La crisi dura un mese
Conte vede Draghi e mette un "piede fuori dal governo". Entro fine luglio la decisione definitiva. Iniziata la controffensiva ucraina, i russi barricati nella centrale nucleare. Ultime ore per Johnson
Ieri Giuseppe Conte, dopo aver incontrato per un’ora, faccia a faccia, Mario Draghi, ha detto: “Restiamo nell'esecutivo, ma serve discontinuità”. Sarebbe facile dire: ma se serve discontinuità, perché i 5 Stelle restano nel governo? E tuttavia la politica non è anzitutto logica, principio di non contraddizione. A volte l’arte della mediazione vuole che si tengano assieme gli opposti. “Conte per ora non strappa”, sintetizza il Corriere. La crisi per ora non c’è, ma non è archiviata. Anzi. Appare pronta per scattare ufficialmente con il voto al Senato sul decreto Aiuti alla fine del mese. Soprattutto non c’è un serio patto che rilanci l’azione della maggioranza e del governo (solo “un’intesa piccola piccola” dice Repubblica). E quindi, dal punto di vista di Palazzo Chigi, meglio tirare a campare che tirare le cuoia, come disse un veterano dei governi come Giulio Andreotti. Dal punto di vista dei 5 Stelle è invece un tormento continuo: torna in auge Alessandro Di Battista, che ha sempre criticato il “governo Horror” e che ieri ha scritto da Mosca. Lo stesso Conte dice al Fatto di Marco Travaglio (che ci fa il titolone d’apertura): “La nostra comunità sta con un piede fuori dal governo”. Un piedi fuori e l’altro dentro.
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