La Spagna e la fase due di Meloni
I risultati del voto a Madrid mettono in crisi l'alleanza popolari-destra. Per Giorgia Meloni si apre una nuova prospettiva? Guterres (Onu) chiede a Mosca di non fermare il grano. Incendi e grandine
La Spagna è un rebus. Perché la vittoria dei Popolari e la contemporanea battuta d’arresto di Vox, con una tenuta dei socialisti non fanno prevedere grandi sbocchi possibili di governo a Madrid. E tuttavia il segnale in Europa è molto importante perché sembra indicare una contro tendenza rispetto a quello che appariva come un esito obbligato. In chiave italiana, il paradosso è che Giorgia Meloni mentre ottiene riconoscimenti crescenti a livello europeo ed internazionale, con il Memorandum di Cartagine e il Processo Roma, giovedì sarà a Washington da Biden, deve fare i conti con un appesantimento della strategia di convergenza con i popolari, che era il suo orizzonte in vista delle elezioni europee dell’anno prossimo. Il sovranismo, segnala Augusto Minzolini dall’editoriale del Giornale, è in difficoltà. Scrive stamattina il direttore: “I tempi in cui l'euroscetticismo, il radicalismo di destra, il sovranismo esasperato esercitavano appeal sono sempre più lontani”. Allo stesso tempo il recente attivismo della premier sembrano andare in qualche modo nella stessa direzione: quella di un’evoluzione dal vecchio sovranismo. Avvenire stamattina parla di “seconda fase” di Giorgia Meloni, sottolineando le sue parole anche al vertice sulla fame nel mondo, iniziato alla Fao, quando afferma che l'obiettivo del suo governo è impostare «un modello di cooperazione non predatorio» con i Paesi africani, assicurando «diritto a non dover emigrare». È vero: restano molto critiche le posizioni delle Ong che si occupano sul campo dei migranti. Propongono una contro-narrazione della Conferenza di domenica e tornano a lanciare l’allarme sui diritti umani. Il rischio è barattare aiuti e finanziamenti con semplici operazioni di repressione poliziesca o navale dei flussi di uscita dai Paesi.
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