In nome della Terra
La difesa comune dell'ambiente ricucirà un mondo lacerato? Parte pessimista la Cop28. Biden: Hamas vuole la guerra. Delmastro sarà processato. Migranti, la Ue ci condanna per i minori nei Centri
Riuscirà la diplomazia ambientale a ricucire, col dialogo multilaterale, un mondo che si presenta a Dubai profondamente lacerato e diviso? Alla Cop28, la Conferenza Onu sull’ambiente, che si apre oggi parteciperanno i rappresentanti di Paesi in guerra, come Volodymyr Zelensky per l’Ucraina, e non mancheranno i delegati di Israele e dell’Autorità Nazionale Palestinese. È vero: non ci saranno Joe Biden e Xi Jinping, e tuttavia proprio dal dialogo fra Usa e Cina vengono i pochi spiragli ottimistici che fanno sognare conclusioni positive al termine di questa Conferenza Onu. Francesco, che aveva voluto fortemente partecipare (sarebbe la prima volta di un Papa), è bloccato dai medici a Roma da un’infezione polmonare, che anche ieri non gli ha permesso di leggere la catechesi nell’udienza del mercoledì. Il suo discorso arriverà comunque alla Cop28 e non sarà certamente secondario, vista la determinazione espressa nella recente Laudate Deum. La prima difesa della terra e dell’ambiente è la pace e a nessuno sfugge che una mediazione positiva sugli impegni climatici dei vari Paesi potrebbe rimettere il mondo sui binari giusti della convivenza.
A proposito di pace, ieri c’è stata un’importante presa di posizione del presidente Joe Biden. Che ha scritto su X: «Continuare la guerra è dare ad Hamas ciò che vuole. Continuare sulla strada del terrore, della violenza, degli omicidi e della guerra significa dare a Hamas ciò che cerca. Non possiamo farlo. Hamas ha scatenato un attacco terroristico perché non teme altro che israeliani e palestinesi vivano fianco a fianco in pace». Sullo sfondo c’è tutto lo sforzo diplomatico degli Usa ad ottenere una tregua ad oltranza. La morte di Henry Kissinger, avvenuta nella notte, spinge a ricordare che i momenti migliori del governo americano del mondo sono sempre passati dal dialogo e dalla cooperazione internazionale.
I terroristi di Hamas hanno proposto uno scambio finale fra tutti gli ostaggi rapiti il 7 ottobre e i prigionieri palestinesi nelle carceri israeliane. Vedremo. Purtroppo il più piccolo dei rapiti da Hamas, Kfir, di 4 mesi, sarebbe morto, secondo quanto riferito da Hamas ieri alla stampa. Bello il racconto su Repubblica di Wlodek Goldkorn che ha parlato con le donne israeliane impegnate per la pace.
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