Le critiche di Francia e Spagna
I Paesi Ue più vicini ci attaccano su lavoro e migranti. Meloni: "Polemica ad uso interno". Contrattacco ucraino a Bakhmut. Missione "riservata" del Vaticano. Studenti accampati per gli affitti
“Francia o Spagna, purché se lagna”. Con la elle invece che con la emme, parafrasando il detto proto-qualunquista attribuito a Francesco Guicciardini (“Francia o Spagna, purché se magna”). Perché ieri l’Italia di Giorgia Meloni è finita sotto il fuoco incrociato di francesi, e non è una novità, ai quali però questa volta si sono aggiunti gli spagnoli. Stéphane Séjourné, segretario generale di Renaissance, il partito del presidente francese Emmanuel Macron, ha accusato la premier Giorgia Meloni di fare una politica “ingiusta, disumana e inefficace” sulla gestione dei migranti. Yolanda Díaz, vicepremier e ministra del Lavoro spagnola, ha attaccato l'ultimo decreto del governo italiano, dicendo che penalizza i lavoratori e favorisce i contratti spazzatura. La premier, che è stata in visita a Praga dove ha incontrato Petr Fiala, non ha voluto polemizzare direttamente, ipotizzando che l’Italia venga usata nello scontro interno di quei Paesi. Allo stesso tempo ha incassato una convergenza col premier ceco sul tema migranti. Ovvio che i prossimi mesi (si vota in Grecia fra dieci giorni, a dicembre in Spagna e poi ci saranno le Europee) saranno segnati da uno scontro sostanziale. La posta in gioco è quella della leadership continentale, cui puntano i conservatori, di cui Meloni è una leader fra i più in vista. Ci sono però alcune materie, come il Mes, meccanismo di salvataggio delle banche che non può partire fino a che non l’approviamo, che mettono l’Italia in cattiva luce in Europa, senza che ci sia una vera necessità sostanziale. Se non la propaganda.
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