La Trump tregua
The Donald usa parolacce e riporta alla ragione Israele e Iran. Per ora il cessate il fuoco regge. A Gaza carneficina. Vertice Nato: sì al 5% di Pil in armi. Meloni acconsente. Aveline su De Foucauld
La Trump Tregua regge. La frase che ancora oggi campeggia nei titoli è quella con la parolaccia, they don't know what the fuck they're doing, «non sanno che cosa c… stanno facendo», riferita al comportamento di Israele e Iran. Infatti, ieri mattina prima gli israeliani e poi gli iraniani, come già detto nella Versione di 24 ore fa, hanno colpito il nemico con raid e missili, nell’immediata vigilia del cessate il fuoco. Il presidente Usa si è arrabbiato molto e ha ricondotto Netanyahu e Khamenei all’osservanza della tregua. Che poi di ora in ora si è consolidata. All’alba di stamattina è arrivata la conferma che i mercati ci credono (per ora in Asia) e già si valutano nelle cancellerie le conseguenze diplomatiche della fine della guerra.
Prima considerazione: Trump non ha ceduto alle sirene neo-con, così forti anche in questa Amministrazione, che avrebbero voluto la guerra ad oltranza fino alla caduta del regime degli ayatollah, sul disastroso modello del passato. Seconda considerazione: la tregua e la fine della guerra dei dodici giorni spingono ad un negoziato anche Israele, che non può ora ignorare una trattativa sul futuro dei palestinesi. Fra l’altro il governo non ha più il consenso, secondo gli ultimi sondaggi. Se si votasse oggi, avrebbe infatti perso la maggioranza politica nella Knesset. Terza considerazione: gli Usa escono obiettivamente rafforzati (non solo per gli elogi di Benjamin Netanyahu nei confronti di The Donald, anche esagerati), nonostante lo stile confuso e spesso imprevedibile del presidente. Certo è una tregua resa fragile da protagonisti non molto affidabili.
Dicevamo di Gaza. Il cardinal Pierbattista Pizzaballa, patriarca dei Latini a Gerusalemme, parla oggi con Repubblica e dice: «Il cessate il fuoco è importante perché evita che le tensioni si espandano a tutta la regione, ma la pace richiederà tempi lunghi e sarà molto difficile. E comunque ogni speranza di pace sarà fragile e instabile finché non si affronterà la questione palestinese». Ieri Leone XIV ha nominato il nuovo Custode di Terrasanta: è Padre Francesco Ielpo, dell’ordine dei frati minori. C’è una sua prima intervista su Avvenire. A Gaza, secondo il reportage del Manifesto, la situazione è disperata. «Con l’aggravarsi della fame, la gente non aspetta più che i camion passino in sicurezza. Si precipitano nel momento in cui appaiono, alla disperata ricerca di tutto ciò che possono ottenere, prima che le scorte svaniscano. Decine di migliaia di persone si riuniscono ai punti di distribuzione, a volte con giorni di anticipo, e molti tornano a casa a mani vuote. In molti casi, le truppe israeliane hanno aperto il fuoco sulle masse uccidendo decine di persone».
Ieri poi la ribalta internazionale si è spostata in Olanda, dove è in corso il vertice Nato (vedi Foto del Giorno). Il segretario generale della Nato Mark Rutte ha scritto un messaggio a Trump pieno di elogi per il successo in Medio Oriente e perché l’Europa destinerà il 5 per cento del Pil alla difesa: «Ha fatto qualcosa che nessun presidente americano è riuscito a fare». E The Donald lo ha pubblicato. Oggi al vertice si parlerà del 5 per cento del Pil di ogni Paese da destinare alla difesa. Trump non firmerà la dichiarazione finale del vertice se ci saranno riferimenti all’aggressione russa ma incontrerà il presidente ucraino Volodymyr Zelensky che solo formalmente non è entrato nella Nato, ma politicamente ha una grande influenza sull’alleanza. Al vertice Giorgia Meloni ieri ha difeso l’aumento della spesa per la difesa.
La Spagna però non parteciperà al riarmo, dimostrando che se gli Usa allentano i finanziamenti, i singoli Stati hanno più margine per decidere. Carlo Cottarelli (non un pericoloso pacifista) firma un commento chiarissimo sul Corriere a proposito del disastro finanziario che provocherà l’aumento delle spese militari italiane imposte al nostro Paese. Aumento che la stragrande maggioranza degli italiani disapprova profondamente. E tuttavia anche il Pd sembra schierato con il riarmo deciso a livello europeo, lasciando ai soli 5 Stelle tutto lo spazio dell’opposizione (ieri Giuseppe Conte ha raccolto 15 partiti e movimenti da 11 Paesi europei sul no al riarmo).
È morto a 78 anni l’attore caratterista Alvaro Vitali, icona felliniana, poi diventato il “Pierino” dei film popolari. Da leggere sulla pagina culturale di Avvenire l’anticipazione di un libro del cardinal Jean-Marc Aveline, arcivescovo di Marsiglia, sulla figura di Charles De Foucauld Le conversioni di un’anima da oggi in libreria per i tipi della LEV.
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LA FOTO DEL GIORNO
L’immagine ritrae il presidente degli Stati Uniti Donald Trump all’arrivo nei Paesi Bassi, dove ieri è iniziato il vertice Nato. Trump era seduto alla cena dei leader della Nato presso il Palazzo Reale di L'Aja accanto alla nostra premier Giorgia Meloni, con la quale ha avuto un lungo colloquio.
Foto: ANSA/AFP
Vediamo i titoli sui giornali di oggi.
LE PRIME PAGINE
Imposta o fragile che sia, c’è la tregua voluta da Trump. I titoli dei quotidiani sono quasi solo su questo. Il Corriere della Sera apre la rassegna: Israele e Iran: «Guerra finita». Oggettiva La Repubblica: Israele e Iran, la tregua regge. La Stampa sottolinea la sottomissione di Rutte: Armi, l’Ue si inchina a Trump. Per Avvenire Trump è prepotente: La tregua imposta. Per Il Messaggero non c’è da farsi illusioni: Teheran, tregua fragile. Invece Il Giornale pare contento, quasi quanto per le bombe di domenica: La guerra è finita. Il Quotidiano Nazionale è prudente: Iran-Israele, prove di tregua. Finita la guerra dei 12 giorni. Il Fatto vuole stabilire chi ha vinto: La guerra è già finita e l’ha persa Netanyahu. Per ora. Dietrologa in senso letterale La Verità: Patto tra Trump e Putin dietro la tregua dell’Iran. Il Domani è didascalico: Iran-Israele, la tregua regge. Trump: «Ho fermato la guerra». Su Gaza si concentra ancora il Manifesto: Pane e piombo. Libero dà una notizia essenziale: Militanti in fuga da Elly. Addio festa dell’Unità. Il Sole 24 Ore avverte chi si è messo d’accordo col fisco: Concordato, stretta sui controlli.
ARTICOLI DI MERCOLEDÌ 25 GIUGNO
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