L'attacco a Gaza
Che cosa faranno le forze israeliane? Ci sarà distinzione fra civili e terroristi di Hamas? Verranno aperti dei corridoi veri per uscire dalla Striscia? Il mondo col fiato sospeso. Appello di Parolin
La domanda di queste ore è quella che inquieta le diplomazie di mezzo mondo e che ben sintetizza Daniele Raineri per Repubblica. Che cosa faranno le forze armate di Gerusalemme a 8 giorni dal massacro dei terroristi di Hamas, che ha causato 1300 vittime israeliane? “Prenderanno il controllo di tutti e quaranta i chilometri di lunghezza fino all’Egitto? Quanto tempo pensano di metterci e quante perdite? E poi che cosa faranno con la Striscia?”. Il veterano dei commentatori occidentali, editarialista del New York Times, Tom Friedman dice oggi al Corriere a proposito di Gaza: “Dico agli israeliani, prima di entrarci, mostratemi il piano. Altrimenti state attenti: non entrate a Gaza prima di avere una idea chiara e precisa di come ne uscirete”.
Nei giorni scorsi Tony Blinken, Segretario di Stato americano, aveva posto la medesima questione al premier israeliano, cruciale per le democrazie occidentali: il “come” reagire. È la stessa posizione ribadita ieri da Pietro Parolin, Segretario di stato vaticano, mentre assicurava che la Santa Sede “continuerà a riconoscere solo lo Stato di Palestina e le sue autorità come i rappresentanti delle legittime aspirazioni del popolo palestinese”. Nessun riconoscimento ad Hamas.
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