La liberazione di Damasco
Gioia popolare dopo la caduta di Assad. Ma anche incertezza su che cosa accadrà. Una via siriana all'Islam? Cristiani fiduciosi. Mossa europea: no all'asilo dei siriani. Disastro all'Eni di Calenzano
Gran parte della Versione di oggi è ancora dedicata alla Siria. I pochi racconti dal campo ci raccontano della gioia del popolo, ancora incredulo della caduta di un feroce regime che per 50 anni ha controllato il Paese col terrore. Molti i parenti che sperano di ritrovare in vita i loro cari, ufficialmente detenuti o anche semplicemente scomparsi. Scrive Antonio Pita su Repubblica: «In mezzo al traffico, c’è un misto di incertezza e gioia. Alcune auto circolano con la cosiddetta bandiera dell’indipendenza, con tre stelle, che ha già iniziato a sventolare ufficialmente. Il vessillo dei ribelli è stato persino collocato nell’ambasciata russa, grande alleata di al-Assad, insieme all’Iran, che è stato accolto a Mosca insieme alla sua famiglia per “motivi umanitari”». Difficile se non impossibile avere nostalgia degli Assad. Racconta Jaber Baker ex detenuto del carcere di Sednanya dal 2002 al 2004, autore di Syrian gulag: «Il carcere è stato usato per spezzare le comunità culturali e religiose che il regime considerava pericolose. Veniva arrestata non soltanto il sospettato di reati, ma anche i suoi familiari perché oppositori ‘potenziali’. Bastava la denuncia di un vicino per assicurarti dieci anni di detenzione e torture. I più colpiti sono stati i membri delle comunità salafite, i Fratelli musulmani e le minoranze etniche e culturali del Paese».
Se volete continuare a leggere, potete iscrivervi subito e SE NON SIETE GIÀ ABBONATI, cliccate su questo pulsante verde: