Il silenzio del Papa
Alle Palme è muto in piazza, parla solo di pace all'Angelus. Risuona invece la guerra in Ucraina: nuovi raid russi e quasi incidente con la Nato. Fame a Gaza. Salvini sovranista, Decaro nei guai
L’istantanea della Domenica delle Palme 2024 è questa: c’è Papa Francesco, che resta in silenzio in piazza San Pietro. Dritto in piedi ma senza parole, non sta bene. Ma alla fine della Messa vuole leggere lui l’Angelus in cui chiede la pace. Invece la guerra risuona. Risuona nel lutto nazionale russo dopo il terribile attentato alla Crocus, un dolore che il mondo ignora e decide di non condividere perché c’è di mezzo il Nemico. La guerra risuona in Ucraina con uno spaventoso raid di massa dei caccia bombardieri di Mosca. E squilla, anche se appena accennata in una sorta di prova generale, nell’incidente in Polonia dei 39 secondi di violazione russa dello spazio aereo Nato. Scrive Domenico Quirico con pessimismo sulla Stampa: «È come essere in una prigione, non c’è nulla come la vigilia di un conflitto che aiuti di più a sentire il mondo». Dice l’antropologa Catherine Hass a Mediapart: «La mia ipotesi è che le guerre oggi stanno distruggendo ogni pensiero politico, la possibilità stessa di sviluppare un pensiero politico. Questo spiega le impasse attuali». L’alternativa alla guerra non è la resa, è la politica.
Pasqua di sangue anche in Terra santa. Nello Del Gatto racconta: «Nella parrocchia cattolica di Gaza, si è celebrata la Domenica delle Palme, con un misto di disperazione e speranza. «Abbiamo fatto la processione con le palme, pregando per la pace, la fede è l'unica cosa che abbiamo – racconta suor Nabila Saleh – preghiamo perché si arrivi a un accordo che ponga fine a questa guerra e che permetta agli ostaggi israeliani di tornare dai loro cari». Parole simili a quelle usate nella meditazione del cardinal Pierbattista Pizzaballa proposta ai bolognesi e richiesta dal cardinal Matteo Zuppi e che potete sentire qui. Oggi il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant illustrerà agli americani i piani per l’invasione militare di Rafah, che anch’essa appare inevitabile.
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