Il Papa insiste: ulivo a Zelensky
Zelensky dal Papa: sì solo alle iniziative umanitarie. Ma la diplomazia è in movimento. Show a Roma con Vespa. Oggi va a Berlino. Si vota in Turchia. Sulla natalità ampio il consenso dei politici
Nella coincidenza delle date, il 13 maggio è sì l’anniversario di Fatima (ne scrive Antonio Socci su Libero), ma è anche la ricorrenza dell’attentato a Giovanni Paolo II del 1981. Guerra e pace sono tornate ieri in San Pietro, con la visita del presidente ucraino nelle sacre stanze. Nello scambio dei doni (vedi La Foto del giorno) la sintesi simbolica dell’incontro: papa Francesco ha regalato un ramoscello d’ulivo, Zelensky parte di un giubbotto antiproiettile colpito dal nemico. Pace e guerra. Negli altri appuntamenti romani il presidente ucraino ha chiuso ogni possibilità ad un’azione diplomatica, celebrando l’imminente vittoria contro Mosca. Lasciando al Vaticano il solo spazio di un’azione umanitaria (interessante il retroscena di Nello Scavo su Avvenire, il che fa pensare che non si tratti per niente di attività secondarie). Ma saggiamente l’arcivescovo lituano Visvaldas Kulbokas, dal 2021 ambasciatore del Papa in Ucraina, ha detto al Corriere della Sera: «Nessuno può vincere una guerra. Che cosa significa “vincere”, quando ci sono decine di migliaia di morti? L’unica cosa che rimane è fermarla. Chi ha la possibilità di farlo, lo faccia subito». E infatti la diplomazia non si ferma. Vede in campo la Cina (non a caso Zelensky sarà a Berlino oggi e forse a Parigi, dove è appena stato il ministro degli Esteri cinese) ma non solo. La Stampa attribuisce, in un retroscena, a Giorgia Meloni l’intenzione di coinvolgere nell’opera di mediazione l’India di Narendra Modi, prospettiva a cui l’Italia lavora da tempo. Il resto fa parte della propaganda, inevitabile e forse necessaria. Comunque la pensiate, perfetta per il presidente-attore della martoriata Ucraina.
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