La pace prima dell'Apocalisse

Il New York Times: sono stati gli ucraini a sabotare il ponte in Crimea. Il dilemma di Washington che non vuole punire Kiev ma spinge per la trattativa. Settimana decisiva per la Ue e per la Meloni

L’Apocalisse è vicina, forse allora anche la pace viene di nuovo considerata come una opzione. Il clima è decisamente cambiato. Il New York Times sostiene che sono stati i servizi di intelligence ucraini ad orchestrare l’esplosione al ponte di Kerch in Crimea. Lo fa citando un funzionario di Kiev. Ufficialmente per l’esplosione sul ponte il governo ucraino aveva suggerito una «pista russa». Il consigliere del capo dell'ufficio del presidente Mikhail Podolyak aveva detto di valutare l’evento come «una manifestazione del conflitto» tra le forze di sicurezza russe, in particolare «tra l'FSB da un lato e il Ministero della Difesa/Stato maggiore della Federazione Russa dall'altro». È stato smentito dagli Usa. Già la scorsa settimana la stampa americana aveva rivelato che l’attentato a Daria Dugina era stato in realtà opera degli 007 ucraini. La sensazione è che Washington mandi segnali a Kiev, spingendo ora per una trattativa, dopo che il presidente Joe Biden aveva denunciato i rischi di un’ “Armageddon nucleare”. Vladimir Putin riunisce oggi i rappresentanti del Consiglio di sicurezza, il tema della riunione, preannunciato dalla Ria Novosti, sarebbe proprio l’attentato al ponte.  Intanto un raid russo sui civili di Zaporizhzhia che provoca una strage ha il sapore della vendetta di Putin.  Commenta con grande lucidità Domenico Quirico: «È nel momento in cui più si avvicina il baratro, irrimediabile, talmente profondo che non riusciamo nemmeno a misurarlo, così profondo da non avere eco, che la pace diventa possibile. Sì: non necessaria, possibile».

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