L'Europa brucia a Parigi
I minorenni delle banlieue mettono sotto scacco la Francia. L'Europa non ha un modello se non quello sovranista. Zuppi riferisce al Papa. La Cia consiglia Kiev sulla pace. D'Urso via dal video
La Francia brucia. Le dimensioni della protesta di piazza continuano a crescere. Con i disordini, gli incendi, gli scontri, gli arresti. Il governo di Parigi ha scelto la linea dura, mobilitando 45 mila poliziotti ma è difficile dire se la strada della repressione poliziesca potrà davvero riportare la calma. I minorenni delle banlieue sono i protagonisti della rivolta, nata dopo l’uccisione del 17enne Nahel ad un posto di blocco di polizia. Ha ragione Domenico Quirico sulla Stampa: sembra la rivolta del 2005 e ci si chiede che cosa davvero la Francia abbia fatto in tutti questi anni per l’enorme pezzo di società che non è integrato. La violenza nasce dalla segregazione di fatto, dalla coscienza che non c’è un ascensore sociale possibile per intere generazioni. L’Islam non c’entra, spiega lo studioso Olivier Roy, che anzi sottolinea come gli imam nelle moschee invochino la pacificazione ma che siano poco ascoltati. Il presidente francese Emanuel Macron ha dovuto lasciare il Consiglio europeo di Bruxelles per l’emergenza divampata nel suo Paese. La circostanza è simbolica: l’Europa è fragilissima e spaccata non solo di fronte alla migrazione in sé (come la cronaca del Consiglio ci racconta).
Più in generale l’Occidente e l’Europa non hanno oggi un modello di accoglienza e di integrazione efficace e culturalmente degno. Un modello che non sia quello neocoloniale all’inglese (deportazione in Ruanda) o quello ferocemente basato sulla “laicitè”, che chiede a chi arriva la cancellazione delle proprie tradizioni culturali. L’ultima ricetta, che probabilmente vincerà le elezioni nel 2024, è quella sovranista dei muri e dei rimpatri forzati. Una ricetta che stride e contrasta storia e cultura dell’Europa unita.
Nei roghi di Parigi passa tutto questo: un mondo sviluppato che è andato in tilt nel suo rapporto col Sud Globale. Con i nuovi poveri, che pure vorrebbero partecipare al benessere e allo sviluppo delle democrazie europee, che rischiano la vita nella speranza di migliorarla.
Se volete continuare a leggere, potete iscrivervi subito e SE NON SIETE GIÀ ABBONATI, cliccate su questo pulsante verde: