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Le bombe e la democrazia
La Versione del Venerdì, un commento alle cinque della sera per 10alle5 Quotidiana https://www.10alle5quotidiano.info/
La catastrofe di Kabul non è solo un fallimento politico militare. È la sconfitta di un modo di risolvere i conflitti e le controversie internazionali. Questa mattina L’Economist, in Italia il Corriere della Sera, ha pubblicato un saggio di Henry Kissinger, a lungo vero ispiratore della politica estera statunitense ed espertissimo analista. Kissinger ha affrontato da par suo il tema, spiegando come ad un certo punto la missione militare occidentale in Afghanistan avesse perso di vista l’obiettivo. Si volevano “sterminare i talebani”? Forse sì ma la guerra americana non poteva arrivare al livello bellico necessario a quello scopo, ammette con una punta di cinismo Kissinger. È una questione diventata drammatica e di stringente contraddizione per la più grande democrazia del mondo.
Ma è una domanda anche su di noi, italiani ed europei. Perché abbiamo aderito ad un guerra che nel tempo è sempre stato meno “giusta”? Perché perdere 54 militari, spendere 20 miliardi in 17 anni per finanziare una missione, di cui si era perso il senso? Non tutti eravamo d’accordo. Bombardare non ha portato mai la democrazia. La tesi della legittima difesa dopo l’11 settembre oggi appare sepolta dagli errori e dalle bugie di questi anni. Chi si ricorda della provetta falsa di Colin Powell all’Onu?
L’America è sempre stata la terra della libertà. Nella sua migliore tradizione, ha sempre difeso questo principio, nell’esercitare la sua leadership sulla terra, dopo l’ingresso a fianco della Gran Bretagna e della Russia sovietica nella guerra ad Adolf Hitler. Oggi cede. Tratta coi talebani un ritiro che sta generando conseguenze terribili di morte e di distruzione. È vero, ha cominciato a farlo col più pericoloso e isolazionista Presidente della sua storia: il populista Donald Trump. Ma non sembra, ad oggi, che Joe Biden sia riuscito ad invertire la tendenza su questo terreno.
Ci eravamo immaginati in un altro modo il declino dell’Impero americano. Per certi versi fatale e inevitabile. Gli americani invece rischiano di lasciare il potere globale alla Cina: la Nazione del controllo digitale sociale, della dittatura capillare, del profitto e della disuguaglianza senza libera intrapresa. Gli Usa cedono la leadership senza essere riusciti a far vincere libertà e democrazia. Anzi, rinunciando in qualche modo a quei principi, in nome di una sopravvivenza che non potrà durare a lungo.
PS Ci vediamo domenica sera per la Versione della Sera, consueto punto sui giornali dell’ultimo fine settimana di agosto. Auguri domani agli Agostino (oggi alle Monica!).