezia di pace. Scrive Maccioni: «Mentre il mondo correva a riempire gli arsenali, un anziano pastore un giorno sì e l’altro pure denunciava gli esagerati guadagni che i commercianti d’armi ottengono dalle guerre». Verissimo. La tristezza è che anche in tanti ambienti cattolici si sono prodotti distinguo su questa materia. Molti, per interesse o per un equivoco, hanno indossato l’elmetto.
Massimo Cacciari, uno dei pochi intellettuali del nostro Paese, dice al proposito (interviste ad Avvenire e a La Stampa): Papa Francesco è stato «l’unico che ha avvisato i naviganti che si sta andando contro la scogliera. E adesso il venir meno anche di questa voce rende tutto più difficile. Più difficile avere ascolto, più difficile organizzare qualcosa, più difficile tutto. A meno che il suo successore non riprenda con altrettanta decisione le indicazioni, la prospettiva, le idee di papa Bergoglio. Ma questo chi può dirlo?».
Conforta che un fiero propugnatore della guerra e del riarmo come Antonio Polito sul Corriere oggi scriva: «Per noi cittadini, credenti o no, che abbiamo bisogno della Chiesa e del suo messaggio di fede in quanto laici, per tenere cioè in piedi le fondamenta etiche di società sempre più irriconoscibili e decadenti, la voce di Francesco è stata una benedizione. Ha gridato. Ha fatto scandalo. Ha smosso le coscienze. Anche quando non l’abbiamo ascoltata, o condivisa. La Chiesa deve darcene un’altra».
Certo i cardinali hanno un compito gravoso e già hanno cominciato a riunirsi nelle cosiddette Congregazioni che preparano il Conclave. I giornali hanno il problema di anticipare il nome del successore di Francesco, proponendo profili e biografie. Il Corriere dedica un’intera pagina al dilemma: il Papa tornerà ad essere italiano? I bookmaker inglesi danno per super favorito il cardinal Pietro Parolin, segretario di Stato uscente. Qui nella Versione non faremo pronostici sul successore di Pietro e non solo perché per un credente è peccato scommettere sul Conclave.
Molto amplificata dai quotidiani anche la questione legata al diritto di votare o meno da parte del cardinale Angelo Becciu, al quale il Papa subito dopo le dimissioni legate alle sue vicende giudiziarie, aveva tolto i diritti connessi al cardinalato. Ieri in una dichiarazione all’Unione Sarda, l’interessato ha detto: «Richiamandomi all’ultimo Concistoro, il Papa ha riconosciuto intatte le mie prerogative cardinalizie in quanto non vi è stata una volontà esplicita di estromettermi dal Conclave né la richiesta di una mia esplicita rinuncia per iscritto». Becciu è stato condannato, in primo grado, a cinque anni e sei mesi per corruzione e si è sempre proclamato innocente. In effetti i cardinali dovranno decidere se voterà o meno, teoricamente sarebbe così anche lui papabile. Il rischio, d’altra parte, è che la sua assenza potrebbe rendere non valida la seduta del Conclave, non essendoci un documento scritto lasciato da Francesco al proposito. Vedremo.
Un capitolo a parte sui giornali è quello del rapporto della Chiesa cattolica coi Grandi della Terra. Non solo perché anche per i funerali del Papa di sabato prossimo vale la vecchia regola dei cronisti che l’interesse sia centrato su chi ci sarà e chi non ci sarà. Ma perché, a parte l’Israele di Benjamin Netanyahu che nel suo cattivismo ha fatto cancellare i messaggi di cordoglio dei suoi, più o meno tutti i Paesi hanno reso omaggio alla memoria di Francesco. Poi diplomazia e affari internazionali, nel gioco degli interessi, non si lasciano sfuggire l’occasione. Par di capire infatti (semplifichiamo e i diplomatici ci perdonino) che Ursula von der Leyen voglia approfittare delle esequie del 26 a Roma per incontrare Donald Trump e parlare di dazi Europa-Usa, senza “passare” da Giorgia Meloni. Cosa che avrebbe indispettito Palazzo Chigi. A proposito, ieri il Consiglio dei ministri ha stabilito cinque giorni di lutto nazionale, festa del 25 Aprile compresa. Così le celebrazioni per l’Anniversario della Liberazione non sono state cancellate, ma saranno «sobrie».
Due segnalazioni dalle pagine culturali di Avvenire e de La Verità. Si tratta delle anticipazioni del libro inedito di don Luigi Giussani L’incontro che accende la speranza, che esce per la Libreria Editrice Vaticana. Dal brano anticipato da Avvenire, ecco un passaggio: «Dobbiamo ripetere le parole perché siano fatte nostre: la vita deve esser fatta nostra. La vita è di un Altro, ma deve esser fatta nostra: questo è il possesso e la libertà. Ci sarebbe umanità senza la passione per la verità – ditemelo –, senza l’ideale, senza il desiderio, la passione, il fascino della verità? Ci sarebbe l’uomo – l’uomo! –? No! E senza il fascino, il desiderio, la tensione alla pienezza, alla perfezione, al compimento o – nel suo riverbero psicologico – alla felicità, ci sarebbe l’uomo? No! Riempitele, se potete, queste parole! Non si può! Eppure, costituiscono la stoffa della nostra vita. Dobbiamo cercare – questa è l’amicizia – di aiutarci a mantenerci a questo livello di cose, altrimenti degradiamo e la nostra vita è senza senso e senza utilità. È questa la fatica della nostra compagnia».
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LA FOTO DEL GIORNO
L’immagine ritrae papa Francesco il giorno di Pasqua durante il giro di piazza San Pietro, subito dopo il messaggio Urbi et Orbi. Nella ricostruzione delle sue ultime ore offerta da Vatican news, c’è il ringraziamento all’assistente sanitario personale, Massimiliano Strappetti, per averlo incoraggiato a compiere l’ultimo giro in papamobile: “Grazie per avermi riportato in Piazza”. Le ultime ore sono state serene, il Papa è morto senza soffrire.
Foto: Vatican news
Vediamo i titoli sui giornali di oggi.
LE PRIME PAGINE
Ancora il Papa in primo piano. Per il Corriere della Sera: L’abbraccio a Francesco. Pensa già alle esequie di sabato Repubblica: Il mondo per Francesco. Sul Conclave è La Stampa: Dopo Francesco. Mentre Avvenire sta sull’addio dei fedeli che comincia in san Pietro stamattina: L’ultimo incontro. Il Messaggero sottolinea l’omaggio alla salma: Il corpo di Francesco. Il Domani tematizza i funerali: Tra amici, nemici e leader silenziosi. Il mondo e l’ultimo saluto al Papa. Stessa scelta del Manifesto che insiste sulla solitudine cui è stato lasciato ai grandi della Terra: Infedeli alla linea. Il Fatto si concentra sul “caso giudiziario” che riguarda Becciu: La pecora nera del conclave. Il Giornale inziga: Nuovo Papa, tutte le trame. Libero si riferisce alla Liberazione: Scoppia la rissa pure sul Papa morto. Mentre c’è un titolo “fascistino” e fuori luogo de La Verità: Il 25 aprile è lutto nazionale. Il Sole 24 Ore: Schiarita sui dazi, Borse in recupero.
ARTICOLI DI MERCOLEDÌ 23 APRILE
In un unico pdf tutte le citazioni che meritano:
Perché per un credente è peccato scommettere sul Conclave?
Molto bella tra l’altro la citazione di don Giussani