L'assedio di Rafah
Fuggono in 300mila dal confine con l'Egitto ma forse Sinwar è altrove. Imbarazzo per l'uso delle armi americane. Il Papa: "La guerra è un inganno". Scontro Tajani-Giorgetti. Auguri alle mamme
È passata quasi una settimana dalla chiusura del valico di Rafah e la situazione nella Striscia di Gaza appare drammatica. Non arriva più nessun aiuto alimentare e si sa solo che circa 300mila palestinesi hanno già lasciato Rafah, la città sul confine con l’Egitto che sarebbe ormai accerchiata dai carri armati israeliani. L’allontanamento dei civili, iniziato lunedì scorso, dovrebbe essere la premessa all’offensiva militare di terra dell’esercito israeliano. L’obiettivo è stanare gli ultimi battaglioni di Hamas e uccidere Yahya Sinwar, il numero uno a Gaza, ritenuto responsabile con il leader militare Mohammed Deif del massacro del 7 ottobre in cui furono uccise 1.200 persone in Israele e ne furono rapite 250. Ma ieri “Times of Israel” ha scritto, riportando fonti dell’intelligence israeliana, che Sinwar potrebbe essere ancora nei labirintici tunnel di Khan Yunis. Ieri Hamas ha crudelmente diffuso il video di un ostaggio, e poco dopo ha comunicato che era morto in un bombardamento dell’esercito di Tel Aviv.
Intanto negli Usa c’è un rapporto del Dipartimento di Stato che imbarazza la Casa Bianca. Secondo alcune evidenze raccolte, l’esercito israeliano starebbe usando armi americane violando il “diritto internazionale”. Joe Biden ha ripetuto tutta la sua contrarietà all’invasione di Rafah.
Ieri papa Francesco, in due distinti appuntamenti, uno con i Nobel per la Pace riuniti a Roma, l’altro con i bambini nell’ambito del convegno Be Human, è tornato a pronunciarsi fermamente contro la guerra. «La guerra è un inganno, una sconfitta, sempre, così come l’idea di una sicurezza internazionale basata sul deterrente della paura. Per garantire una pace duratura – ha detto il Papa – occorre tornare a riconoscersi nella comune umanità e a porre al centro della vita dei popoli la fraternità».
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