Intrigo internazionale
L'Iran vuole l'ingegnere arrestato in cambio di Cecilia Sala. Gli Usa contro i domiciliari su cui decidono i giudici. Meloni fra spinte e controspinte riceve la madre della giornalista a Palazzo Chigi
Cecilia Sala è la vittima di uno scontro internazionale. La crisi diplomatica è piuttosto intricata per l’Italia. L’Iran si dice disposto a liberare la giornalista, arrestata per violazione della legge islamica, solo in cambio di Mohammad Abedini, l’ingegnere iraniano, esperto di droni e con un permesso permanente di soggiorno in Svizzera, arrestato il 16 dicembre a Malpensa su richiesta degli Stati Uniti. L’avvocato italiano di Abedini ha chiesto gli arresti domiciliari e presto i magistrati italiani dovranno prendere una decisione. La Procura Generale ha dato parere contrario alla concessione dei domiciliari. Ma sono soprattutto gli americani a essere ferocemente contrari ai domiciliari per l’ingegnere e hanno sfacciatamente ricordato i casi, anche non remoti, di fughe facilitate dagli imputati per cui era stata richiesta l’estradizione dagli Usa. Primo della lista il russo Artem Uss, che ha lasciato il nostro Paese nonostante il braccialetto elettronico. Nota Luigi Ferrarella sul Corriere: “In mezzo a spinte e controspinte restano i giudici della Corte d’Appello di Milano”, che dovranno decidere fra circa 10 giorni.
C’è un piano di cui parlano Stampa e Messaggero stamattina che prevede la concessione dei domiciliari all’iraniano e la contestuale detenzione domiciliare della Sala nell’Ambasciata italiana di Teheran. Il governo, protestando duramente con gli iraniani, ricorda allo stesso tempo agli americani che scambi ne sono avvenuti eccome. La cestista Usa Brittney Griner è stata rilasciata da una prigione russa in uno scambio di prigionieri con il trafficante di armi Viktor Bout, detenuto negli Stati Uniti.
Ieri (vedi Foto del Giorno) Giorgia Meloni ha ricevuto a Roma la madre di Cecilia Sala, rassicurandola sulle prossime mosse del governo. Oltre alla condivisione umanitaria, da “mamma”, c’è l’impegno a riportare a casa la nostra giornalista, la cui unica colpa sarebbe quella di fare la reporter. Non è accettabile che l’attività giornalistica sia un reato. Un’ultima osservazione: non c’è molto tempo. Forse politica e diplomazia dovrebbero evitare di delegare ai tempi della nostra giustizia la soluzione dell’intrigo.
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