La vergogna di non vedere l’altro
Lettera di papa Francesco 10 anni dopo la strage dei migranti a Lampedusa. Bombe a grappolo Usa date agli ucraini. Erdogan tratta. Scontro Meloni-giudici. Nasce Jusur, rivista del dialogo
Dieci anni dopo la strage di Lampedusa, la situazione non è cambiata molto. Semmai è peggiorata. Il grido degli ultimi della terra, dei migranti, il grido che papa Francesco fa suo, arriva attraverso una lettera scritta all’Arcivescovo di Agrigento. Un appello all’umanità quasi del tutto inascoltato che ricorda la «morte di innocenti, principalmente bambini, in cerca di una esistenza più serena, lontano da guerre e violenze, è un grido doloroso e assordante che non può lasciarci indifferenti. È la vergogna di una società che non sa più piangere e compatire l’altro». Nello Scavo di Avvenire ha intervistato Salvatore Vella, che guida la Procura di Agrigento, che dice: «Non abbiamo elementi per poter affermare se vi è un accordo diretto tra trafficanti libici e tunisini. Quello che sappiamo per certo, attraverso le numerose testimonianze che raccogliamo, è che tanti hanno deciso di raggiungere la Tunisia perché considerata meno pericolosa per i migranti rispetto alla Libia. Ma allo stato non possiamo escludere che questi “passaggi” da un Paese all’altro siano frutto anche di una joint-venture tra gruppi criminali nei due Paesi».
Intanto le cronache dalla Tunisia sono drammatiche: la caccia al migrante continua. Mentre il nodo della gestione politica europea delle migrazioni diventa il pretesto per le dimissioni del premier olandese Mark Rutte e fra Polonia e Ungheria torna il dramma dei respinti nella foresta. La propaganda della Fortezza Europa viene usata cinicamente dai potenti di turno. Poi, nella realtà, le cose stanno diversamente. In Italia le ultime statistiche dell’Istat sono chiarissime: senza un arrivo massiccio di lavoratori stranieri, la nostra economia scomparirà. Non per niente, scrive Karima Moual sulla Stampa di sabato, «il governo Meloni apre al più importante decreto flussi per far largo all’arrivo di nuovi immigrati. Quasi 500 mila in tre anni, e con un ventaglio più ricco di mansioni da coprire. Sempre più badanti ma frontiere aperte anche per idraulici, elettricisti, autisti».
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