Inizia la tregua
Annunciata da Trump, scatta la tregua fra Iran e Israele. Missili fino all'ultimo. Oggi si riunisce la Nato. Meloni alle Camere: sì al negoziato, per usare le basi voto del Parlamento. Morto Pomodoro
Dalle 6 di stamattina, ora italiana, è cominciata la tregua tra Iran e Israele. Lo aveva annunciato sei ore prima il presidente usa Donald Trump. “Trump ha realizzato ciò che nessun altro presidente nella storia avrebbe mai potuto immaginare: l'annientamento del programma nucleare del regime iraniano e un cessate il fuoco senza precedenti tra Israele e Iran", ha scritto sui social la portavoce della Casa Bianca, Karoline Leavitt, dopo l’annuncio. Questo non ha impedito però prima gli israeliani di bombardare Teheran e poi agli iraniani di lanciare un missile che ha colpito nel sud di Israele, facendo tre morti, durante la notte, prima dell’inizio del cessate il fuoco. Poco fa l’agenzia di stampa iraniana Fars, vicina al governo di Teheran, ha comunque confermato che “dopo l'ultimo attacco missilistico il cessate il fuoco con Israele è iniziato alle 7:30 del mattino ora di Teheran” (le 6 ora italiana). Tregua dunque ottenuta da Trump dopo l’attacco iraniano alle basi americane in Qatar, attacco anch’esso annunciato e che ha avuto poche conseguenze.
I mercati (Hong Kong in grande rialzo, petrolio in forte calo) credono molto nella fine delle ostilità ma la fragilità della situazione è evidente. Se infatti l’amministrazione americana può dire di aver danneggiato sostanzialmente il progetto atomico iraniano, allo stesso tempo non c’è stato quel “regime change”, quella caduta degli ayatollah che ancora poche ore fa si auguravano i ministri più oltranzisti nella coalizione israeliana di estrema destra: «Proseguiremo fino alla caduta degli ayatollah». Il puzzle mediorientale non è affatto di facile composizione. Le conseguenze di dodici giorni di guerra (sempre che la tregua regga) fra Israele e Iran fanno intravvedere nuovi equilibri e nuovi rapporti di forza.
Scrive oggi Francesco Strazzari sul Manifesto: «È ben vero che Russia e Cina, al pari delle petromonarchie arabe, non interverranno in difesa dell’Iran, ma è anche vero che il sud del mondo mostra ogni giorno più insofferenza rispetto alla continua, sfrontata distruzione selettiva dei cardini tradizionali del diritto internazionale. Come ha sostenuto Bertrand Badie su Le Monde, guardando alle ambizioni di regime change in Iran non è possibile escludere l’ennesima riproposizione di uno scenario libico nel quale la capacità di bombardare si accompagna solo all’incapacità di costruire nient'altro che caos».
In Siria, dove un cambio di regime è avvenuto, domenica c’è stata una strage in una chiesa (vedi Foto del Giorno), ignorata da molti mass media. Ne scrivono oggi Asmae Dachan su Avvenire e Il Foglio. Due uomini dell’Isis hanno aperto il fuoco sulla gente riunita nella chiesa di Mar Elias a Dweila, nei sobborghi di Damasco, poi si sono fatti esplodere: trenta le vittime, decine i feriti.
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